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TRA LE RIGHE

Edipo re

Sovrano solerte e attivo, preoccupato di risolvere la pestilenza che travaglia la sua città, l'Edipo di Sofocle è stato definito il primo "giallo della storia". Un classico per riflettere sul mistero del dolore che si accanisce sugli incolpevoli.

Tra le righe 02_04_2011
Edipo re - Sofocle

Viene da chiedersi il senso dell’ennesima traduzione dell’Edipo re, già disponibile in tante versioni: una in più sembra persino uno spreco, di carta e tempo. Il nostro mondo, però, gronda e sempre gronderà di riferimenti ai classici. E intanto stiamo perdendo, drammaticamente, la capacità di accedere senza mediazione ai testi in lingua originale. Si profila una sorta di nuovo Medioevo, nato dall’abbondanza di mezzi, dispersività intellettuale e pigrizia mentale in cui sprofondiamo, a partire dall’insegnamento delle lingue classiche, che più che promuovere, spesso avvilisce e censura il piacere di accostarsi ai testi latini e greci oltre la costrizione della versione. Ma il lettore non è mai passivo, perchè riscrive il testo, e a maggior ragione lo fa il traduttore.

Sofocle esprime, in modo fortissimo, il mistero del dolore che si accanisce sugli incolpevoli; la sua tragedia medita sul comportamento umano, s’interroga sul suo atteggiamento nelle difficoltà, dichiara che nella vita incide il mistero della presenza degli dei, i quali operano su un piano incommensurabilmente più in alto di quello umano (tanto che solo nell’Aiace, Sofocle presenta l’incontro fra una dea, Atena, e gli uomini, Odisseo e Aiace). È del tutto inutile opporsi alla volontà divina, perché è insondabile, dice l’Antigone: “Quale delirio degli uomini potrebbe fermare la tua potenza, o Zeus?”(v. 605).

Predizioni e oracoli fraintesi ritmano l’Edipo re; e a differenza dell’Oedipus di Seneca, il cui protagonista entra in scena già gravato da un’ombra di sciagura e colpevolezza, l’Edipo sofocleo, al contrario, è il buon governante per eccellenza; è sovrano solerte, attivo e preoccupato di risolvere il grande problema, la pestilenza, che travaglia la città. Solo lentamente, però, attraverso una successione di indizi che han fatto parlare dell’Edipo re come primo “giallo” della storia, scoprirà, con bruciante ironia, che la creatura impura che ha contaminato la città è proprio lui. A misura del suo riconoscere in sé l’identità di chi, assassino del padre e sposo della madre, ha sovvertito le leggi divine e umane, la luce da cui Edipo è illuminato passa da solare e positiva a tetra e gravata di sciagura. L’Edipo re, tanto citato nella Poetica aristotelica (sebbene, agli agoni teatrali, non avesse ottenuto il primo, ma solo il secondo premio), necessita così, per la sua complessità, d’un traduttore competente e anche sensibile, quale è G. E. Manzoni, docente presso l’Università Cattolica di Brescia, non solo studioso, ma anche ottimo insegnante; e come tale sa che il classico va vivificato, non imbalsamato, né soffocato da un apparato di note e bibliografia straripante.

Serve, invece,
il giusto compendio di sapienza e di competenza per restituire il meraviglioso equilibrio della lingua di Sofocle, che il traduttore riformula in un italiano nitidissimo, corrente eppure depurato da ogni eccesso verso l’alto o verso il basso. Perché il vero filologo è sempre un buon insegnante, che sa spiegare, con completezza e semplicità, per esempio, perché Edipo, sovrano premuroso, sia definito nel titolo originale tyrannos, “tiranno”, oppure quali analogie intercorrano tra Edipo e l’altro grande sofferente incolpevole della tradizione, questa volta cristiana, Giobbe. Il volumetto della Morcelliana è una lettura preziosa, che non merita d’essere avvilita come oggetto di consultazione, ma che nutre cuore e mente, con piacere e partecipazione, con quella tensione comunicata dai grandi libri, che dicono cose grandi con solenne semplicità.

 

Sofocle
Edipo re

(a cura di Gian Enrico Manzoni)
Morcelliana, 192 pp., 12,50 euro.