"Educare nella differenza, per educare alla differenza"
"Dovendo fare un’opzione per il meglio di nostra figlia riteniamo di privilegiare una prospettiva pedagogica capace di educare nella differenza, in quanto riteniamo che la differenza sessuale sia non solo un dato di realtà ma anche un valore. Educare nella differenza è la strada maestra per educare alla differenza".
Ecco la lettera che i genitori di una bambina di V di una scuola milanese hanno scritto alla preside della scuola milanese per chiedere l'esonero, poi non concesso, dal corso sul gender imposto così ai loro figli.
Gentilissima Dirigente Scolastica,
siamo genitori di una alunna della classe 5° che, dopo aver ricevuto comunicazione del coinvolgimento delle classi quinte dell’Istituto al progetto “A scuola di parità”, hanno partecipato all’incontro di presentazione dello stesso in data 22/3 con gli operatori dell’Associazione Ala.
Siamo consapevoli che il progetto Parità di Genere è stato approvato dal Collegio Docenti in data 8 novembre 2016, dal Consiglio di Istituto il 23 gennaio e che in data 21 febbraio la Dirigenza ha aggiudicato all’Associazione Ala Milano Onlus l’affidamento del progetto ma, solamente, la partecipazione all’incontro di presentazione ci ha dato la possibilità di conoscere gli esperti che realizzeranno l’intervento nelle classi, gli obiettivi, i contenuti, la metodologia di lavoro del progetto.
L’incontro con i referenti dell’Associazione ha suscitato in noi importanti perplessità che Le condividiamo apertamente.
Educare alla parità e alle pari responsabilità tra uomo e donna, nonché al rispetto reciproco donna e uomo sono finalità nobilissime che condividiamo pienamente e per le quali pensiamo siano importanti tutte le azioni educative realizzate in primis in famiglia, a scuola e nella società civile più in generale. Fatta questa importante premessa, comunichiamo, invece, il nostro dissenso circa la prospettiva pedagogica adottata dall’Associazione per raggiungere le finalità sopra dichiarate e che è stata presentata ai genitori durante l’incontro; tale prospettiva, la riportiamo così come si legge anche tra gli obiettivi della scheda descrittiva del progetto, consiste in: “aumentare la consapevolezza circa l’azione latente degli stereotipi sui processi di pensiero, diminuire la presenza e gli effetti degli stereotipi legati alle differenze di genere”.
Educare al reciproco rispetto uomo donna, alle pari opportunità e responsabilità significa sicuramente superare luoghi comuni e stereotipi sociali rigidi che limitano la ricchezza e le potenzialità di cui ogni persona è portatrice ma riteniamo anche che sia sapiente educare i bambini e le bambine alla conoscenza e al rispetto della differenza sostanziale del maschile e del femminile, aspetto che non abbiamo colto confrontandoci con gli operatori dell’Associazione Ala durante l’incontro. Entrambe queste attenzioni pedagogiche, a nostro avviso, creano le premesse per un incontro costruttivo e arricchente fra la donna e l’uomo, in una prospettiva di efficace prevenzione a situazioni di discriminazione o di violenza.
L’alta finalità della parità, la lotta contro le discriminazioni e la violenza contro le donne è perseguita dall’Associazione Ala con una proposta educativa che, a nostro parere, risulta alquanto parziale e non completamente aderente al piano di realtà, di cui bambini e bambine fanno esperienza: la differenza del maschile e del femminile.
Scriviamo le nostre considerazioni in qualità di genitori impegnati nella cura responsabile dei nostri figli in quanto, in primis, abbiamo a cuore la loro crescita di uomini e di donne del domani e ci domandiamo se maschile e femminile siano unicamente espressione di un condizionamento (presentato nella sua accezione esclusivamente negativa cioè lesiva dell’espressione libera delle potenzialità) familiare e culturale o anche espressione di una sostanziale differenza non solo sul piano corporeo ma, anche, sul piano del funzionamento cognitivo, delle modalità relazionali con le persone e con l’ambiente. Ci soffermiamo a riflettere su questi aspetti alla luce di evidenze scientifiche che attestano il differente comportamento di bambini e bambine, di uomini e donne.
A proposito citiamo due testi di Louann Brizendine The Female Brain (2006) e The Male Brain (2010).
Durante l’incontro di presentazione del progetto gli operatori dell’Associazione Ala ci hanno comunicato che non esistono giochi prevalentemente maschili o femminili e che sono piuttosto la conseguenza di stereotipi, di condizionamenti del contesto familiare e sociale. È stato portato un altro esempio, sempre nella sede dell’incontro, sui corsi universitari che risultano essere così diversamente frequentati: gli studi umanistici prevalentemente dalle donne e gli studi scientifici prevalentemente dagli uomini, di nuovo questo fatto è stato attribuito ad un condizionamento familiare e sociale. La lettura di questi esempi ci è sembrata parziale, in quanto rischia di non considerare la possibilità che ci siano preferenze nell’ambito del gioco, del percorso formativo e lavorativo a partire dal sesso di appartenenza.
In qualità di educatori ci sembra opportuno avere senso critico verso alcuni stereotipi di genere che risultano rigidi ma alcune evidenze quotidiane del tipo “non mi piacciono le bambole” o “non voglio la bicicletta azzurra di mio fratello” ci suonano come la modalità semplice e diretta di bambini e bambine per manifestare la propria identità personale a partire da un dato di realtà, il sesso di appartenenza. Ci sono infatti alcuni studi che mettono per esempio in evidenza come la preferenza di giochi tipici dei maschi venga prima della consapevolezza di essere maschio (L. Sax Why Gender Matters, Three Rivers Press, New York 2005). Di conseguenza non pensiamo affatto che questo loro modo di esprimersi li porterà ad essere uomini e donne ingabbiati in stereotipi di genere. Nell’esperienza comune di genitori osserviamo anche che ci sono bambini maschi che amano giocare a calcio e altri no, così come bambine che privilegiano giochi movimentati e altre che amano scrivere il loro diario. La persona umana è sempre talmente ricca e profonda che deve essere riconosciuta anzitutto come unica, con caratteristiche e potenzialità proprie.
Un’ulteriore considerazione: se consideriamo l’età specifica dei destinatari del progetto, soggetti in età evolutiva impegnati nella costruzione dell’identità personale, e se pensiamo che tale processo sia un movimento dialettico, che comincia nei primi anni di vita per approdare all’età adulta, auspichiamo che progetti e interventi educativi siano capaci di contemplare contemporaneamente due concetti chiave: “identico” e “differente”. Non c’è identità senza differenza: alcune rappresentazioni cognitive, che i bambini hanno in questa specifica età non possono fungere da facilitatori del processo identitario a partire dal sesso di appartenenza? Non è dall’indifferenziato che si può costruire la propria persona, come sembra invece suggerire l’attività e la riflessione proposta agli studenti a partire dalla lettura della storia dei quattro personaggi: sono presentati quattro personaggi con gusti diversi e preferenze di attività di vario tipo, la riflessione, a detta dei conduttori, porterà a scoprire che questi personaggi possono essere sia maschi che femmine.
Dovendo fare un’opzione per il meglio di nostra figlia riteniamo di privilegiare una prospettiva pedagogica capace di educare nella differenza, in quanto riteniamo che la differenza sessuale sia non solo un dato di realtà ma anche un valore. Di più riteniamo che educare nella differenza sia la strada maestra per educare alla differenza, al riconoscimento reciproco uomo donna, a relazioni di collaborazione e confronto costruttivo, obiettivi che dal nostro punto di vista rappresentano davvero i fattori protettivi rispetto alla discriminazione e alla violenza sulle donne.
Pensando così al giardino della scuola come al cortile o al parco sotto casa, riteniamo questi spazi molto importanti per la socializzazione e per l’incontro tra bambine e bambini, ognuno dei quali è portatore di proprie preferenze e modalità di gioco. Un’attenzione educativa degli adulti che presidiano questi spazi potrebbe essere per esempio quella di alternare le proposte di gioco in modo da venire incontro a tutti e favorire inclusione ed integrazione tra tutti i bambini. A questo proposito apprezziamo l’esperienza realizzata da insegnanti della scuola dei nostri figli, che così facendo hanno favorito un clima positivo e coeso all’interno del gruppo classe.
Con la presente chiediamo pertanto di esonerare nostra figlia dalla partecipazione al progetto e la possibilità di prevedere per lei un’attività alternativa.
Nel rinnovarLe la nostra fiducia e la nostra disponibilità alla collaborazione famiglia scuola su tematiche educative che riguardano da vicino l’esperienza e la vita di nostra figlia confidiamo nella Sua attenzione e restiamo in attesa di un Suo gentile riscontro.