Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Caterina d’Alessandria a cura di Ermes Dovico
SCHEGGE DI VANGELO

Evitare la cecità dell'anima

Rabbunì, che io veda di nuovo (Mc 10, 51)

Schegge di vangelo 27_05_2021

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. (Mc 10, 46-52)

Per coloro che hanno perso la vista, la sofferenza è maggiore, rispetto a quelli che sono nati ciechi. I primi, infatti, sanno cosa si perdono nel non avere più il più importante dei sensi, gli altri invece lo percepiscono meno non avendo mai provato tale senso. Così accade nella vita spirituale: quando un’anima si accorge della cecità in cui è caduta allontanandosi dalla Luce di Dio, ne ha nostalgia e inizia la conversione. Sicuramente questa conversione è più difficile, anche se non impossibile alla Grazia di Dio, per coloro che non hanno mai conosciuto l’amore di Dio. Gesù è venuto sulla terra duemila anni fa per noi uomini e per la nostra salvezza, per cui sforziamoci di evitare la cecità dell'anima dovuta al peccato.