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BELGIO

Eutanasia, Fratelli della Carità contro il Papa

Il ramo belga dei “Fratelli della Carità” ha deciso di sfidare apertamente la Santa Sede – e il Papa – e in un comunicato martedì ha annunciato la sua decisione di continuare a praticare l’eutanasia nei propri istituti. E ora si attende la risposta da Roma.

Ecclesia 14_09_2017

Il ramo belga dei “Fratelli della Carità” ha deciso di sfidare apertamente la Santa Sede – e il Papa – e in un comunicato martedì ha annunciato la sua decisione di continuare a praticare l’eutanasia nei propri istituti. I Fratelli della Carità gestiscono numerose case per persone che soffrono di problemi mentali. E nella primavera scorsa il Consiglio di amministrazione ha approvato la possibilità di offrire l’eutanasia ai loro pazienti anche se non malati terminali. 

Il Consiglio di amministrazione del ramo belga comprende, oltre ai religiosi, alcune personalità laiche, dell’area democristiana; la più nota forse è Herman von Rompuy, e ne fanno parte l’ex senatrice della stessa area Bea Cantillon, e Marcia De Wachter, direttrice della Banca Nazionale. Herman van Rompuy, che ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio Europeo aveva commentato tempo fa su Twitter, riferendosi al dibattito in corso e alla richiesta vaticana di cessare di offrire l’eutanasia, «Il tempo in cui si diceva: Roma locuta, causa finita, è terminato».

Il comunicato di martedì appare come una conferma della posizione assunta in primavera. “Nelle ultime settimane si sono esplorate le vie per riuscire ad avere un confronto fra le due parti. Tuttavia questo non ha ancora condotto a un risultato. Noi continuiamo nel frattempo a chiedere di poter entrare in dialogo per permetterci di commentare il nostro testo di orientamento e i nostri argomenti”.

Uno dei problemi centrali della questione è vedere se la visione attuale del Consiglio di Amministrazione è ancora compatibile con gli insegnamenti della Chiesa cattolica. «Secondo noi su questo non c’è assolutamente nessun dubbio. Questo parere etico è stato redatto in maniera conforme con il pensiero cristiano che noi applichiamo nella nostra organizzazione. Teniamo a questo scopo sempre conto dei cambiamenti e dell’evoluzione della nostra società. Così abbiamo considerato i seguenti elementi: il riconoscimento del carattere eccezionale e proporzionale della visione dell’etica, la scelta di coscienza, la deontologia e l’ideologizzazione».

 I “Fratelli della Carità” sottolineano che il nuovo parere etico continua a difendere l’idea secondo la quale la vita merita di essere difesa. «Questo parere etico è nato dalla nostra preoccupazione di amministrare la cura migliore possibile ai pazienti».

«Nei nostri istituti facciamo prova sempre della più grande prudenza quando rispondiamo alle questioni dei pazienti a proposito di eutanasia e di sofferenza psicologica in fase non terminale. Prendiamo molto sul serio il dolore insopportabile e irrimediabile così come le richieste di eutanasia dei nostri pazienti. Noi cerchiamo d’altra parte di proteggere la vita e assicuriamo che l’eutanasia non sia praticata che fino a quando non c’è altra soluzione e questo con lo scopo di offrire ai pazienti un trattamento ragionevole».

In questo processo il personale può decidere di scegliere se fare ricorso all’ipotesi dell’eutanasia in maniera autonoma o fare ricorso a un medico esterno del LEIF, il Forum di informazione sul fine vita, per analizzare la richiesta. Si esamina se il paziente è in possesso delle sue facoltà mentali, se è condannato da un punto di vista medico, e se non c’è un’altra soluzione ragionevole. «Una commissione di valutazione composta da collaboratori interni ed esterni dei nostri ospedali valuterà in avvenire se la decisione del medico soddisfa queste misure prudenziali».

Nel Consiglio di amministrazione siedono anche tre religiosi dei Fratelli della Carità. Secondo il comunicato «la questione che è stata loro posta dal Vaticano è una questione completamente personale e individuale che non deve essere dibattuta sui media».

Bisogna vedere adesso quella che sarà la reazione dell’Ordine, a livello generale e della Santa Sede. Il superiore generale dei Fratelli della Carità, René Stockman, ha deplorato la posizione del ramo belga. Secondo Stockman «non c’era nessuna volontà di negoziare ancora sul testo». Il Superiore si era lamentato della situazione in Vaticano, e due Congregazioni avevano chiesto ai Fratelli della Carità di conformarsi all’insegnamento della Chiesa e a cessare l’offerta di eutanasia. Stockman vuole evitare che si arrivi a una rottura totale, con il possibile scioglimento del ramo belga dell’ordine. Si dice aperto al dialogo, «purché questo verta sul contenuto del testo di orientamento, e dunque sulla questione se applicare o non l’eutanasia all’interno delle istituzioni dei Fratelli della Carità, e non su un ‘modus vivendi’ da cercare». Il superiore generale porrà all’attenzione del Vaticano gli ultimi sviluppi della situazione, prima di prendere nuove misure, nei prossimi giorni; probabilmente nella settimana del 25 settembre.