Energia sostenibile per i profughi
L’Alto commissariato Onu per i rifugiati considera una priorità dotare i profughi di energia pulita e rinnovabile per ridurne l’impatto ambientale e combattere il cambiamento climatico
C’è molto da fare per migliorare le condizioni di vita dei circa 60 milioni di profughi sotto mandato dell’Unhcr. Prima di tutto andrebbe contrastata con più determinazione la corruzione che inquina il sistema di assistenza internazionale con conseguenze drammatiche. Forse questo impegno avrebbe dovuto costituire il fulcro del Forum globale sui rifugiati svoltosi a Ginevra il 17 e 18 dicembre. Non è successo. Invece non si è mancato di dedicare spazio – ma non è detto che i profughi lo apprezzino – all’individuazione di strategie per dotare i profughi di fonti di energia sostenibile al fine di ridurne l’impatto sull’ambiente. Il patto globale sui rifugiati sottoscritto dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre del 2018 in effetti ha previsto maggiori investimenti per dotare di energie rinnovabili i paesi che ospitano i profughi per far sì che questi ultimi ne siano provvisti. Inoltre ha disposto che si incoraggi una gestione sostenibile delle risorse naturali e degli ecosistemi delle aree urbane e rurali che ospitano i profughi e dei loro dintorni. L’impegno assunto a Ginevra dal primo Forum globale sui rifugiati è stato pertanto di individuare soluzioni innovative al fine di promuovere la transizione, nei campi profughi e nelle comunità che li ospitano, a fonti di energia rinnovabili e pulite, considerando anche il fatto che il cambiamento climatico – ovviamente inteso di origine antropica – da un lato contribuisce a provocare sempre più conflitti, siccità, carestie, fenomeni atmosferici estremi, fattori che costringono un numero crescente di persone a lasciare casa e risorse, e dall’altro influisce sulle condizioni di vita dei profughi stessi e delle comunità che li ospitano.