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PREVISIONI

Elezioni di Medio Termine, Repubblicani verso la vittoria

Alla vigilia delle elezioni di Medio Termine negli Usa, per il rinnovo della Camera, di un terzo del Senato e dei governatori di 36 Stati su 50, i sondaggi statunitensi danno tutti in vantaggio i Repubblicani. Vorrebbe dire che i Democratici non sono stati convincenti sull'economia, sull'aborto e sulla presunta "minaccia" alla democrazia. 

Esteri 05_11_2022
Mid Term, preparativi

Alla vigilia delle elezioni di Medio Termine (o di metà mandato) negli Usa, per il rinnovo della Camera, di un terzo del Senato e dei governatori di 36 Stati su 50, i sondaggi statunitensi danno tutti in vantaggio i Repubblicani. Si tratta di una previsione credibile, per almeno due motivi storici.

Solitamente i sondaggi favoriscono il partito del presidente in carica e solitamente lo favoriscono ancor di più (con un più ampio margine di errore in eccesso) quando il presidente in carica è un Democratico. Se i Repubblicani, ora, sono dati in vantaggio, nonostante sia in carica un presidente democratico, può darsi che lo siano davvero anche quando si voterà il prossimo martedì 8 novembre. E può darsi che la loro vittoria sia addirittura superiore alle previsioni.

In che cosa consiste il vantaggio dei Repubblicani? Prima di tutto, alla Camera si prevede una loro vittoria, di misura, con 2,8 punti percentuali di vantaggio rispetto ai Democratici. La maggioranza verrebbe ribaltata, in questo caso e l’attuale presidente della Camera, Nancy Pelosi sarebbe libera di diventare ambasciatrice in Italia, come ha anticipato (sempre che venga nominata dal presidente Joe Biden).

Il Senato è più complicato, perché è il risultato di una somma di voti locali. Quindi è alle singole corse che occorre guardare. I Repubblicani sono in vantaggio netto, di più di 3 punti percentuali di stacco, con i loro candidati Johnson (Wisconsin), Vance (Ohio), Budd (North Carolina) e Rubio (Florida). Si prevede che siano in leggero vantaggio anche Laxalt (Nevada) e Walker (Georgia). Ma sono contendibili anche Stati prevalentemente democratici, come l’Arizona, il New Hampshire e la Pennsylvania, dove il candidato democratico Fetterman è stato colpito da ictus. Il Senato è attualmente spaccato a metà. Se le elezioni dovessero andare come si prevede, i Repubblicani conquisterebbero la maggioranza, con almeno 4 seggi in più. Anche a livello locale il Grand Old Party potrebbe riservare grandi sorprese, ad esempio risulta essere in vantaggio nell’Oregon, dopo decenni di governi democratici. Il Gop, in generale, mira a consolidare il controllo della maggioranza degli Stati.

Un vantaggio repubblicano nei sondaggi, sempre che rifletta la realtà, può voler dire molte cose. Prima di tutto, che gli americani, che per il Congresso votano solitamente pensando alla politica interna ed all’economia, non sono affatto soddisfatti dell’attuale maggioranza democratica. Secondo i sondaggi Gallup, le maggiori preoccupazioni degli elettori risultano essere: inflazione, economia in generale e immigrazione. E c’è anche “poor leadership”, quindi una guida del Paese giudicata insufficiente. Un chiaro segno di disaffezione per l’amministrazione Biden. A queste domande della popolazione, i Democratici, evidentemente, non sanno dare una risposta. Ma cercano di cambiare discorso.

Questi sondaggi sono, infatti, la chiara dimostrazione che il tema dell’aborto, usato dai Democratici contro la sentenza Dobbs (l’aborto non è un diritto costituzionale) non ha fatto presa. I Democratici non sono riusciti a far passare il messaggio secondo cui i Repubblicani sono “contro i diritti delle donne”, con cui, l’estate scorsa, pensavano di poter vincere le elezioni. In ottobre, sempre secondo il sondaggio Gallup, l’aborto era considerato il problema principale da appena il 3% della popolazione. Il presidente Biden è tornato a sventolare lo spauracchio della “democrazia in pericolo” in caso di vittoria dei Repubblicani. Ma la percezione, da parte dell’opinione pubblica è molto diversa, considerando che appena il 4% ritiene che il problema principale siano le elezioni o la democrazia in sé.

Una vittoria repubblicana potrebbe spianare la strada anche a una nuova candidatura di Donald Trump che, ieri, in un comizio, ha dichiarato essere “molto molto molto probabile”. L’annuncio arriverebbe subito dopo le elezioni dell’8 novembre. I candidati hanno quasi tutti ricevuto l’endorsement dell’ex presidente, sarebbe una “sua” vittoria personale in Congresso.