Eterologa gratis? La Lombardia svela l'inganno
Eterologa gratis e senza limiti? La Regione Lombardia dice no e, unica tra le altre, decide che senza una legge nazionale le coppie devono pagare di tasca propria. Una decisione che ha sollevato scandalo nella sinistra e dintorni. In nome di un presunto obbligo di cura per tutti e, soprattutto, del diritto al figlio a ogni costo.
La Costituzione riconosce il diritto al lavoro, eppure in Italia ci sono quasi 45 milioni disoccupati, ma nessun Comune, Provincia o Regione, a quanto risulta, ha mai deliberato per dare uno stipendio fisso e illimitato ai senza lavoro. Felicità e benessere sono desideri iscritti nell’animo umano, ma non pare che in alcun posto al mondo, qualche sindaco o assessore abbia mai garantito ai cittadini il paradiso in terra in cambio di voti. Pure la procreazione è nella natura dei viventi, ma è la natura stessa a porre limiti e confini a un diritto che si vorrebbe assoluto. Certo, la bioscienza e l’eugenetica possono intervenire a modificare e manipolare il corso delle cose, ma fino a un certo punto. Quello limitato dalla politica e dal governo di un Paese: a loro (e non alla magistratura) tocca regolare priorità e scegliere diritti e doveri. Se così, alla grossa, stanno le cose, non si capisce perché la scelta della Regione Lombardia (governo liberamente eletto dai cittadini) che ha deliberato, in assenza di una legge nazionale, di non finanziare l'accesso alla procreazione assistita eterologa, abbia sollevato tanto scandalo e riprovazione. In nome di una presunto diritto assoluto alle cure e soprattutto, a un figlio a ogni costo.
Le cose, però, non stanno affatto così: quello della Lombardia non è, come hanno scritto i grandi giornali (Repubblica e Corriere della Sera a tirare le fila) la rivincita degli “ultras cattolici” di Lega e Ncd, semmai quella del buon senso, dell’argine alla deriva eugenetica e del rispetto della legalità. In sintesi, a differenza da quando stabilito in altre Regioni, qui le prestazioni saranno a pagamento, a carico delle coppie che fanno richiesta e non di tutti i cittadini: oggi i costi variano dai 600 fino ai 3.200 euro, in base al livello di complessità dell'intervento. In Toscana è previsto un costo di 500 euro e in Emilia Romagna l'eterologa è gratuita. In Lombardia potranno ricorrere all'eterologa solo persone sterili o con un'infertilità assoluta e irreversibile (e non portatori di malattie genetiche). Divieto all'eterologa doppia, nella quale sia seme sia ovocita arrivano da donatori (per evitare casi di utero in affitto). Inoltre, ci sarà un unico registro dei donatori per garantire anonimato e riservatezza e un date base a cui tutti i centri saranno obbligati a conferire i dati, per garantire tracciabilità e sicurezza di seme e ovocita. Se questa è l’eterologa made in Lombardia, ben si capisce allora, quale sia la causa del presunto scandalo.
Quello che ha fatto imbestialire le opposizione, Pd e Movimento 5 Stelle, è la cifra della delibera: la disincentivazione al ricorso all’eterologa (i figli non sono un diritto), il no alla selezione della specie e alla riduzione della Lombardia al “gametificio d’Italia” (qui, infatti, si concentra la maggior parte dei centri italiani accreditati per la tecnica), ma soprattutto, in assenza di una legge che la ponga in carico del Sevizio Sanitario Nazionale, ne faccia pagare i costi a tutti i cittadini lombardi. E’ soprattutto su questo principio che sono saltati i nervi alla sinistra, perché negare l’accesso gratuito e generalizzato all’eterologa significa, nei fatti, disconoscere che questa sia un diritto indiscutibile, come quello alla vita e alle libertà fondamentali. La discriminazione economica e sociale sono solo maschere e pretesti: sotto c’è l’arroganza di una minoranza sociale di elevare a diritto universale quello che non è, come non sono affatto diritti il matrimonio omosessuale, l’abolizione delle differenze sessuali e le altre pretese della fantasia arcobaleno e dell’ideologia gender. Il diritto alle cure, in questo caso, c’entra un fico secco: è come se nel diritto allo studio fosse previsto pure un master alla Bocconi o un anno di specializzazione pagata dallo Stato in una prestigiosa università americana.
Le spese per la fecondazione assistita vanno dai 600 ai 3000 euro a seconda dei trattamenti (dall’inseminazione alla fecondazione in vitro). Cifre che non hanno pari nel resto d’Italia e che fanno diventare la scelta lombarda un caso politico. In Emilia Romagna le cure sono gratuite, in Toscana c’è il pagamento di un ticket di 500 euro, il Veneto è orientato a introdurne uno sui 200-300 euro, l’idea del Piemonte è di fare pagare sui 600 euro, in Liguria il contributo sarà verosimilmente sulla base del reddito. Come faranno le Regione a sostener i costi effettivi? Resta un mistero; nell’intesa siglata si sottolina l’urgente necessità di inserire le tecniche di procreazione medicalmente assistita tra le cure «coperte» dal Servizio Sanitario Nazionale. Un passo che può fare solo il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, insieme con il Parlamento. Ma questo non c’è ancora e il Parlamento non ha ancora deciso quando mettere in discussione le proposte di legge presentate dal gruppo nel Nuovo Centrodestra e dal Partito Democratico. Dunque, finché non ci sarà un quadro legislativo chiaro, niente finanziamenti pubblici.É esattamente quello che la giunta lombarda ha ricordato nella sua delibera: in assenza di legge, chi vuol ricorrere all’eterologa paghi di tasca sua e non pretenda il soccorso pubblico.
Sinistra, radicali e grillini straparlano di “discriminazioni” e ingiustizie a danno dei più deboli: detto da loro è davvero fantapolitica. Se negare il diritto alla fecondazione è violare la dignità umana, che dire allora di quei cittadini che, per esercitare il loro diritto alla libertà di educazione, debbono pagare il doppio la scuola per i loro figli? Le scuole paritarie fanno risparmiare un sacco allo Stato, ma per frequentarle occorre versare due volte le tasse. Se la sinistra vuole davvero impegnarsi in una battaglia di equità e libertà a favore di tutti i cittadini, non ha che da scegliere. Ma la pianti di inscenare finti scandali su questioni minoritarie e che riguardano comunque una materia non ancora regolata dalla legge.
La Lombardia resterà dunque la sola regione “eterologa free”? Pure questo non è così sicuro. Lo rivela il quotidiano cattolico Avvenire: non è affatto certo che nelle altre regioni la fecondazione eterologa sia «ai blocchi di partenza». «Mancano ovociti e spermatozoi da donatori “non profit”», scrive il quotidiano, «in Toscana la banca regionale del seme è vuota» e anche «il Policlinico Sant’Orsola di Bologna ha dovuto rinviare a data da destinarsi le coppie in lista d’attesa per cronica assenza di cellule riproduttive fruibili». Infatti, spiega Avvenire, «i gameti donati prima della sentenza della Consulta e conservati nei vari centri non sono utilizzabili per almeno altri sei mesi, perché non sono stati sottoposti ai test di sicurezza per accertare varie patologie, tra cui l’Hiv». Certo, si potrebbe acquistare il “materiale” all’estero, ma, a parte la difficoltà sui controlli, un commercio simile sarebbe pure molto costoso. «Il prezzo di un singolo ovocita sul mercato oscilla tra i mille e i duemila euro. A fronte di questa spesa, che va moltiplicata esponenzialmente perché è irrealistico assicurare la fecondazione con un solo tentativo», avverte il quotidiano, «le probabilità di ottenere una gravidanza restano molto basse e analoghe a quelle da fecondazione omologa: si parla del 30-35% a seconda della qualità dell’ovocita utilizzato. Nel rapporto costi-benefici, quale struttura pubblica può sostenere questi costi vivi?».
Ragione in più per applaudire alla saggia scelta lombarda del governatore Roberto Maroni sostenuto da Lega e centrodestra. Finanziamenti a parte, resta tuttavia aperto il merito della questione, e cioè come la future legge regolamenterà l’accesso alla fecondazione eterologa e quali saranno le garanzie per la salute di mamme e bambini e i limiti al commercio di ovuli e gameti. Ci sono due proposte di legge, altre forse se ne aggiungeranno, ma quando saranno discusse questo ancora non si sa. C’è poi la proposta di legge, annunciata dal premier Renzi, sulle convivenze (leggi matrimoni) omosessuali e, non dimentichiamo, il pericoloso progetto Scalfarotto contro l’omofobia: una seria minaccia alla libertà di espressione nemmeno più mascherata. Insomma, sarà un grande settembre “etico”, di grandi decisioni che diranno quale modello di società ci stiamo scegliendo. Con l’aria che tira, non c’è da stare allegri, ma, dopo la bella sorpresa lombarda, tutto può ancora succedere. Almeno si spera.