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AUSTRALIA

Embrioni come gioielli, se l'uomo diventa un feticcio

L'iniziativa australiana di trasformare in gioielli gli embrioni “scartati” dai processi di fecondazione artificiale. Farne un feticcio non restituirà dignità alla procreazione e non darà pace a chi cerca risposte. 

Vita e bioetica 11_05_2017

Mortificata ogni funzione riproduttiva del sesso e affinante le tecniche che hanno definitivamente separato la procreazione da quello che era il necessario incontro tra i corpi maschili e femminili, si è fatto strada un veloce processo di banalizzazione valoriale della vita umana, soprattutto nella sua fase embrionale. Oggi assistiamo così a donne che decidono di mettere al mondo figli senza alcun partner, scegliendo donatori di seme in base alle caratteristiche eugenetiche (circa una su quattro delle nuove mamme svedesi); coppie, sia etero che omo, che accedono al mercato mondiale dei gameti che vengono spediti in giro per il modo come la merce di Amazon e donne appartenenti alle fasce più deboli della popolazione che, per poche migliaia di dollari, affittano il loro utero per le gestazioni altrui. Per non parlare poi delle ricerche pioneristiche sulla manipolazione e selezione degli embrioni umani. 

Insomma quando pensavamo di aver visto di tutto, il 3 maggio scorso il sito australiano dedicato ai temi della genitorialità Kidspot.com raccontava di una coppia che ha trasformato in gioielli i rimanenti embrioni non utilizzati nelle gravidanze avute grazie alla fecondazione in vitro (Ivf). 

Il pezzo riferisce che, dopo un lungo percorso di sette cicli per un totale di sei anni di attesa, Belinda e Shaun Stafford sono riusciti ad avere un maschio e due gemelline grazie al ricorso alla fertilizzazione in laboratorio - figli che ora hanno  rispettivamente quattro anni e 21 mesi - e che i due si sono quasi subito posti il problema di cosa fare con i loro rimanenti embrioni congelati.

La donazione, consentita in Australia, non era un’opzione che la coppia volava prendere in considerazione e il costo annuale per la crioconservazione era troppo eccessivo. Così quando Belinda e Shaun hanno sentito parlare della Baby Bee Hummingbirds, una compagnia australiana che trasforma embrioni in gioielli ricordo, non ci hanno pensato due volte. 

“Ora la signora Stafford – si legge ancora su Kidspot - ha tutti i suoi bambini con lei ogni giorno, inclusi sette embrioni nel suo ciondolo a forma di cuore indossato proprio vicino al cuore”.

“Avevo sentito altri che li avevano piantati in giardino, ma noi ci spostiamo molto, quindi non potevamo  fare questo. Avevo bisogno di loro con me”, spiega la mamma australiana come se stesse parlando di piantine di basilico. 

Ma dalla parole della donna emerge poi la sofferenza per l’esperienza vissuta, in cui è rimasta incastrata dentro senza poter elaborare un lutto che ufficialmente non verrà mai riconosciuto da nessuno: “È stato doloroso, tormentante, ma trovare questo mi ha portato tanto conforto e gioia. Sono finalmente in pace e il mio viaggio è completo”.

Un dolore che resta anche se attutito dal raggiungimento della maternità. "I miei embrioni erano i miei bambini congelati nel tempo. Quando abbiamo completato la nostra famiglia, non era nel mio cuore distruggerli”.

E dove ci sono persone sconvolte c’è sempre qualcuno pronto a speculare sulla loro disperazione. Opportunisti che hanno strada faciale nel plagiare coscienze disturbate. 

Nell’articolo pubblicato si Kidspot viene sentita anche la fondatrice della Baby Bee Hummingbirds, Amy McGlade, la quale, dopo aver fatto l’ostetrica per oltre 10 anni, ha iniziato a proporre alle neomamme gioielli creati utilizzando il loro latte materno, la placenta, le ceneri, i capelli o gli embrioni. 

Amy McGlade riferisce che a partire dal 2014 la sua azienda ha creato oltre 4000 pezzi di gioielleria di cui 50 fatti con embrioni. I costi del prodotto si aggirano tra gli 80 e 600 dollari, a seconda del pezzo, e il prodotto può essere inviato in tutto il mondo. “Siamo esperti nel preservare il Dna in modo che possa essere allocato in una resina da gioielliere” spiega la McGlade, “le famiglie cui lavoriamo sono composte da persone molto istruite e amorose, stiamo offrendo loro un modo bello e significativo per la per chiudere delicatamente la porta”.

Indossare una collana fatta con l’embrione di un proprio  figlio sarà dunque la moda del futuro? Difficile da credere, sicuramente questo fenomeno, anche se circoscritto, palesa una cultura della necrofilia che induce a portarsi dietro un dolore che non viene più elaborato. Eliminando ogni prospettiva del sacro e dell’eterno si crede di poter intrappolare la vita in oggetti inanimati che possono essere portati sempre con se, con il rischio però di perderli, distruggerli o farseli rubare. 

Meglio al dito che nell’immondizia, potrebbe essere l’idea che guida molte persone scosse dal pensiero di vite che restano nel limbo delle stazioni criogeniche fino che arriverà il momento di disfarsene. D’altra parte la stessa scienza ha dimostrato che l’embrione non è un “grumo di cellule” e che la vita è un processo senza soluzione di continuità che porta alla formazione di un feto e alla nascita di un essere umano. Farne un feticcio non restituirà dignità alla procreazione e non darà pace a chi cerca risposte.