«Falsi profeti e regime ateo, la Chiesa in Cina è nel buio»
Il cardinale Joseph Zen, 88 anni ieri, spiega alla Nuova BQ la sofferenza in Cina della Chiesa, stretta tra il controllo del Partito comunista e la «cedevolezza di chi doveva infondere coraggio». Sulla Diocesi di Hong Kong, da un anno senza Vescovo, chiede che il Vaticano superi le ambiguità e prenda una decisione fondata su considerazioni religiose, anziché politiche. E sull’ex colonia avverte: «Rimane il pericolo di un disastro»
Ieri, 13 gennaio, il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong e voce autorevole sul ruolo della Chiesa cattolica in Cina, ha compiuto 88 anni. Un’età che non descrive però l’impegno ancora vivo del cardinale nelle questioni che riguardano i rapporti fra Chiesa e Cina. Un impegno che lo ha portato a esprimere apertamente la sua opinione, anche il suo dissenso, verso certe iniziative diplomatiche della Santa Sede con la Cina. Un impegno che, comunque la si possa pensare, è da ammirare per il suo coraggio e per la sua parresìa.
Il cardinale Zen ha cortesemente risposto ad alcune domande.
Eminenza, compie 88 anni, che bilancio fa a questo punto della sua vita?
«Compio 88 anni, e 88 sono tanti. Gli ultimi anni sono stati pieni di avvenimenti gravi e velocemente succedutisi l’uno dopo l’altro a Hong Kong (dove vivo) e in Cina (dov’è il mio cuore). Questo mi fa sentire gli anni precedenti come molto lontani. Non si tratta di fare un bilancio, perché guardo alla mia vita passata non tanto come qualcosa da me compiuta, ma piuttosto come un continuo regalo. Gli esempi e l’amore dei santi genitori, l’incontro con dei salesiani veri figli di Don Bosco, nove anni di studi in Italia, 52 anni ininterrotti di insegnamento di filosofia e teologia a futuri sacerdoti. Sorprese: l’opportunità di insegnare nei seminari in Cina (7 anni), il servizio alla Diocesi di Hong Kong (6+7 anni) e la chiamata da Papa Benedetto ad aver parte nell’interessamento per la Chiesa in Cina. Con immensa gratitudine vedo che il Buon Dio mi ha condotto sempre per mano e la mia grande pace viene dalla coscienza di non averGli mai forzato la mano. Mi è stato di guida il detto di San Francesco di Sales: niente desiderare, niente rifiutare».
Siamo all’inizio di un nuovo decennio, come vede lo sviluppo della situazione cinese per questo periodo di tempo?
«Quando mi si fa una simile domanda, la mia risposta è: “Il comunismo in Cina può rimanere per altri 50 anni come può cadere in 5 settimane”. Perché tutto è segreto, la cosa sicura è che continua sempre la lotta al potere. Conseguentemente è anche difficile essere profeti sul futuro di Hong Kong. In quanto alla Chiesa in Cina siamo entrati nel buio assoluto, creato dalla forza del regime ateo, dalla debolezza dei falsi profeti, e da un’incomprensibile completa cedevolezza da parte di chi doveva infondere coraggio e fortezza. Prego con san John Henry Newman: Lead, Kindly Light. E credo nel miracolo».
Come sta evolvendo la situazione sociale e politica di Hong Kong?
«Hong Kong è come una barca senza pilota in un mare burrascoso. Le forze di polizia, incoraggiate dalle autorità locali e centrali, sono diventate come belve: violenze brutali e arresti di massa di coloro che protestavano, parte dei quali denunciati alla Corte giudiziaria con l’accusa indiscriminata di sedizione. La Corte accetta passivamente di giudicare i casi prescindendo dal fattore politico che è la radice dell’attuale quasi generale indignazione popolare. Le forze pacifiche e quelle guerreggianti si dichiarano unite, ma non c’è coordinamento. C’è una diffidenza (per me errata) per una qualche leadership. Se la situazione si prolunga, rimane il pericolo di un disastro».
Siamo a un anno dalla morte dell’ultimo vescovo di Hong Kong ma ancora non abbiamo un nuovo vescovo titolare. Cosa succede?
«In tutti questi anni l’organizzazione delle sei religioni sembra vittima della politica governativa del Fronte Unito. Anche la Chiesa cattolica ha una posizione perlomeno ambigua. Ignorando la promessa di “un Paese, due sistemi” si dice, anche apertamente, che il futuro Vescovo ha bisogno della benedizione di Pechino!? Mentre gran parte del popolo vede che il presente Vescovo ausiliare sarebbe proprio la persona che ci vuole per guidare la Diocesi oggi. Sembra che il Vaticano non sappia come decidere. A me sembra ovvio che la considerazione religiosa deve superare quella politica».
Qual è il regalo per lei più bello che le piacerebbe ricevere per questo suo compleanno?
«Non merito alcun regalo per me e non ne ho bisogno, ho tutto dalla mia comunità religiosa. Il regalo che desidero per il mio popolo è la vittoria della democrazia e la salvaguardia delle libertà, soprattutto quella religiosa».