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LA CLASSIFICA

Famiglie povere, l'Italia non investe sul futuro

Nuova doccia fredda per l'Italia: arriva dalla fondazione Bertelsmann che ci classifica agli ultimi posti dei paesi Ocse nella lotta alla povertà e alla disoccupazione giovanile e, soprattutto, nelle politiche per la famiglia. La spesa sociale è fra le maggiori d'Europa, ma non va a beneficio delle nuove generazioni. E le famiglie, più sono numerose, più sono penalizzate.

Economia 19_08_2016
Famiglia senza tetto

Se volessimo fare un paragone medico potremmo dire che l'Italia è quasi come un paziente in coma. Non solo per via del debito opprimente di una crescita economica vicina allo zero, ma anche perché, fra i Paesi occidentali, è quello che investe meno in assoluto sul proprio futuro.

A certificare questo stato di cose è arrivato giusto ieri, come un mattone pesantissimo, il rapporto Sustainable Governance Indicators (Sgi) compilato dal prestigioso think tank tedesco Bertelsmann Stiftung. Un report che ci vede più o meno fanalino di coda per quanto riguarda la sostenibilità economica, il sistema pensionistico, la lotta alla povertà e alla disoccupazione giovanile e, soprattutto, le politiche per la famiglia. Per la precisione siamo al 32esimo posto su 41 Paesi di area Ocse, un acronimo (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che identifica gli Stati più progrediti al mondo. Ebbene in questa classifica, con un misero punteggio di 5,35 su 10, siamo scalzati non solo dai Paesi del gruppo “blu” (Svezia, Danimarca, Norvegia, Svizzera, Finlandia, Germania, Estonia, Lussemburgo, Regno Unito, Lituania), ma anche da quelli più mediocri del gruppo "ocra" (Usa, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Giappone, Israele e gran parte delle nazioni dell'ex Europa dei 15). Al nostro pari, o a livello immediatamente inferiore, troviamo solo Messico, Cile, Portogallo, Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria, Grecia e Turchia. Ovvero Paesi socialmente ed economicamente ancora arretrati (specie Messico e Bulgaria), in preda a una crisi senza precedenti e paragoni (Grecia) o con governi di stampo autoritario (Turchia). 

Come è possibile? Sempre la Bertelsmann Stiftung identifica come uno dei principali problemi un sistema pensionistico che non garantisce un futuro ai giovani, un alto indice di povertà (12,7%, per intenderci la Repubblica Ceca è al 5,7%). Non solo: particolarmente drammatiche sono le politiche a sostegno della famiglia nelle quali l'Italia perde ben quattro posti, piazzandosi al 36esimo, soprattutto per l'acutissima carenza degli asili nido che «contribuisce a spiegare la bassa natalità e la bassa presenza delle donne nel mercato del lavoro». 

Di fronte a questi dati la tentazione di molti è quella di puntare il dito su un presunto "neoliberismo" europeo che, attraverso l'euro, ha devastato la spesa pubblica italiana. Alla prova dei fatti, però, l'affermazione non regge. A parte gli investimenti su istruzione e ricerca che con l'1,31% del Pil sono inferiori alla media europea (2%), in tutti gli altri capitoli di spesa l'Italia non brilla certo per parsimonia. Si prenda la spesa sociale. Come si può vedere dal sito ufficiale dell'Ocse con circa il 16% del Pil l'Italia è al primo posto in assoluto per la spesa pensionistica e al quinto per la spesa sociale (28,6%, contro una media del 21,6%). Eppure come fa notare la Bertelsmann c'è preoccupazione per le «nere prospettive previdenziali dei giovani» che – secondo quanto dichiarato qualche mese fa dal presidente dell'Inps Tito Boeri – potrebbero vedere la pensione come un miraggio: a 75 anni per i nati nel 1980 e forse ancora più avanti per chi è nato dopo. La spesa così alta è motivata, ovviamente, dalle baby pensioni e dalle pensioni d'oro, calcolate senza alcun rispetto dei contributi realmente versati.

Quella per il benessere delle famiglie è al contrario pari ad appena l'1,5% del Pil contro una media Ocse del 2,35%. Ed è proprio questo fattore, unito all'alto tasso di disoccupazione (dall'11,5 al 12,5 a seconda dei calcoli), a far sì che la povertà assoluta coinvolga ben 1,58 milioni di famiglie pari al 6,1%. Un dato che – come afferma sempre l'Istat - «si deve principalmente all'aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti (da 6,7 del 2014 a 9,5%), soprattutto coppie con 2 figli (da 5,9 a 8,6%) e tra le famiglie di soli stranieri (da 23,4 a 28,3%), in media più numerose». Insomma, la solfa è questa: più fai figli più sei penalizzato, esattamente l'opposto di quanto accade in Francia

L'Italia si conferma ancora un Paese per vecchi, in cui il futuro delle nuove generazioni risulta sempre più oscuro. E in cui, cosa ancora peggiore, non s'intende far nulla per schiarirlo.