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CAMBIAMENTO CLIMATICO

Ecologismo: arrivano le carte di credito che rieducano

Normalmente temiamo che la carta di credito blocchi un nostro acquisto, perché è finito il credito. Ma già da due anni si stanno diffondendo carte di credito che bloccano un nostro acquisto perché è climaticamente scorretto. Si stanno sperimentando nuove forme di controllo sociale, superando governi troppo lenti sulle politiche climatiche. 

Creato 28_11_2022
Punteggio

Normalmente temiamo che la carta di credito blocchi un nostro acquisto, perché è finito il credito. Ma già da due anni si stanno diffondendo carte di credito che bloccano un nostro acquisto perché è climaticamente scorretto. Cioè, secondo i dati della banca emittente, con i nostri acquisti rischiamo di emettere troppa CO2.

Al di là dei singoli casi e prodotti finanziari, questo è un tipico esempio di come si afferma un’egemonia ecologista. La Cop27 in Egitto si è conclusa con poco o nulla, come sempre quando si mettono assieme governi molto differenti. E in un periodo di crisi energetica è ancora più difficile convincere le opinioni pubbliche a fare sacrifici nel nome della lotta al riscaldamento globale. Per questo motivo, gli ecologisti hanno sempre tentato di scavalcare i governi e le loro lungaggini per imporre le loro regole direttamente alla società, con metodi che vanno dal persuasivo all’autoritario. Non i pochi estremisti che si incollano alle pareti, imbrattano i quadri nei musei e bloccano il Grande Raccordo Anulare. Quelli fanno notizia, provocano più indignazione che attenzione nella gente comune e il loro gesto rimane quasi certamente senza seguito. Il lavoro degli ecologisti che non si vede, ma ha un impatto decisamente maggiore, è il lavoro di lobbying presso grandi aziende e banche, per introdurre metodi di controllo “dal basso”, direttamente nella società, regolando il mercato, prima con norme consuetudinarie e volontarie. Poi, quando il terreno è pronto, anche con leggi di Stato.

Come fare a indurre le persone a condurre una vita che produce poche emissioni? Molto semplicemente, colpendolo nel portafogli. L’ultimo esempio è quello della carta di credito, sul circuito Visa, che dall’inizio dell’anno prossimo sarà emessa dalla banca cooperativa canadese Vancity, di Vancouver. Molti siti Internet ne stanno parlando in questo periodo. Per non essere tacciati di complottismo, facciamo parlare direttamente Vancity: «Ogni titolare di carta di credito Vancity Visa sarà in grado di monitorare le emissioni di carbonio stimate per i propri acquisti con carta di credito. I soci potranno vedere come il loro conteggio mensile si confronta con la media nazionale, o quali acquisti con carta di credito hanno il costo ambientale più alto. Il Carbon Counter aiuterà i titolari di carta Vancity a capire l'impronta di carbonio dei loro acquisti e fornirà consigli su cosa fare per ridurre la propria impronta di emissioni».

Per avere i dati necessari a capire quante emissioni “pesa” ogni bene o servizio acquistato, è intervenuta una azienda ecologista: «Vancity collabora con ecolytiq, una delle aziende leader in Europa nella tecnologia di impegno per il clima, per fornire il primo Visa Carbon Counter in Canada. La soluzione di ecolytiq combina la sensibilizzazione sul clima, l'educazione e il nudging comportamentale nel suo strumento per le istituzioni finanziarie». Con “nudging comportamentale”, traducendo dall’oscura terminologia sociologica inglese, si intende: una spinta a comportarsi “bene”. Era un esempio di “nudging comportamentale” il Green Pass obbligatorio, ad esempio: anche se non sei obbligato a vaccinarti, non vaccinandoti potrai fare sempre meno nella tua vita.

Il progetto non è nuovo, ne avevamo parlato l’anno scorso su queste colonne. Ci aveva pensato anche la start up svedese Doconomy, nel 2020, usando il circuito Mastercard, in quel caso: Do Black, la prima carta di credito che ti dice quanto inquini e blocca le tue spese “se esageri”. Gli utenti che si mostrano rispettosi per l’ambiente ricevono anche premi economici. I proprietari di Do Black, infatti, potranno ricevere rimborsi da negozi collegati al sistema.

Finché sono scelte personali e sono i clienti che chiedono carte di credito di questo tipo, non è un problema grave. La questione riguarderà solo chi vuole imparare a vivere in modo climaticamente corretto. Non è una scelta facile. Infatti, quel che mangi, bevi, dove vai, quanto ti riscaldi, quanto ti rinfreschi, quanti elettrodomestici usi, come ti vesti, quali sono le tue abitudini, tutto ha un impatto diretto o indiretto sul clima. L’uomo è un peso per il pianeta, secondo l’ideologia ecologista. Meno ci si muove, meno si mangia, meno energia si consuma (e meno figli si fanno) e meglio è. Questa è la logica che deve guidare l’azione dell’uomo nuovo. Ma se questa fosse la scelta di pochi puritani climatici, non ci sarebbe alcun effetto sulle politiche di lotta al riscaldamento globale. Perché questa strategia abbia effetto, tutti devono diventare dei puritani climatici.

Un articolo di Nature (rivista scientifica) reintroduce il concetto delle "Personal carbon allowances" (Pca), cioè le quote carbonio che ogni persona è autorizzata a consumare. Non si rivolge solo a persone che volontariamente adottano questo stile di vita. «Un sistema di Pca prevede che tutti gli adulti ricevano un'uguale quota di carbonio negoziabile che si riduce nel tempo in linea con gli obiettivi nazionali. Nella sua concezione originale, la quota potrebbe coprire circa il 40% delle emissioni di carbonio legate all'energia nei Paesi ad alto reddito, comprendendo le emissioni di carbonio degli individui relative a viaggi, riscaldamento degli ambienti, riscaldamento dell'acqua ed elettricità» (corsivo nostro, ndr). Lo stesso articolo ritiene che questo sistema vada rivisto. Ma come? Introducendo massicciamente l'intelligenza artificiale. Dunque, con un controllo maggiore sull'azione individuale. «L'intelligenza artificiale potrebbe essere particolarmente vantaggiosa per i progetti di Pca che includono anche le emissioni legate al cibo e al consumo. Molte applicazioni volontarie per smartphone sono già in grado di rilevare i comportamenti personali di viaggio e di alimentazione per stimare le emissioni di carbonio e le potenziali conseguenze sulla salute. Gli algoritmi di queste app sono in grado di capire in modo intelligente la modalità di trasporto sulla base della velocità e della traiettoria dell'utente e di stimare le emissioni legate al cibo sulla base delle abitudini di acquisto. Ma soprattutto, l'apprendimento automatico potrebbe aiutarci a capire quali informazioni e consigli sono più efficaci per promuovere il cambiamento di comportamento attraverso le Pca».

Ci sarà un governo, prima o poi, che darà l’esempio assegnando a tutti quote carbonio massime consentite, così come oggi già avviene con le aziende e le loro emissioni? Ci si può arrivare in tre semplici passaggi e le nuove carte di credito stanno mostrando la via. Prima l’obbligo di pagare con moneta elettronica. Poi l’introduzione nel mercato di carte di credito che usano la tecnologia per controllare quali acquisti stai facendo e giudicare se sono conformi o meno agli obiettivi ecologici fissati dal governo. Infine basta rendere obbligatorie queste ultime, per completare il giro e avere un regime di controllo capillare, simile a quello cinese dei crediti sociali.

Almeno si potrà dire quel che si vuole, anche se non conforme all’ideologia ecologista? Non sempre. Facebook, ad esempio, ha già introdotto il “banner” climatico, dopo aver introdotto quelli sul Covid-19 e sui vaccini. Qualunque cosa un utente scriva sul clima, soprattutto se scettica, verrà automaticamente segnalata da un banner con la dicitura: “Scopri come sta cambiando la temperatura media nella tua area geografica” e il link “Esplora le informazioni sulle scienze climatiche” che porta ai siti dell’Ipcc, della World Meteorological Organization e UN Environment Program. Non è (ancora) una forma di censura. Ma un principio di rieducazione.