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MEDITERRANEO

Erdogan minaccia la Grecia. Macron la protegge

Mentre la NATO cerca invano di smorzare i toni accesi tra due suoi Stati membri, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è tornato a minacciare la Grecia con le parole e con i fatti riacutizzando la tensione nel Mediterraneo Orientale. La Grecia reagisce con molta determinazione e la Francia si propone come sua protettrice, riaffermando il suo ruolo di potenza mediterranea. (Italia non pervenuta)

Esteri 07_09_2020
Esercitazioni navali greche dell'Egeo

Mentre la NATO cerca invano di smorzare i toni accesi tra due suoi Stati membri, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è tornato a minacciare la Grecia con le parole e con i fatti riacutizzando la tensione nel Mediterraneo Orientale.

Riferendosi a greci e ciprioti, Erdogan ha detto che “capiranno che la Turchia è abbastanza forte politicamente, economicamente e militarmente da stracciare mappe e documenti immorali”, con un chiaro richiamo alla vicenda delle aree marittime che Grecia e Cipro considerano loro Zone economiche esclusive (Zee). “Lo capiranno, o attraverso il linguaggio della politica e della diplomazia, oppure sul campo attraverso amare esperienze”, ha ammonito il presidente turco in un discorso televisivo in cui ha aggiunto che “la Turchia e il popolo turco sono preparati a qualsiasi eventualità e conseguenza”. Parole che lasciano poco spazio alla ripresa del dialogo, a cui Erdogan ha abbinato peraltro tre iniziative militari muscolari.

Sul mare, il ministero della Difesa turco ha precisato che le attività di esplorazione energetica nel Mediterraneo orientale effettuate dalla nave Oruc Reis continuano dal 10 agosto. "Forti, determinati e potenti. Le fregate e le corvette appartenenti alle nostre forze navali stanno continuando risolutamente il loro dovere di scortare e proteggere la nave da ricerca Oruc Reis, che continua a lavorare nelle aree sotto nostra giurisdizione nel Mediterraneo orientale", ha scritto il ministero su Twitter aggiungendo che "non saranno consentiti nella regione atti illegali o provocazioni".

A sud forze aeree, navali e terrestri turche hanno organizzato cinque giorni di esercitazioni nella Repubblica turca di Cipro del Nord, riconosciuta solo dalla Turchia. Le esercitazioni, che si concluderanno il 10 settembre, assumono oggi un significato più minaccioso ma sono quelle annuali che simulano l’invio di rinforzi dalla Turchia per difendere i territori ciprioti della repubblica fedele ad Ankara già presidiata da truppe turche e forze turco-cipriote. Infine a nord ovest, lungo i confini terrestri tra Turchia e Grecia (dove mesi or sono decine di migliaia di immigrati illegali premevano sulla frontiera greca) sono stati spostati una quarantina di mezzi corazzati ritirati dal confine siriano. La tv filo-governativa A-Haber ha mostrato immagini di camion portacarri con a bordo cingolati da combattimento. Il convoglio ha lasciato il confine siriano sabato pomeriggio e dovrebbe essere trasferito via treno dal porto di Iskenderun a Edirne. Fonti militari precisano che la manovra era già prevista, ma al di là del messaggio intimidatorio desta perplessità che per mostrare i muscoli al confine greco l’esercito turco abbia dovuto ritirare mezzi da quello siriano. Notizia che potrebbe indurre a credere che i numeri impressionanti di mezzi corazzati in servizio siano solo “sulla carta” mentre l’esercito di Ankara ne abbia in realtà un numero limitato efficiente. 

D’altra parte le truppe turche sono da anni impegnate su un numero crescente di fronti bellici e di crisi: in Libia a sostegno del governo di Tripoli con armi, truppe, aerei, navi e mercenari; in Siria sul fronte nord occidentale della provincia di Idlib e su quello nord orientale del Rojava (il Kurdistan siriano) con truppe carri armati droni ed elicotteri. Fronti a cui aggiungere gli impegni militari assunti nell’Iraq settentrionale, più recentemente nell’Egeo e ora a Cipro e sul confine greco senza contare le truppe turche schierate basi in Qatar e in Somalia.

Sul piano politico Ankara ha accusato Atene di evitare il dialogo dopo che il premier greco Kyriakos Mitsotakis aveva dichiarato che i colloqui mediati dalla Nato per ridurre le tensioni nel Mediterraneo orientale possono essere tenuti solo quando Ankara cesserà le sue “minacce”. Il ministero degli Esteri greco ha insistito sul fatto che “la distensione avverrà solo con l’immediato ritiro di tutte le navi turche dalla piattaforma continentale greca”. La Grecia sembra rispondere alle provocazioni turche rafforzando ulteriormente i margini di superiorità che può vantare in alcuni settori militari (come i sottomarini) e puntando sulle alleanze che vedono già Francia, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Cipro e Israele schierate al suo fianco. Gli Emirati Arabi Uniti hanno inviato 6 caccia F-16 a Creta ma prima ancora i francesi avevano mandato nell’Egeo due navi da guerra e altrettanti caccia Mirage 2000 in soccorso ad Atene.

Un ruolo di leadership, quello della Francia nel Mediterraneo Orientale, evidente anche dall’iniziativa assunta da Macron a Beirut e tesa a pilotare anche il futuro assetto politico del governo libanese. Il governo greco sta ora valutando di acquistare da Parigi uno squadrone di 12/18 cacciabombardieri Rafale e un paio di navi lanciamissili da 4500 tonnellate. Un contratto tutto ancora da definire, ma che potrebbe avere un valore di quasi 4 miliardi di euro. Forse troppi per la Grecia ma Parigi attribuisce a questa commessa militare un valore politico e strategico che va al di là del giro d’affari per la sua industria della Difesa perché colloca la Francia come potenza europea di riferimento nel Mediterraneo Orientale di fronte a Turchia e Russia, relegando in un angolo i riluttanti Stati Uniti assorbiti dalla campagna elettorale e gli irrilevanti Stati d’Europa, Italia in testa.

A conferma di come la politica a un alto livello si faccia spesso anche con le armi, Parigi sembra pronta a concedere crediti ad Atene e a cedere subito ai greci 8 caccia Rafale già in servizio nell’Armèe de l’Air accelerando la consegna di 10 velivoli nuovi prelevandoli dagli stock in produzione per le stesse forze aeree francesi. Anche se fonti vicine al governo greco fanno sapere che nessuna decisione è stata finora assunta, Atene sembra decisa ad acquisire navi e aerei francesi dotati dei più avanzati sistemi missilistici inclusi quelli da crociera Scalp e Scalp Naval in grado di colpire da centinaia di chilometri di distanza con precisione millimetrica obiettivi in buona parte del territorio turco. Un deterrente di cui Erdogan dovrà tenere conto.