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CHIESE PRESTO MUSEI

Elogio della Miranda, che, sola, regge la fede a Venezia

A Venezia alcune chiese diventeranno cinema e musei. Ad opporsi preti che celebrano anche solo per un fedele. Come a Torcello, dove a messa fa capolino spesso solo la Miranda, simbolo di un'Italia ancora innamorata di Cristo. Bisognerebbe affidare le parrocchie ai movimenti in espansione per capire che non è un problema di numeri. Come sul Golgota, è un problema di fede. 

Ecclesia 25_04_2017

Ci salverà la Miranda, la Miranda che come la vecchina del Vangelo mette il suo obolo, la Miranda che è il solo giusto in riguardo del quale non verrà distrutta Sodoma. La storia potrebbe iniziare come l’hanno fatta iniziare i giornali ieri. Cioè con il patriarca di Venezia Francesco Moraglia intenzionato a chiudere alcuni chiese perché non ci sono più fedeli e vuole trasformarle in musei e cinema, ma questo incipit non farebbe altro che farci aumentare la gastrite e perdere in analisi sociologiche sul bel tempo che fu, di quando da Venezia partivano le navi dei crociati.

Invece noi partiamo da lei, dalla Miranda, donna fedele per antonomasia che, crollasse il mondo è lì, pronta nella sua vocazione. Partiamo da lei perché la Miranda è il segno che la fede è ancora possibile, anche nella carestia eucaristica dove, ci viene incontro Guccini, la dolce ossessione dei suoi giorni tristi, Venezia la vende ai turisti. Come il fiore giallo sul davanzale che è il solo autunno di Venezia, passa inosservato. Così passa inosservato, come una notizia tra le altre di giornata, il capitolare mesto del clero veneziano. Dopo il prete che mette la messa solo su appuntamento, il vescovo ha allargato le braccia. Chiese? Ne abbiamo troppe, sono costose e non ci va più nessuno. Stiamo pensando di trasformarne una decina in qualcos’altro. Che cosa? Musei, biblioteche, aule artistiche, persino cinema. Ma ovviamente cinema cattolici. Certo, come no? Con i chiari di luna di certo mondo cattolico non sarà impossibile trovarci a proiettare il sequel di 50 sfumature di grigio sulle pareti dell’abside.

Il refrain è sempre il solito: mancano preti, le parrocchie si spopolano e mantenere questi templi che una volta ospitavano Tiziano, per dirne uno, è sempre più proibitivo. “Servono finanziatori”, si lamenta Moraglia. Così il patriarca inizierà una visita pastorale per vedere il da farsi che è già stato chiamato con linguaggio da urbanista riqualificazione delle chiese.

Togliete le messe dalle chiese e i diavoli balleranno sugli altari, diceva uno che di anime se ne intendeva, il Santo curato d’Ars. Ma si vede che San Giovanni Maria Vianney non sapeva fare di conto. Qua è tutta una questione di ottimizzazione, guai a mettere in dubbio la fede. Però ad un certo punto, se anche il Bel Paese è destinato a trattare le chiese come una Danimarca qualsiasi, bisogna pur che qualcuno il tema della fede lo affronti per bene. Ma non solo quella dei fedeli che sono spariti, anche quella dei pastori.

E qui entra in gioco la Miranda. Il parroco di Torcello si è opposto: “Questa il vescovo se la poteva anche risparmiare. Io le messe le dirò sempre, finché c’è la Miranda, e la Miranda c’è sempre, io la dirò sempre e la chiesa non la chiuderò mai”. Chapeau. Onore a questo pastore che non ha ceduto alla tentazione di mollare gli ormeggi. E la Miranda? Ignoriamo il suo aspetto, ma ce la immaginiamo una donna di età avanzata, che abita da sola, forse vedova, in una casa signorile dell’isola. Da Wikipedia leggiamo che Torcello ha 17 abitanti, la Miranda è una di questi ed è il giusto per rispetto al quale la laguna non sarà sommersa da un giudizio per il quale non ci sarà Mose che tenga. La Miranda sicuramente avrà i nipoti a fare i camerieri sotto il ponte di Rialto, oppure un figlio che è emigrato perché in fondo, sempre Guccini, Venezia è un imbroglio, che riempie la testa soltanto di fatalità. Però la Miranda tutte le sere  al Vespro infila la mano nell’acquasantiera, alza gli occhi al cielo, getta nel cestino vuoto la sua offerta. E da sola porta avanti un passato di fede che non è mica uno scherzo.

Ce ne vorrebbero di Mirande e ce ne sono. Però adesso anche la sua chiesa è a rischio. Che fare? Il suo parroco ha avanzato un’idea. «Diamo le chiese ai gruppi neocatecumenali, loro le curerebbero con passione... Se chiudono, la gente perde la fede». Ecco il punto. Cari monsignori. Comprendiamo tutto: i costi, il calo di vocazioni, il calo dei fedeli e delle offerte; comprendiamo l’8 per mille, il Concordato e le parrocchie da coprire, ma forse questo prete non l’ha detta sbagliata. La Chiesa pullula di vocazioni e movimenti vivi, fervidi, che hanno ancora la luce accesa in fatto di fede.

E infatti la gente ci va, guardate Medjugorie, la gente è in grado di spendere anche molto più di un obolo se capisce che lì c'è il destino che lo attende. Provare per credere. Quanti movimenti o realtà ecclesiali o giovani Congregazioni stanno vivendo una primavera spirituale e sperimentano la Provvidenza? Tante. Non sarebbe male se anche le Diocesi iniziassero a cambiare mentalità. Se mancano i preti, bisognerebbe guardarsi intorno, il mondo è grande e la Chiesa pure. Servirebbe una missione Fidei Donum al contrario dove a rimpinguare le diocesi occidentali sono le realtà più fervide, quelle che ci credono di più. Invece in quest'Europa noi le congregazioni che hanno vocazioni le chiudiamo, come accade in Belgio, o preferiamo fargli la guerra, come per il caso dei Francescani dell’Immacolata.

Ma la Miranda starà sempre lì. Perché è cresciuta alla scuola di un’altra “Miranda” che nella prima messa della storia è rimasta al suo posto mentre tutti gli altri fuggivano. Sotto la croce non c’erano biglietto d’ingresso, né maxischermi. Eppure la Chiesa è nata dalle Mirande, non dai piani di riqualificazione. Sennò a quest’ora sul Golgota c’era un Cinestar.