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SCENARI

Energia, problema chiave per ridurre la povertà

1.6 miliardi di persone non ha accesso all’energia elettrica, un altro miliardo di persone ha accesso a reti elettriche non affidabili. Ecco una strategia.

Attualità 10_03_2011
energia poveri
“Negli ultimi due decenni si è assistito a continui progressi nell'affrontare e ridurre la povertà globale. Tuttavia, essi restano incostanti, con molte regioni del mondo che ancora non riescono a vedere progressi concreti … oltre un miliardo e mezzo di persone non ha accesso all'elettricità e oltre un miliardo non ha ancora accesso all'acqua potabile”. Sono le parole pronunciate recentemente dall'arcivescovo Francis Chullikatt, Nunzio Apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, a riproporre durante la 49ma sessione della Commissione per lo Sviluppo Sociale del Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) la povertà energetica tra gli elementi di forte vincolo per lo sviluppo umano e sociale.

Molti attori della scena internazionali come il World Energy Council, la Banca Mondiale, le agenzie delle Nazioni Unite si stanno interrogando sul tema dell’accesso all’energia che, in un mondo sempre più globale, coinvolge molteplici aspetti e molteplici attori con problematiche specifiche e differenti dal Nord al Sud del mondo. Anche L’Italia si interroga a partire dall’iniziativa della Fondazione Energylab fino a pensare all’Expo 2015 che potrà presentarsi come ulteriore occasione per convogliare le energie di attori pubblici e privati su due temi così sfidanti e così interconnessi come alimentazione ed energia.


Perché questo interesse?

Il problema energetico mondiale non è mai stato questione banale e lo è ancora meno nel Terzo Millennio dove appare sempre più spesso connesso al tema dello sviluppo. Non è infatti un problema solo tecnico: la sfida del settore energia è legata sempre di più alle implicazioni sull’ambiente e sulla società senza dimenticare mai che “il centro e l'obiettivo di tutta la vita economica e sociale”, come ribadito dall’intervento del Nunzio Apostolico, deve essere o tornare ad essere l’uomo e il suo sviluppo integrale.


Questo interesse va di pari passo con una profonda rivisitazione delle tematiche ambientali in chiave di una più appropriata “ecologia umana” che riproponga un sano rapporto tra gli individui, assicuri il rispetto della vita, propria e altrui e permetta il recupero di un sistema di valori morali in grado di portare nel tempo ad un equo e sostenibile accesso alle risorse.


Esiste un legame inscindibile tra energia e sviluppo, e l’accesso all’energia è condizione indispensabile per contribuire, in accordo con il primo Obiettivo di Sviluppo del Millennio, alla lotta contro la povertà. Il concetto di povertà è oggi interpretato, infatti, come una mancanza di opportunità non solo e non esclusivamente di natura economica. Di conseguenza, la disponibilità di energia per l’individuo, come risorsa essenziale per l’accesso a servizi di vario genere, diviene una condizione necessaria per la promozione umana e sociale, da gestire nel rispetto dell’ecosistema del pianeta. Senza energia diviene, infatti, più complesso depurare e sanificare le acque, conservare i farmaci e far funzionare gli ospedali, migliorare la produzione agricola e supportare la filiera agroalimentare, incrementare le opportunità di scolarizzazione e di educazione, accedere al mondo dell’informazione e della comunicazione.


La mancanza di accesso all'energia per vastissime fasce della popolazione mondiale è causa del “development divide” che impedisce di rompere il ciclo della povertà e di perseguire efficacemente gli Obiettivi del Millennio e i numeri lo confermano: 1.6 miliardi di persone non ha accesso all’energia elettrica, 1 altro miliardo di persone ha accesso a reti elettriche non affidabili e 3 miliardi di persone si affidano alle biomasse tradizionali per la cottura dei cibi e l’illuminazione. 

L’accesso all’energia non è ancora un’opportunità per tutti e, come atteso, la maggior parte della popolazione mondiale che non ha accesso alle energie commerciali moderne (gas, energia elettrica e nuove rinnovabili) vive proprio nei paesi a basso reddito (99%) e la maggioranza (80%) vive nelle zone rurali. La quasi totalità di coloro che non hanno accesso a reti affidabili si addensa nelle periferie o nei quartieri informali dei grandi agglomerati urbani dei paesi a basso reddito. Inoltre, proprio perché il sistema energetico dei Paesi a basso reddito è basato su biomassa tradizionale, presenta alcune criticità in materia di sostenibilità.


Da una parte bisogna considerare l’aspetto ambientale: i bassi rendimenti e l’elevato inquinamento delle tecnologie utilizzate in loco producono emissione nocive per la salute dell’uomo e per l’ambiente; inoltre il processo di raccolta del legno avviene in modo incontrollato, contribuendo così grandemente al processo di deforestazione, alla desertificazione e all’impoverimento dei terreni agricoli.


Dall’altra parte vi è l’aspetto sociale: nelle zone rurali sono spesso i bambini e le donne ad avere il compito di provvedere all’approvvigionamento energetico della famiglia su base giornaliera. Le conseguenze sociali di questo fenomeno, cui si aggiunge l’analogo problema per il reperimento del fabbisogno giornaliero di acqua e di cibo, vincolano inevitabilmente le prospettive di sviluppo del paese, andando a limitare le potenzialità delle risorse umane più importanti per il futuro.

Queste considerazioni porterebbero a interpretare il problema dell’accesso all’energia solo come un problema di “accessibilità”, cioè di disponibilità della risorsa e dunque a declinarlo in relazione alla sola disponibilità tecnologica; in realtà coinvolge anche il piano politico, culturale e economico.


La comunità internazionale ipotizza che, nei paesi del Sud del Mondo, sia necessario promuovere uno spostamento dei consumi energetici dalle energie tradizionali (biomasse) alle energie moderne (elettricità e gas ad esempio). Ma in quale direzione?

Dando per scontato che al momento una penetrazione significativa del nucleare è una ipotesi certamente non di breve periodo (eccetto casi specifici), è bene sottolineare che:


-     puntare solo sulle rinnovabili penalizzerebbe in modo significativo l’accessibilità e la sicurezza dell’approvvigionamento consentendo una maggior accesso all’energia alla popolazione ma limitando di fatto lo sviluppo dell’economia;


-     puntare esclusivamente sulle fonti fossili penalizzerebbe probabilmente ancora la sicurezza e certamente l’economicità del sistema ma è bene ricordare che non si potrà prescindere dal loro uso per lo sviluppo industriale che si auspica per questi paesi.


Come per il Nord del mondo, anche se per motivi differenti, difficile è dunque pensare che un’unica soluzione (fonte, tecnologia, processo o impianto) possa da sola risolvere il problema dell’energia. La strada di ricerca e successivamente di progettazione passa, con ogni probabilità, per un insieme di soluzioni appropriate ai contesti specifici che possa includere un mix di fonti energetiche (fossili, rinnovabili, nucleare …) e di tecnologie, ma anche un insieme di politiche adeguate.

* Dipartimento di Energia, Politecnico di Milano