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SUDAFRICA

Fa scandalo la borsa di studio per restare vergini

In Sudafrica aumentano le gravidanze tra le minorenni. Inoltre, le giovani sono particolarmente esposte al rischio di contrarre il virus Hiv in seguito a rapporti sessuali. Così, un sindaco di Uthukela, Comune della provincia di KwaZulu, ha istituito borse di studio riservate a studentesse vergini e disposte a restarlo.

Esteri 27_06_2016
Borse di studio a ragazze vergini: è scandalo in Sudafrica

In Sudafrica continuano ad aumentare le gravidanze tra le ragazze minorenni. Nel 2013 sono state circa 100.000, nel 2011 erano state 68.000 e 81.000 nel 2012. In effetti quello delle gravidanze in età scolastica è un grosso problema in tutto il Continente africano. Tra i tanti danni – interruzione degli studi, matrimoni forzati, ostracismo sociale... – non ultimo è il fatto che la giovane età complica gravidanza e parto. In Sudafrica il 36% delle donne che ne muoiono sono minorenni. 

Inoltre, le giovani sudafricane sono particolarmente esposte al rischio di contrarre il virus Hiv in seguito a rapporti sessuali. Il Sudafrica è uno dei paesi più colpiti dall’epidemia: i sieropositivi sono 6,3 milioni, più di una persona su 11. Negli ultimi 15 anni in Africa subsahariana il numero di adolescenti morti di Aids è triplicato e sette nuovi casi su 10 tra i 15 e i 19 anni riguardano ragazze. 

Da tempo per evitare gravidanze e contagi si punta molto sulla diffusione dei preservativi: evidentemente, con ben scarsi risultati. Il metodo che funziona meglio contro l’Aids – il cosiddetto ABC, acronimo delle parole inglesi Abstinence, Being faithfull, using Condoms (astinenza, fedeltà, preservativo) – è il meno praticato. Quanto alle gravidanze precoci, il rimedio proposto dall’Oms se gli anticoncenzionali falliscono è l’aborto.

Ma in Sudafrica qualcuno ha pensato a un altro approccio al problema. A gennaio di quest’anno il sindaco di Uthukela, un comune della provincia di KwaZulu, in Sudafrica, ha bandito oltre 100 borse di studio universitarie destinate a studenti meritevoli per curriculum scolastico e bisognosi per situazione economica: di queste, 16 sono state riservate però a delle studentesse vergini, disposte a restarlo e a sottoporsi a controlli dopo ogni vacanza scolastica. Il sindaco di Uthukela è una donna. Si chiama Dudu Mazibuko. Dice che l’idea le è venuta pensando appunto a tutte le studentesse, universitarie e anche molto più giovani, che ogni anno in Sudafrica abbandonano gli studi perché incinte e a tutte quelle che contraggono l’Hiv e ne muoiono.

Riservare delle borse di studio a ragazze vergini le è parso un modo per richiamare l’attenzione su questi problemi, offrire una preziosa opportunità ad alcune studentesse e incoraggiare tutte le altre a riflettere, a pensare che un titolo di studio è troppo importante per rischiare di non conseguirlo. «La borsa di studio non è un premio, non è una ricompensa», tiene a precisare Dudu Mazibuko, «è un investimento permanente nella vita di una ragazza. Inoltre, non giudichiamo quelle che hanno fatto scelte di comportamento diverse perché per loro sono a disposizione le altre borse di studio». 

L’idea del sindaco di Uthukela dapprima è stata accolta con favore. Thubelihle Dlodlo, 18 anni, una delle 16 ragazze che hanno ottenuto la borsa di studio a condizione di essere vergine, spiegava felice alla Bbc: «restare vergine è la mia unica possibilità di continuare a studiare perché i miei genitori non possono sostenere le spese universitarie». Neanche la prospettiva di sottoporsi periodicamente al test di verginità per continuare a ricevere la borsa di studio la infastidiva: «il test di verginità fa parte della mia cultura, non lo considero una invasione della mia privacy e sono fiera ogni volta che il test conferma che sono pura». 

In effetti, nel territorio Zulu i test di verginità sono una pratica comune, ammessa dalla legge a patto che siano eseguiti con il consenso delle ragazze. Ogni anno migliaia di adolescenti e di giovani donne vi si sottopongono per provare di essere vergini e poter quindi partecipare alla Reed Dance, una antica, plurisecolare festa tradizionale che si svolge tutti gli anni a settembre, quando nell’emisfero australe incomincia la primavera, nel palazzo reale del re Zulu. Migliaia di persone arrivano da tutto il Sudafrica per assistere alle danze delle giovani vergini che si esibiscono per giorni indossando i costumi tradizionali. Le 16 borse di studio sono state date proprio a ragazze che avevano effettuato il test di verginità pochi mesi prima per essere ammesse alla Reed Dance. 

Dunque, Dudu Mazibuko non si aspettava reazioni contrarie alla sua idea. Ma invece quasi subito diverse associazioni di difesa dei diritti umani sono insorte, denunciando l’iniziativa come lesiva della dignità della donna e deplorevole per il fatto di vincolare l’opportunità di studiare alla verginità. In breve, è intervenuta il ministro dello sviluppo sociale, Bathabile Dlamini, definendo i test di verginità una grave violazione dei diritti delle ragazze, un abuso, una forma di violenza sessuale che per di più favorisce altre pratiche dannose come le mutilazioni genitali femminili. 

Il ministro ha anche spiegato che sono antigienici e soprattutto inefficaci ai fini di scoraggiare i rapporti sessuali tra adolescenti dato che «molto spesso i primi rapporti sessuali delle ragazze sono involontari»: in altre parole, vengono violentate. Alla fine il caso è stato deferito alla Commissione nazionale per la parità di genere che il 17 giugno ha dato il suo parere: poiché l’iniziativa del comune di Uthukela «viola i valori morali che ispirano le disposizioni costituzionali in materia di dignità e pari opportunità», le borse di studio devono essere sospese e revocate entro 60 giorni.