Educazione sessuale a scuola? Il buonsenso dice no
Un sondaggio condotto dal portale “Tecnica della scuola” svela che la grande maggioranza di genitori, insegnanti e studenti è contraria all’educazione sessuale sin dalle primarie. L’educazione affettiva e quindi sessuale dei bambini spetta innanzitutto ai genitori. Si spinge tanto sull’educazione sessuale a scuola perché si vogliono inculcare nei bambini contenuti ideologici.
Ormai non si contano più quanti sono i documenti provenienti dalle più diverse agenzie Onu che spingono per l’educazione sessuale a scuola sin dalla più tenera età. Peccato che genitori, studenti e insegnanti, almeno in Italia, la pensino in modo diverso. Almeno così pare.
Il portale Tecnica della scuola ha intervistato 1313 soggetti dal 27 al 30 maggio scorso proprio in tema di educazione sessuale nelle scuole. La fetta maggiore degli intervistati se la sono spartita docenti (46%) e genitori (37%).
Alla domanda “Educazione sessuale sin dalla scuola primaria: favorevole o contrario?”. Il 71,6% dei genitori si è detto contrario, il 24,5% favorevole. Gli studenti - crediamo quelli la cui età ha permesso loro di rispondere al sondaggio - che si sono dichiarati contrari sono stati il 69,2% e quelli favorevoli il 28,8%. Invece il 57,6% dei docenti si dice contrario e il 40,2% favorevole. Nelle risposte aperte una condizione ricorrente espressa dagli intervistati, qualora si fosse deciso per l’educazione sessuale anche nella scuola primaria, è stata la seguente: “Solo con informazione preventiva ai genitori su docenti e contenuti e consenso scritto dei genitori”. Le risposte al sondaggio provenivano non solo da genitori, studenti e insegnanti, ma anche da altri soggetti, soprattutto nonni. In questo insieme di intervistati si è registrata la quota di persone maggiormente contrarie all’educazione sessuale alle elementari, il 73,9%.
Il documento “Indicazioni nazionali per il curricolo 2012”, in tema di traguardi in ambito scientifico per lo sviluppo delle competenze alla fine della scuola primaria, indica, tra gli altri, questo obiettivo: “l’alunno ha consapevolezza della struttura e dello sviluppo del proprio corpo, nei suoi diversi organi e apparati, ne riconosce e descrive il funzionamento, utilizzando modelli intuitivi ed ha cura della sua salute”. Al termine dei 5 anni della scuola primaria l’alunno dovrà “acquisire le prime informazioni sulla riproduzione e la sessualità”.
Il portale sottolinea un aspetto perlomeno curioso: “Interessante notare che nel contempo un sondaggio parallelo condotto solo sul canale delle stories di Instagram mostra un totale ribaltamento dei numeri, con un 71% di favorevoli contro un 29% di contrari”.
A chi spetta l’educazione sessuale dei bambini? Innanzitutto ai genitori. Il primo e più fondamentale insegnamento è dato dall’esempio di mamma e papà. Quando si parlano, quando si abbracciano, quando si baciano trasmettono dei messaggi ai loro figli: lo fanno con astio, freddezza, distacco oppure con partecipazione, tenerezza e affetto? Quando quel bambino diventerà giovane copierà il rapporto tra mamma e papà e lo trasferirà nelle relazioni con la persona del sesso opposto, anche nelle relazioni intime. Il nostro sguardo sull’amata o sull’amato - anche lo sguardo nei momenti d’intimità - dipende soprattutto dallo sguardo che si scambiavano i nostri genitori. Quindi non si dà un’autentica educazione sessuale senza educazione all’affettività e questa non si può che coltivare soprattutto in famiglia giorno dopo giorno. In breve non si dà sesso senza amore perché il sesso senza amore è mera genitalità.
I genitori sono i primi soggetti chiamati all’educazione affettiva e quindi sessuale perché i più competenti. Perché sono i più competenti? Sia perché, come abbiamo visto, il bambino deve essere studente d’affetto e questo si coltiva soprattutto in famiglia, sia perché nessuno meglio di loro conosce i loro figli, ossia la loro sensibilità, grado di sviluppo psicologico, maturità, difficoltà, etc. Questo permetterà loro, meglio di qualsiasi insegnante, di spiegare alcuni aspetti della sessualità rispettando i loro tempi, la loro sensibilità, le loro priorità, le loro curiosità. Infatti l’educazione all’affettività-sessualità dei figli deve essere fatta primariamente ad personam proprio per il significato assolutamente speciale e particolarissimo della sessualità, linguaggio che investe la totalità della persona, le radici più profonde del suo essere. Essendo argomento così intimo e quindi delicato, non può che essere affrontato in primis dai genitori con un colloquio a tu per tu, un colloquio basato su quella confidenza e fiducia che ci dovrebbero essere tra figli e genitori, e non erga omnes come potrebbe avvenire in un’aula scolastica, in modo necessariamente asettico e didattico.
Affermare che i genitori sono i primi soggetti deputati a trattare questi temi non significa che siano gli unici. Altri soggetti da loro delegati, come insegnanti, psicologi, sacerdoti, esperti, etc., potranno inserirsi laddove fosse necessario e laddove le competenze dei genitori non fossero sufficienti.
Detto tutto ciò, appare curioso che soprattutto negli ultimi anni si faccia un gran parlare di educazione sessuale, quando ormai Internet offre a tutti qualsiasi informazione al riguardo e quando il libertinaggio sessuale è ormai consolidato almeno a partire dagli anni Sessanta. La spiegazione di questa ansia di diffondere l’educazione sessuale in ogni ambito formativo del percorso scolastico non deve essere rintracciata nella volontà di informare e formare i giovani e giovanissimi sulla struttura e funzione degli organi genitali - questa è il più delle volte un banale pretesto - bensì nell’esigenza di far passare alcuni contenuti ideologici sulla contraccezione, sull’aborto, sull’omosessualità e sulla transessualità e sul nomadismo sessuale. Occorre quindi costruire una forma mentis sin dalla fanciullezza che vede nel sesso solo un’attività ludica che può essere praticata da solo o tra più soggetti e anche tra persone dello stesso sesso, attività che vede nel concepimento di un bambino il primo e più grande pericolo e nelle malattie veneree il secondo pericolo per gravità.
Detto in altri e più stringati termini, potremmo fare anche a meno di educazione sessuale nelle scuole, dato che per 200-300 mila anni l’uomo si è accoppiato senza problemi, anzi con gran successo e senza bisogno di far vedere ai bambini peni e vagine.