Family Day alle urne, tra divisioni e speranze
Il 4 marzo anche il Family Day andrà alle urne. Due tattiche per raggiungere i medesimi obiettivi si confrontano. Da un lato il Popolo della Famiglia, dall'altro il Comitato Difendiamo i Nostri Figli. Buone ragioni per entrambi e grandi debolezze per una divisione già decisiva.
Caro Direttore
in mezzo al frastuono della competizione elettorale si sta svolgendo uno scontro minore dal punto di vista quantitativo ma che mi sta molto a cuore. Chi come me frequenta Facebook solo per partecipare alla resistenza dal basso contro gli attacchi alla vita, alla famiglia e alla libertà di opinione, quella resistenza che si è manifestata nelle grandi giornate di Piazza San Giovanni in Laterano e del Circo massimo, non può non accorgersi con sgomento che una grande frattura divide la gente dei Family Day.
Due tattiche per raggiungere i medesimi obiettivi si confrontano. Da un lato il Popolo della Famiglia, un partito nato poco dopo la manifestazione del Circo Massimo, che sta cercando di presentarsi con liste in tutti i collegi per correre da solo. L'obiettivo è superare la soglia del 3% ed entrare in Parlamento con un gruppo autonomo che, sia pure minoritario, sia determinante per formare una qualsiasi maggioranza.
La promessa del PDF è di mettere a disposizione il suo voto solo per disegni di legge che siano orientati alla famiglia come cardine della società italiana (semplifico un po', ma il riferimento è la dottrina sociale cattolica) e di sostenere maggioranze che escludano dal loro programma di governo qualsiasi attacco legislativo a vita, famiglia e libertà di opinione. E se possibile che mettano in cantiere lo smantellamento in tutto o in parte di legislazioni ingiuste come quella abortista, o le recenti leggi che hanno di fatto introdotto in Italia il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l'eutanasia. Correre da soli, senza chiedere "spazi" a nessuno, candidando persone che vengono dalla vera società civile, quella delle famiglie che ancora tengono insieme il nostro paese, sono le garanzie di credibilità che il PDF offre ai suoi potenziali elettori.
La seconda tattica, che ha recentemente ribadito Massimo Gandolfini per il Comitato Difendiamo i Nostri Figli, si pone l'obiettivo di usare la forza elettorale plasticamente rappresentata dalle due grandi piazze a favore della famiglia per mettere sotto pressione l'unica coalizione che non si pone programmaticamente contro tutto ciò che a quelle piazze sta a cuore, e cioè il centrodestra.
Il comitato cerca di ottenere candidature credibili, le persone che nell'ultima legislatura hanno lottato con coraggio sia pure in minoranza, per tentare di arrestare o almeno rallentare la deriva legislativa che purtroppo si è realizzata con la Cirinnà e le DAT (e che promette di continuare nella prossima Legislatura) oppure candidati competenti e non compromessi con la politica politicante, che vengono dal mondo pro life e pro family. Il Comitato ha chiesto inoltre a tutti i candidati del centrodestra di sottoscrivere un pubblico impegno di non aggressione a vita, famiglia e libertà di opinione, allo scopo di orientare gli elettori nel voto per i collegi uninominali. L'obiettivo è quello di determinare nella coalizione che, allo stato attuale, ha le maggiori probabilità di risultare la più forte, un orientamento che almeno non sia aggressivo verso i principi non negoziabili.
Entrambe le strategie hanno a mio giudizio buone ragioni e grandi debolezze. Riuscire a entrare in Parlamento con una forza autonoma darebbe al PDF sicuramente una grande capacità di rappresentanza dei principi che ci sono cari in quello che, stando ai sondaggi, si annuncia un Parlamento al limite dell'ingovernabilità. Dopo l'esperienza delle ultime legislature, dove le coalizioni si sono più volte spaccate e ricomposte trasversalmente per far passare leggi ingiuste, una forza pro family indipendente dalle coalizioni e determinante per la sopravvivenza dei governi sembra in teoria l'opzione migliore. Purtroppo il superamento della soglia di sbarramento sembra un'impresa veramente difficile. Per questo chi sceglierà questa opzione lo farà con la consapevolezza di correre il rischio concreto di vedere non rappresentato il suo voto.
Anche il tentativo condizionare il centrodestra sembra avere dalla sua buoni argomenti: la coalizione si avvia ad avere la maggioranza, quanto meno relativa, e al suo interno ci sono partiti che sui temi cari ai pro-family, hanno preso impegni importanti, con esponenti che non hanno paura di sottoscrivere gli impegni che il Comitato Difendiamo i Nostri Figli gli proporrà. La principale debolezza di questa strategia sta però nella spaventosa disomogeneità del centrodestra, che pur di vincere sta imbarcando raggruppamenti e persone di tutti i generi, purchè portino anche solo pochi voti. Se, come è probabile, nessuno schieramento potrà governare da solo sembra inevitabile che il centrodestra perda rapidamente di coesione di fronte a possibili alleanze trasversali, che non potranno mai accontentare tutti i membri della coalizione. Lo spettro di nuove maggioranze trasversali contro la famiglia sembra veramente dietro l'angolo. Perciò anche gli elettori pro family che sceglieranno questa opzione devono essere consapevoli che il loro voto ha una buona probabilità di non produrre gli effetti sperati.
C'è un'ulteriore debolezza poi che accomuna le due tattiche, quella che, ahimè, mi sembra più grave: pur condividendo i medesimi obiettivi strategici esse si indeboliscono reciprocamente.
Mi sono sforzato di sintetizzare pro e contra delle due tattiche perchè sono veramente convinto che entrambe abbiano dignità e buone ragioni. E perchè credo che le persone che, nei due diversi modi, in questo momento stanno spendendo tempo e risorse economiche per partecipare attivamente alle elezioni come candidati o semplici promotori, siano sinceramente desiderose di lavorare a favore della vita, della famiglia e della libertà di esprimere le proprie opinioni e meritino la mia gratitudine di elettore pro family. Continuerò a seguire attentamente le due iniziative e il 4 marzo deciderò.
Però questa sorda lotta tra questi i schieramenti mi addolora profondamente. Sui giornali ancora non si vede, visto che come al solito i maggiori organi di stampa hanno deciso di ignorare questa parte dell'elettorato italiano; ma su Facebook ormai "volano gli stracci". Io mi dico: come è potuto succedere? Siamo minoranza nel paese e ciononostante ci dividiamo? E ci facciamo pure la guerra senza esclusione di colpi? Credo che sarebbe un esercizio sterile cercare chi ha la responsabilità di tutto questo tra gli attori in gioco: come accade nelle famiglie quando ci sono problemi le responsabilità sono sempre condivise.
Io oggi vedo con chiarezza solo un responsabile, un personaggio di cui troppo spesso ci dimentichiamo ma che è sempre all'opera. Un personaggio il cui nome significa esattamente divisione. A me sembra che possa essere molto soddisfatto del lavoro svolto. Per questo temo che le prossime elezioni e la prossima legislatura possano risolversi in un grande disastro per i principi non negoziabili, per la difesa della vita, della famiglia e della libertà di opinione in Italia.