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IMMIGRAZIONE

Europa succube del traffico di esseri umani

Un’Europa sempre più disarmata di fronte ai traffici di immigrati clandestini: è la fotografia che emerge dal rapporto Europol. Una “terra di nessuno” in cui chiunque può sbarcare e prendere assistenza. Il traffico di esseri umani è ormai l'industria criminale in più rapida ascesa.

di Gianandrea Gaiani

L'UE HA FRETTA DI APRIRE ALLA TURCHIA di S. Magni

Politica 06_05_2016
Sbarco

Un’Europa sempre più succube e “disarmata” di fronte ai traffici di immigrati clandestini: questa in concreto la fotografia che emerge dal rapporto dell’Europol in cui il territorio del Vecchio Continente rappresenta una sorta di “terra di nessuno” priva di leggi in cui chiunque può sbarcare e prendere asilo e assistenza.

"Il 90% dei migranti ha dichiarato di aver utilizzato servizi illegali che hanno facilitato il loro viaggio verso l'Unione europea" ha spiegato il direttore di Europol, Rob Wainwright, al Comitato Schengen. Frase che tradotta dal linguaggio burocratico significa che la quasi totalità degli stranieri giunti in Europa lo ha fatto, non solo illegalmente, ma pagando profumatamente organizzazioni criminali che, sostiene sempre Wainwright, "abbiamo calcolato abbiano registrato, solo l’anno scorso un fatturato compreso tra i 3 e i 6 miliardi di euro”. "Abbiamo identificato  40mila trafficanti di uomini e individuato più di 100 imbarcazioni sospette: si tratta di gruppi multinazionali composti da persone originarie dei Paesi di provenienza dei migranti, come la Siria, o di transito, come la Turchia, ma anche da molti Paesi europei".

Questa industria criminale prevede molti attori ovvero "trafficanti, reclutatori, riciclatori di denaro" e coinvolge i migranti in una serie di attività 'illecite come "prostituzione e spaccio di droga". In pratica il traffico di immigrati clandestini è divenuto “il settore criminale in più rapida ascesa in Europa" perché il più redditizio grazie al fatto che nessun clandestino è mai stato respinto, cioè riportato sulle spiagge del Paese da dove era salpato e nessuno è stato espulso successivamente, neppure quando si tratta palesemente di migranti economici e non di profughi di guerra. "L'infrastruttura criminale - ha aggiunto il direttore di Europol - è coinvolta e partecipa anche alla cosiddetta distribuzione dei migranti una volta arrivati nel territorio dell'Unione Europea". Il collegamento "fra il fenomeno della migrazione e le altre attività criminali - ha sottolineato - come il traffico di sostanze stupefacenti, è sempre più forte. Siamo anche molto preoccupati per le possibili connessioni tra reti terroristiche, trafficanti e contrabbandieri".

La minaccia terroristica è infatti "ancora molto alta, la più grave dai tempi dell'11 settembre e temo un probabile nuovo attacco in Europa in futuro" ha aggiunto il direttore di Europol annunciando come contromisure "un meccanismo di difesa sulle frontiere europee basato sull’agenzia Frontex e l’intensificazione delle attività di polizia di frontiera". Misure destinate probabilmente a rivelarsi vane, senza la determinazione politica a bloccare e respingere i flussi migratori illegali.

Wainwright ha lamentato come la risposta alle organizzazioni criminali “è resa meno efficace per la mancanza di cooperazione dei Paesi di partenza dei migranti come la Siria" ma il rovescio della medaglia è un’Europa che, accogliendo tutti, non esprime alcuna deterrenza né nei confronti dei criminali né tanto meno nei confronti dei Paesi di origine dei migranti che nel caso degli sbarchi in Italia dalla Libia sono quasi tutti africani. Anzi la politica della Ue sembra voler incentivare i flussi clandestini incrementando il business dei trafficanti punendo con multe salate quei Paesi che si rifiutano di accogliere i richiedenti asilo privi di documenti.

Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia (i Paesi del cosiddetto Gruppo di Visegrad) sono in rivolta contro l'ipotesi di un "equo meccanismo" di ridistribuzione di richiedenti asilo e il “contributo di solidarietà" da 250mila euro per ogni profugo non accolto, previsti dalla proposta della Commissione Ue per la riforma di Dublino. Un’iniziativa che rischia di spaccare ulteriormente la Ue (a cui, non a caso, è espresso il suo plauso il presidente della Camera italiana Laura Boldrini) ma considerato “un ricatto inaccettabile" dal ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, mentre quello ceco Lubomir Zaoralek definisce la proposta di Bruxelles "una spiacevole sorpresa". E dopo aver presentato ricorso, così come Bratislava, alla Corte Ue contro lo schema di ricollocamenti da Italia e Grecia imposto con un voto a maggioranza l'estate scorsa, ora Budapest è sempre più decisa ad andare avanti col referendum contro le quote che il governo del premier Viktor Orban indirà il quesito già entro ottobre.

Le decisioni della Commissione non irritano solo il Gruppo di Visegrad. Il presidente della Lituania Dalia Grybauskaite boccia l’iniziativa dell’Unione poiché  “le misure proposte dalla Commissione europea non promuovono l'unità della Ue e una soluzione della crisi migratoria. Un meccanismo automatico di trasferimento dei rifugiati sarebbero un invito aperto ai migranti a venire in Europa senza restrizioni. Non servirebbe a proteggere le frontiere esterne dell'Ue". Il Paese baltico ha accettato di accogliere 1.105 rifugiati da Siria, Iraq ed Eritrea, ma solo fino al 2017. Del resto le soluzioni “strategiche", proposte in Italia da Matteo Renzi e Laura Boldrini (che parla di Piano Marshall per l’Africa) e basate sull’accoglienza e sul sostegno finanziario ai Paesi di provenienza dei clandestini, sono destinate al fallimento.

Se anche i fondi dell’Europa migliorassero le condizioni di vita in Africa gli sviluppi non sarebbero certo immediati e in ogni caso l’accoglienza del welfare europeo resterebbe sempre un miraggio più attraente di qualsiasi lavoro in Africa. L’esperienza di decenni di cooperazione internazionale insegna però che i fondi donati all’Africa finiscono per la gran parte per alimentare clientelismo e corruzione peggiorando le condizioni di vita della popolazione. Per questo l’unica risposta efficace e ragionevole che l’Europa dovrebbe dare è riposta nel respingimento di chi arriva attraverso canali illeciti e l’espulsione immediata e forzata  di quanti sono già arrivati in Europa rivolgendosi al crimine organizzato. 

La vera lezione circa l’accoglienza ai veri profughi di guerra alla Ue la stanno impartendo Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti, accogliendo decine di migliaia di siriani selezionati e prelevati dai campi profughi in Libano, Turchia e Giordania senza arricchire le cosche criminali, né accogliere chi non ha nessun titolo per chiedere asilo.