Elton John, per l'icona gay il gossip è proibito
Potere dell'influenza gay: il popolare cantante, sposato con David Furnish, finisce nel calderone del gossip per le scappatelle di lui. Ma stavolta i tabloid sono stati imbavagliati da una corte inglese nel nome della privacy. Giusto. Quando però ad essere violata è la nostra privacy...
Elton John e il “marito” David Furnish con i loro due bambini avuti tramite maternità surrogata sono dipinti nell’immaginario gay come “coppia modello”. E a dire la verità è difficile smentire questa impressione: un uomo che si immagina di poter “sposare” un altro uomo e una figliolanza nata da donne che affittano i propri uteri sono per davvero il modello che rappresenta perfettamente l’ideologia gay, così sganciata dalla realtà. Il paradigma ideale.
Ma torniamo alla coppia John-Furnish. Si è scoperto che quest’ultimo è fedifrago, come in realtà buonissima parte delle persone omosessuali. E, da quello che ha raccontato la rivista gossippara National Enquirer ad aprile, Furnish aveva avuto rapporti non protetti – lui che gestisce per conto di Elton John l’AIDS Foundation – e stava per organizzare anche un orgetta a tre, ma escludendo il “coniuge” Elton. Le rivelazioni sono coincise con la notizia che la pop star era stata chiamata in giudizio della sua ex guardia del corpo per molestie sessuali.
L’immagine patinata della coppia modello non poteva che andare in frantumi e di conseguenza anche tutti i panegirici sulla bontà del “matrimonio” omosessuale e dell’omogenitorialità, sulla stabilità dell’ “affetto” tra gay, sull’eccellenza morale dell’omosessualità non potevano che affossarsi nel buio dello scandalo massmediatico. Bisognava correre ai ripari, altrimenti il gaio sogno tinto con tutti i colori dell’arcobaleno avrebbe potuto sfumarsi nell’immaginario collettivo. E dunque, non potendo riabilitare agli occhi del popolino l’impenitente Furnish, perlomeno si è cercato di chiudere la bocca a chi voleva diffondere la notizia delle scappatelle del compagno della pop star con l’imprenditore Daniel Laurence.
Così il quotidiano The Sun si è visto ricevere una ingiunzione per aver pubblicato la vicenda del triangolo omosex. L’editore ha replicato che la storia che ha visto implicato il cantante è utile per il dibattito sulle “nozze” gay, ma una corte di appello a sua volta ha rilanciato con una fatwa: nessun tabloid inglese si permetta di dare notizia – figurarsi commentare – dei tradimenti in casa John. I commenti sulle “nozze” omo possono essere solo a senso unico, cioè elogiativo. “La pubblicazione della storia – si legge nell’ingiunzione di giovedì 19 maggio – potrebbe ledere il diritto alla privacy di PJS [Furnish], del suo partner e dei loro bambini. Non vi è alcun interesse pubblico (per quanto possa essere di interesse per alcuni) nella pubblicazione di scandali o di commenti critici inerenti il comportamento sessuale privato di una persona, semplicemente perché le persone coinvolte sono assai famose; e quindi non c'è alcun diritto di invadere la privacy con la loro pubblicazione".
Il problema però ora è duplice. Da una parte, come è noto, più si chiede di non parlare di un tale evento e più cresce la curiosità su di esso e quindi più se ne parla. E dall’altro nell’era internet provate voi ad arrestare il flusso di notizie e commenti, soprattutto perché l’ingiunzione del tribunale vale solo per Inghilterra e Galles. E così altri giornali, seppur timidamente, hanno ripreso la notizia, ma nessuno tra le testate maggiori. Ad esempio il sito MercatorNet ci ha provato, però, a seguito delle minacce della coppia inglese di perseguire tutti coloro che nell’orbe terraqueo si interesseranno della loro vicenda, ha cancellato dal sito il relativo post. Anche il giornalista irlandese Paddy Manning è stato ammonito via Twitter di alzare le mani dalla tastiera e arrendersi di fronte alla pistola giudiziaria puntata contro di lui dal duo John-Furnish.
Siamo perfettamente d’accordo con i giudici inglesi: i panni sporchi fino, più o meno, all’avvento della TV si lavavano in famiglia e così sarebbe dovuto avvenire anche in futuro. Di storie fatte di corna e letti al popolino non dovrebbe interessare nulla. Va da sé ovviamente che i media campano di lettori, cioè di pubblicità, e quindi se ne infischiano degli aspetti educativi del loro lavoro badando solo al conto in banca e quindi fanno leva sulle pulsioni voyeuristiche del sig. Rossi.
Seconda considerazione: la tanto sbandierata libertà di espressione è stata impiccata per tramite di sentenza emessa dai giudici della corona. Ovviamente la censura di stato è a corrente alternata: il velo di pudore voluto dai giudici per coprire la vicenda Elton John-David Furnish altre volte non solo non c’è stato, ma non ci doveva essere perché il diritto di informazione non poteva subire compressione alcuna. E così non solo si racconta tutto di attori e calciatori e mezze teste incoronate, ma si mostra tutto, corredando gli articoli con glutei e seni a vista. Banale a dirsi che il trattamento di favore ricevuto dalla celebre coppia è motivato dal fatto che costoro con piena evidenza sono assai influenti e che il politicamente corretto, come prima accennato, esige che le relazioni omo siano sempre idilliache, sprizzanti affetto e miele da ogni poro. Nulla di nuovo: quando qualche papavero rosso del governo sovietico era sul punto di morire la Pravda scriveva che si trattava solo di una banale influenza.
E ancora: si chiama in causa la privacy, parola talismano che apre qualsiasi porta. Ma la coppia inglese per mesi se non per anni ha posato a favore di telecamere e macchine fotografiche, esponendo la propria vita privata in pubblico, ed ora – quando le cose secondo loro volgono al peggio – vuole sottrarsi a quel gioco di ampia visibilità che fino al giorno prima aveva lei stessa ricercato ed incentivato?
Ed infine perché non farsi qualche domanda sulla nostra di privacy? Questa è sistematicamente violata ogni volta che incappiamo in amorazzi sbandierati dai vip, in storie laide e torpide fatte di sesso e volgarità, in baci gay in prima serata, in nudità esibite non solo sulle spiagge delle isole dei famosi ma anche sulle confezioni dei cracker, in adulteri venduti come occasioni per riscattarsi, in gay pride che sono sexy shop pubblici e ambulanti. E’ violata perché tutto questo ciarpame che sa solo di corpi e di sentimenti di polistirolo ci offende perché non lo vogliamo, perchè entra di prepotenza nella nostra vita privata, nel nostro focolare domestico, perché fa violenza ai valori che insegniamo ai figli, stupra la purezza d’animo, abbatte la porta del pudore che dovrebbe custodire il nostro cuore e quello dei nostri cari, risveglia in noi disgusto o insane e morbose curiosità, ci involgarisce perché ci sbatte in faccia il lato più triviale e scurrile della società “che conta”, ci impoverisce perchè ci ruba il candore di credere che l’amore sia altro.
Si obietterà: basta non aprire quel giornale, quel sito, non vedere quella trasmissione, quel film, quel cartellone pubblicitario. Ma una certa macelleria gossippara e scandalistica è presente in modo pervasivo in tutti i media. Io ho il diritto di accendere la TV e accedere ad internet e non trovarli ingolfati di schifezze. Così come ho il diritto di aprire il rubinetto di casa e bere acqua pulita e non avvelenata. Non devo essere obbligato a mettere filtri al mio rubinetto, che ci pensi invece il sindaco con l’acquedotto. E inoltre provate voi a schivare una pallottola. Chi è più veloce: l’immagine rubata di un politico nudo sul suo 12 metri che appare sul video del pc oppure l’ignaro internauta?
Sì siamo d’accordo con i giudici di Sua Maestà: non parliamo più delle vicende dei signori John e Furnish, né però – per par condicio - della vita privata di una qualsiasi altra coppia.