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DOVE FINISCE LA SATIRA?

Erdogan, le capre e la libertà che diventa licenza

Un comico tedesco ha pesantemente insultato il premier turco Erdogan. E lui pretende dalla Merkel il suo arresto. Ma sbaglia chi ne fa una battaglia di libertà perché questa ha dei confini molto precisi. E se la satira si trasforma in insulto non fa più ridere. Non è questa la libertà che possiamo insegnare al monolite islamico.

Editoriali 19_04_2016
Il premier Erdogna

Sentirsi accusati di avere rapporti sessuali con le capre e di guardare film pedopornografici non fa piacere a nessuno. Figuriamoci al premier turco Erdogan che non è molto tenero con le critiche. In Germania non si parla d’altro e per osmosi anche in Italia le anime belle della libertà di espressione hanno ripreso a tuonare a favore dell’insulto sempre e comunque. Jan Boehmermann è un comico tedesco. Durante un programma alla tv tedesca a fine marzo ha preso di mira il presidente turco, che a sua volta ha intentato causa contro la televisione attraverso il procuratore della città di Magonza. 

Che cosa ha detto? Ha letto, nel corso del suo programma sulla tv pubblica tedesca Zdf, un poema satirico nel quale, tra le altre cose, suggeriva che il leader turco avesse rapporti sessuali con le capre e guardasse film pedopornografici mentre reprime le minoranze, prende a calci i curdi e picchia i cristiani.

Curioso dover dare ragione a Erdogan, ma se un principio è giusto, in questo caso il signor Erdogan è un cittadino come un altro. Accusarlo di avere recondite passioni per gli ovini è una diffamazione bella e buona, che tra l’altro, nessun giornalista si sognerebbe mai di mettere per iscritto. I comici invece si vorrebbe che fossero sempre esentati da queste leggi. In questo caso la norma in questione si riferisce alla diffamazione nei confronti di un capo di Stato estero, che in Germania prevede fino a 5 anni di galera e che la Merkel, che pure ha proceduto contro il comico, si è detta voler abrogare, almeno nella sua parte riferita alla prigione.

Il fatto è che adesso, come sono messe le carte, il messaggio che passa è: la Merkel si sottomette a Erdogan perché tiene lontani gli immigrati dalla frontiera tedesca, quindi se fai satira su lui devi andare in galera. Brutta la Merkel e brutto pure Erdogan. Questo almeno il messaggio che sta passando tra i tedeschi per i quali si sono scomodati anche degli istituti di ricerca statistica.

In Italia la notizia è passata con il solito teorema: “Siamo pronti all’Islam”. Però questa volta è dura immolarsi per uno che crede di far ridere con la scusa del sesso con le capre. Perché non è per questo tipo di libertà, di licenza? di offesa? di blasfemia? che la stampa libera si immola volentieri. Bisognerebbe imparare a ridere davvero con stile e rispetto, fustigando il potente, certo, ma senza passare poi dalla parte del torto. Bisognerebbe leggere Rostand e immaginarsi cosa direbbe oggi un Cyrano di Bergerac di fronte prima di tutto al suo naso. E al fin della licenza toccare il potente di turno. Ma evidentemente ormai siamo abituati a considerare satira anche ciò che satira non è.

E siccome nel mondo islamico la parola umorismo, se esiste, è sepolta da chissà quali prescrizioni, abusarne, scatta la ritorsione. E’ andata così per Charlie Ebdo, non per riaprire certe ferite, ma non è questa la libertà per la quale si deve morire. Quello che l’Occidente non capisce è che la libertà per la quale si pretende asilo non è poter dire anche le bestialità più recondite del pensiero calpestando l’onorabilità degli altri. Questa si chiama licenza, la quale può essere irriverente o offensiva, ma non è espressione della libertà, bensì dell’impunità in un mondo dove non essendoci più i valori, tutto vale. Anche l’insulto. E’ una licenza che è uno dei simboli ormai deteriori dell’occidente, non è un valore di forza da difendere con la spada del cadetto di Guascogna.

Erdogan ha la mano pesante ed è refrattario a qualunque tipo di ironia, critica o osservazione. Celebre il caso del medico che rischia due anni di carcere per averlo paragonato, nelle sembianze, a Gollum del Signore degli anelli. Giusta l’indignazione, piaccia o no quella è satira, che tra l’altro fa ridere perché è un prendere in giro che dovrebbe far ridere prima di tutto la vittima. Chi lo stabilisce? Il buon senso anzitutto e criteri oggettivi di rispetto e moralità che sono stati la forza principale con lui l’occidente ha imposto il suo concetto di libertà intesa come la capacità non forzata e ragionata di capire la distinzione tra il bene e il male, tra il giusto e lo sbagliato. Insultare gratuitamente non rientra in queste libertà lasciateci dai nostri padri.

Non è facendo di ogni erba un fascio che mostreremo alla Turchia che cos’è la democrazia. I martiri sono altri. Però il tafazzismo dell’Europa si vede anche da queste licenze. Le quali non fanno neanche il gioco di chi è davvero vittima della calpestata libertà d’espressione turca. In questo modo Erdogan potrà sempre fare la vittima: “Avete visto come mi dipingono? Non è un buon motivo per cacciarvi tutti in galera?”. Se avessimo ancora l’eroe di Bergerac in scena forse impareremmo a toccare con maggiore stile e intelligenza, caratteristiche assenti da molta satira odierna che si pensa intoccabile per il solo fatto di essere spernacchiante sul palcoscenico.