Emigrano in cerca di una vita migliore, ma dall'Italia
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Per giustificare a oltranza l'immigrazione illegale si dice: "ci deve pur essere qualcosa che non va nei loro Paesi". Qualcosa non va nel nostro Paese, piuttosto, a giudicare dall'esodo dei giovani italiani.
Dal 1° gennaio 2023 a oggi via mare sono arrivate illegalmente in Italia più di 36mila persone. Come negli anni precedenti, per quanto praticamente tutte sostengano di fuggire da guerre, persecuzione e situazioni estreme di violenza, e chiedano pertanto asilo, nella maggior parte dei casi non è vero. Lo conferma la piccola percentuale, documentata sulle pagine web del Ministero dell’interno, di richiedenti asilo che ottengono lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria, le due forme di protezione internazionale possibili. Ma è sufficiente consultare gli elenchi dei Paesi di origine pubblicati dal Ministero dell’interno italiano per rendersene conto.
Dall’inizio dell’anno gli emigranti più numerosi provengono da Costa d’Avorio, Guinea, Pakistan, Egitto e da altri Stati africani e asiatici in cui non sono in corso conflitti e in cui non sono in atto forme di persecuzione nei confronti di minoranze etniche o religiose (con l’eccezione del Pakistan, Paese islamico dove le minoranze religiose sono perseguitate, i cristiani in particolare, ma bisognerebbe verificare quanti dei 3.816 pakistani arrivati finora hanno chiesto asilo perché cristiani, buddisti, musulmani sciiti o altro).
Di fronte a dati certi e incontestabili l’evidenza, per tanto tempo negata, che nella maggior parte dei casi gli emigranti illegali non sono profughi in fuga si sta finalmente affermando. Prima ancora si era capito che, al contrario di quanto a lungo sostenuto, non si tratta neanche di persone in cerca di scampo da miseria e fame. Tutti ormai riconoscono, e deplorano, che gli scafisti facciano pagare centinaia di dollari per traghettare dalle coste africane e dalla Turchia all’Italia gli emigranti privi di documenti e sanno che quell’importo non è che parte del totale molto più elevato, che ammonta a migliaia di dollari, pagato alle organizzazioni criminali dei trafficanti alle quali quasi tutti gli emigranti irregolari si affidano per lasciare i loro paesi e percorrere clandestinamente le rotte di terra, lunghe quasi sempre migliaia di chilometri: cifre di cui non dispone chi vive sotto la soglia di povertà e patisce la fame.
Cosi quelli che continuano a difendere e a giustificare l’immigrazione illegale sempre più spesso rinunciano all’insostenibile spiegazione della guerra e della fame e ricorrono a un altro argomento per zittire chi non è d’accordo: “non ci sarà guerra in Costa d’Avorio (Senegal, Guinea, Egitto, Ghana…) – dicono – ma se così tanti se ne vanno, allora qualcosa che non va ci deve essere”.
“Qualcosa che non va” può dare il diritto di lasciare il proprio Paese, ma non dà quello di entrare in un altro illegalmente. A prescindere da questo, è l’argomento che “siano così tanti” ad andarsene che va riconsiderato. Si può avere questa impressione guardando al numero complessivo degli arrivi (36mila dall’inizio dell’anno in Italia, più di 105mila nel 2022), ma i numeri, esaminati per nazionalità, per decine di nazionalità, smentiscono l’immagine di persone che in massa lasciano i loro Paesi. Secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, in Europa dal 2021 a oggi sono arrivati, ad esempio, 12.820 ivoriani, 5.749 dei quali in Italia dall’inizio dell’anno; dall’Egitto sono arrivati nello stesso periodo 31.075 emigranti, 3.776 dei quali quest’anno in Italia; dal Pakistan, 6.782, di cui 3.816 in Italia. Ma la Costa d’Avorio ha quasi 30 milioni di abitanti, l’Egitto ne ha oltre 109 milioni, il Pakistan 231 milioni.
L’Italia ha 59 milioni di abitanti. Dal 2008 al 2020 due milioni di giovani hanno lasciato il Paese. Nel 2020 a emigrare sono stati quasi 65mila giovani tra i 18 e il 39 anni, non qualche migliaio. Il motivo? L’economia che non cresce, investimenti insufficienti in istruzione, alti livelli di corruzione, un tasso di disoccupazione giovanile elevato e in aumento, troppi lavori precari e irregolari, prospettive di pensionamento incerte, scoraggianti per età e importi anche per chi svolge lavori regolari e a tempo indeterminato: questo si legge sulla stampa straniera che descrive la situazione italiana e spiega i motivi dell’esodo dei giovani italiani, molti dei quali – si precisa – hanno titoli di studio e buona professionalità… e sembra di sentir parlare del Senegal, della Guinea o della Costa d’Avorio.
Lo scorso 8 novembre il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio al presidente della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego, in occasione della presentazione del volume Rapporto Italiani nel mondo. A proposito dei tanti giovani italiani che emigrano, «il nostro Paese deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno – dice il messaggio del Presidente – e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia». Potrebbe essere un capo di Stato africano o asiatico a parlare: «a partire sono principalmente i giovani – prosegue il messaggio – e tra essi giovani con alto livello di formazione. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione».