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CORTO CIRCUITO

Evviva il Pd, che difende la privacy degli scippatori

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Filmare scene di reato è conforme alla deontologia giornalistica. Eppure il Pd di Milano si scandalizza più per la violazione della privacy dei borseggiatori che dei furti continui che il sindaco Sala non riesce più a fronteggiare. 

Editoriali 15_03_2023

È più grave rubare un telefonino o un portafogli in metropolitana o filmare la scena e pubblicarla sui social? La domanda può sembrare provocatoria, visto che nessuno dubita della maggiore gravità del furto rispetto a tutto il resto. Tuttavia, ci sono rappresentanti del popolo che ritengono prioritario difendere la privacy dei borseggiatori. Si, avete capito bene. Secondo loro, bisogna tutelare in primo luogo la riservatezza di chi, financo di fronte alle telecamere di una tv, ammette candidamente di svolgere il mestiere di borseggiatore e di ladruncolo e di riuscire sempre a farla franca.

Ad aver pronunciato questa sorprendente frase è Monica Romano, consigliere comunale milanese del Pd, primo transgender eletto a Palazzo Marino, e da domenica scorsa nell’Assemblea nazionale del Pd di Elly Schlein, che in una vera e propria filippica sui social contro i video diffusi in Rete che ritraggono chi commette furti per strada ha scritto: «Quest’abitudine di filmare persone sorprese a rubare sui mezzi ATM di Milano e di diffondere i video su pagine Instagram con centinaia di migliaia di followers è violenza, ed è molto preoccupante. La smettano, sia quelli che realizzano i video, sia chi gestisce i canali Instagram che li rendono virali – di spacciare la loro violenza per senso civico, perché non è senso civico».

Subito dopo ha delineato quale sarebbe, a suo modo di vedere, il giusto modo di comportarsi: «Le cittadine e i cittadini che sanno davvero che cos’è il senso civico alzino la voce e invitino a spegnere le fotocamere, perché non è così – trasformando le persone in bersagli – che si ottiene giustizia». Infine, ciliegina sulla torta, ha accostato i filmati dei borseggiatori ai fatti di Firenze, al naufragio di Cutro e all’immancabile pericolo fascista: «Di violenza e di squadrismo ne abbiamo già avuti abbastanza davanti a un liceo di Firenze e nelle acque di Cutro. Milanesi, ribelliamoci a questa pessima pratica».

Il senso di queste affermazioni dell’esponente del Pd, alquanto infelici e quasi offensive nei confronti della cittadinanza, è che pubblicare video del genere significa fomentare i conflitti, alimentare l’odio e il clima di inciviltà. Di sicuro la gogna mediatica finisce per amplificare il biasimo solenne dei cittadini nei confronti di queste pratiche. Questo, però, non può giustificare censure di qualsiasi tipo. Anzi, va detto che la pubblica denuncia, anche attraverso i social, se ben documentata, con sobrietà e senza toni esasperati, può aiutare i cittadini a prendere consapevolezza dei reali pericoli che corrono e ad attivare le necessarie contromisure.

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala continua a minimizzare il clima di guerriglia urbana che da tempo domina all’ombra della Madonnina. Il degrado appare progressivo, intere aree della città sono in mano alla malavita e l’autorevolezza della guida politica cittadina appare sempre più sbiadita. È come se i malviventi percepissero la debolezza di chi gestisce la cosa pubblica in città e si sentissero ancora più liberi di agire. Un lassismo che non promette nulla di buono, anche perché questa giunta, a meno di colpi di scena, resterà in sella per altri tre anni. Comprensibile, quindi, che i rappresentanti della sinistra tentino di minimizzare e arrivino perfino a difendere la privacy dei borseggiatori incalliti.

Valerio Staffelli (Striscia la Notizia) da mesi documenta, con scene agghiaccianti, gli scippi che avvengono quotidianamente, a ogni ora del giorno e della sera, sulla metropolitana e sui mezzi pubblici milanesi. La legge Cartabia di fatto legittima questi abusi perché impone la denuncia da parte delle vittime per poter perseguire reati di questo tipo. Non basta, quindi, che la polizia intervenga. Occorre che chi subisce il furto denunci chi lo ha commesso. Accade, quindi, che borseggiatori vengano colti in flagrante, portati in commissariato ma, il giorno dopo, tornino già in azione su autobus e vagoni della metro perché la legge impedisce di perseguire le loro condotte, in mancanza di una denuncia.

Di fronte a questa degenerazione del vivere sociale, con rischi crescenti per la sicurezza delle persone, anziché auspicare un potenziamento della vigilanza sui mezzi pubblici e per le strade, almeno in alcune fasce orarie e in determinate aree più problematiche, il Pd difende la privacy dei borseggiatori. Non tutti gli iscritti al partito sono però d’accordo. Uno di loro ha scritto: «Sono un iscritto ed elettore del Pd, prendersela con chi filma i criminali anziché coi criminali è veramente deludente da parte tua».

Anche dal punto di vista giornalistico, filmare scene di reato è conforme alla deontologia perché consente di informare l’opinione pubblica su fatti di innegabile interesse pubblico. Giusto dire che il percorso corretto dovrebbe essere quello di denunciare furti e scippi all’autorità, ma se nel frattempo qualcuno, utilizzando i social, prova a richiamare l’attenzione generale sul fenomeno, non può essere considerato un cattivo cittadino. Altrimenti rischiamo davvero di scadere nell’arbitrio e di annullare la distinzione tra bene e male.