Fame nel mondo in crescita (ma in proporzione è calata)
Nel 2017 il numero delle persone denutrite è salito a 821 milioni, 44 milioni più che nel 2015. Lo svela il rapporto 2018 sulla situazione alimentare globale delle Nazioni Unite. La (relativa) buona notizia è che, rispetto alla crescita della popolazione mondiale, la percentuale delle persone denutrite è in calo. Ma le cause della fame persistono, la guerra in particolar modo.
Nel 2017 il numero delle persone denutrite è salito a 821 milioni, sei milioni più che nel 2016, 44 milioni più che nel 2015. Si conferma quindi una inversione di tendenza dopo anni di risultati positivi nella lotta contro la fame. È quanto rivela il rapporto 2018 sulla situazione alimentare globale pubblicato l’11 settembre da cinque agenzie delle Nazioni Unite: Fao, Unicef, Who, Wfp e Ifad.
Denutrizione e grave insicurezza alimentare risultano in crescita in quasi tutta l’Africa e l’America del Sud mentre sono stabili nella maggior parte dell’Asia. Il dato confortante è che l’incremento della denutrizione non ha determinato finora l’aumento di una delle conseguenze più frequenti di una alimentazione insufficiente, l’arresto della crescita nei bambini. Tuttavia i dati sono allarmanti. Nel 2017 quasi 151 milioni di bambini di età inferiore a cinque anni presentavano sintomi di arresto della crescita e più di 50 milioni sintomi di deperimento. Sono bambini che si ammalano molto più facilmente e hanno capacità di recupero inferiori come dimostrano gli alti tassi di mortalità. Inoltre la denutrizione accresce il rischio che nascano bambini sottopeso.
Ma l’insicurezza alimentare oltre che denutrizione produce anche sovrappeso e obesità. Entrambi i problemi coesistono infatti in molti paesi. Gli autori del rapporto Onu spiegano che l’ansia generata dall’insicurezza alimentare unita al maggior costo dei cibi con alto valore nutrizionale favorisce malnutrizione e disordini alimentari che portano al sovrappeso e all’obesità. Nel 2017 il sovrappeso in età infantile riguardava più di 38 milioni di bambini sotto i cinque anni, con il 25% dei casi in Africa e il 46% in Asia. Sovrappeso e obesità sono in crescita oltre che nei bambini anche negli adulti. Più di 672 milioni di adulti sono obesi, oltre uno su otto, e nel caso delle donne all’obesità si aggiunge spesso l’anemia che colpisce una donna in età riproduttiva su tre. Benché il fenomeno sia più esteso nell’America del Nord, preoccupa la rapidità con cui i casi di obesità si moltiplicano nei due continenti che ne presentano i tassi più bassi, l’Africa e l’Asia. Sovrappeso e obesità aumentano il rischio di malattie non trasmissibili come il diabete, l’ipertensione, gli attacchi cardiaci e alcune forme di cancro, in aumento ad esempio in Africa, un continente dove la prevenzione e la cura delle malattie trasmissibili assorbono enormi risorse finanziarie e umane, locali e internazionali a scapito della cura di altre patologie. L’Uganda, ad esempio, contro l’Hiv-Aids può contare su centinaia di organizzazioni non governative e fondi milionari grazie alla cooperazione internazionale, ma per la cura del cancro dispone di un solo apparecchio per la radioterapia che serve una media di 44.000 pazienti all’anno provenienti anche dai paesi vicini che ne sono sprovvisti.
I dati riportati nel rapporto dicono che l’ambizioso obiettivo “zero fame” di una agenda che si propone di “non lasciare indietro nessuno” è ancora lontano. Se l’era posto per il 2015 il progetto Obiettivi di sviluppo del Millennio, varato nel 2000 dalle Nazioni Unite. Lo ha rilanciato, ma difficilmente riuscirà a realizzarlo, il nuovo progetto Onu inaugurato nel 2015, Obiettivi di sviluppo sostenibile, che vorrebbe raggiungerlo entro il 2030.
Tuttavia i dati del rapporto Onu non sono in realtà negativi anche se l’inversione di tendenza registrata è un campanello d’allarme. Nel 2016 i casi di denutrizione sono infatti aumentati di 38 milioni rispetto al 2015, ma la popolazione mondiale è cresciuta di 84 milioni, da 7 miliardi e 383 milioni a 7 miliardi e 467 milioni; e nel 2017, quando si è avuto un ulteriore aumento della denutrizione, sei milioni di casi in più, gli abitanti della Terra sono diventati 7 miliardi e 550 milioni, un incremento superiore a 83 milioni.
Piuttosto sono i fattori responsabili del persistente problema della fame a far temere per il futuro. Il rapporto Onu 2018 si intitola come il precedente Lo stato della sicurezza alimentare e dell’alimentazione nel mondo. Cambia invece il sotto titolo. Per l’edizione 2017 era Rafforzare la resilienza per la pace e la sicurezza alimentare e poneva l’accento sui conflitti come causa primaria di insicurezza alimentare. Il sotto titolo 2018 è Rafforzare la resilienza climatica per la sicurezza alimentare e l’alimentazione e sposta l’attenzione sulle condizioni ambientali avverse, sugli effetti dei cambiamenti climatici: di fatto sull’incapacità di resilienza per incuria, corruzione, disinteresse da parte delle istituzioni governative.
Ma, secondo il rapporto 2018, la guerra resta la causa principale delle peggiori crisi umanitarie. Per sei anni non si sono verificate carestie nel mondo. All’inizio del 2017 è stato dichiarato lo stato di carestia in quattro stati, tutti e quattro scenario di conflitti armati: il Sudan del Sud, lo Yemen, la Nigeria nord orientale e la Somalia. Questa crisi alimentare, la peggiore dalla fine della Seconda guerra mondiale, ha coinvolto oltre 20 milioni di persone. L’intervento tempestivo della comunità internazionale ha salvato milioni di vite. Non tutte e non definitivamente.