Ecco le sette menzogne capitali di Renzi Pinocchio
Le interviste rilasciate negli ultimi giorni a quotidiani nazionali da Renzi e dal suo braccio destro, Maria Elena Boschi, non lasciano più spazio a incertezze ed equivoci di sorta. Il governo Renzi-Boschi è il governo della menzogna elevata a sistema. Esaminiamo le sette bugie principali che cerca di propinare agli italiani.
Le interviste rilasciate negli ultimi giorni a quotidiani nazionali da Renzi e dal suo braccio destro – o forse sinistro, o di più – Maria Elena Boschi, che ha fatto outing rilevando di essere favorevole anche alle adozioni omosessuali, non lasciano più spazio a incertezze ed equivoci di sorta. Il governo Renzi-Boschi è il governo della menzogna elevata a sistema. In Italia abbiamo avuto molti cattivi governi. Ma pochi hanno fatto un uso sistematico della menzogna come questo. Il Pd è davvero l’erede dei partiti comunisti, che Alexander Solzenicyn ha descritto in modo memorabile come i partiti della menzogna al potere. Può sembrare un’esagerazione. Ma non è così. Esaminiamo le sette menzogne principali che Renzi e Boschi cercano di propinare agli italiani: sette, come i peccati capitali.
Prima menzogna: «Non stiamo introducendo il matrimonio e le adozioni omosessuali». È incredibile, ma Boschi e Renzi presentano le unioni civili della Cirinnà come qualche cosa di diverso dal “matrimonio” omosessuale. Salvo pochi ingenui, tutti sanno che si tratta di una bugia. Lo aveva detto già nel 2014 il padre spirituale della legge, il sottosegretario e renziano di ferro Scalfarotto, intervistato da Repubblica: «L’unione civile non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik». E il 28 dicembre 2015, sul Corriere della Sera, Micaela Campana, responsabile welfare e terzo settore del Pd, personaggio chiave in questi ultimi giorni sul fronte delle unioni civili, così si esprimeva: «Il Pd, appena dopo l’approvazione delle unioni civili, non può che incamminarsi sulla strada dei matrimoni gay».
“Matrimoni”, dunque, e per di più – ma sarebbero inaccettabili anche se questo “di più” non ci fosse – completi di adozione e di utero in affitto. Con fare vagamente razzista, Renzi e Boschi affermano che le donne italiane sono protette, perché è vietato affittare uteri in Italia. Certo: ma la legge sulle unioni civili, consentendo l’adozione del figlio biologico di uno dei partner dell’unione omosessuale fra due uomini, di fatto li incita ad andare ad affittare l’utero di una donna disperata in Ucraina o in Asia. Risibili sono poi le dichiarazioni di Renzi secondo cui il suo governo vuole fare qualcosa per le famiglie. Nessuna agevolazione fiscale alle famiglie, divorzio breve, riforme nelle leggi sulla droga che facilitano gli spacciatori e ampliano il consumo fra i giovani… sarebbe questa una politica per la famiglia? E sbagliano anche i politicanti che considerano queste vicende secondarie. Come ha insegnato Benedetto XVI, oggi la questione antropologica è la prima questione sociale. Chi sbaglia antropologia sbaglia politica, e chi distrugge la famiglia distrugge il Paese.
Seconda menzogna: «Stiamo diminuendo le tasse». Anche questa è una bugia, che prende in giro anzitutto le famiglie. Lo afferma la Banca Mondiale: la pressione fiscale in Italia continua ad aumentare. Ne abbiamo parlato giorni fa su questa testata (clicca qui). La pressione fiscale reale sulle famiglie è la più alta d’Europa e sottrae loro il 68% del reddito. Dopo l’articolo pubblicato sulla Bussola mi ha scritto un docente universitario di economia, dichiarandosi d’accordo sulla sostanza, ma sostenendo che in realtà la pressione fiscale italiana è diventata ancora più alta, ed è in effetti la più alta del mondo. Perché i calcoli della Banca Mondiale prendono per buoni i dati forniti dal governo italiano, in realtà esagerati, sull’evasione fiscale, e aggiungono al reddito dichiarato una percentuale arbitraria di presunto reddito non dichiarato, ottenendo un reddito complessivo “reale” su cui calcolano l’incidenza delle tasse dirette e indirette. Se, come questo docente e molti altri pensano, i dati sull’evasione fiscale trasmessi dal governo alla Banca Mondiale sono esagerati, la pressione fiscale si mangia non il 68%, ma più del 70% del reddito di ogni famiglia italiana. Un titolo mondiale di cui faremmo volentieri a meno.
Terza menzogna: «C’è la ripresa economica». Il 1° gennaio 2016 è successo qualcosa di clamoroso. Eurostat, l’ufficio statistico europeo, ha diffuso una nota che ha pochi precedenti, la quale – tradotta dal burocratese delle istituzioni europee – suona più o meno così: «Il governo italiano mente, non c’è nessuna ripresa e le statistiche italiane sono le peggiori d’Europa insieme a quelle greche», Il livello della produzione industriale italiana è ancora di oltre il 31% inferiore rispetto ai massimi pre-crisi e ha recuperato solo il 3% rispetto ai minimi toccati durante la recessione. Per un confronto, la Francia ha recuperato l’8%, la Germania il 27,8%, la Gran Bretagna il 5,4% e la Spagna il 7,5%. Nel settore immobiliare, nell’ottobre del 2015 l’Italia era 85 punti sotto il massimo pre-crisi e ha toccato il nuovo minimo assoluto dall’inizio della crisi economica. Di nuovo per un confronto, nella maggioranza degli altri Paesi gli immobili hanno recuperato, dal 3,4% della Francia al 32,9% della Spagna.
In Europa l’Italia fa peggio di tutti gli altri Paesi economicamente avanzati nell’occupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni), con un tasso di occupazione (attenzione: di occupazione, non disoccupazione) del 15,1% contro il 28% della Francia, il 43,8% della Germania, il 48,8% del Regno Unito. È interessante notare che Eurostat è espressione degli stessi poteri forti europei che hanno inizialmente voluto e sostenuto il governo Renzi. Ma quel che è troppo e troppo, e l’unico favore che Eurostat ha fatto a Renzi è smascherarlo a Capodanno, con gli italiani ancora distratti dal veglione. Le leggi dell’economia sono del resto implacabili. Nessun Paese con la pressione fiscale alta come quella italiana può generare ripresa.
Quarta menzogna: «Le riforme istituzionali ci daranno più democrazia». Profittando del fatto che il referendum sulle riforme istituzionali non richiede un quorum – anche se vota il 10% degli italiani, e la metà più uno di questo 10% vota a favore, la riforma passa – Renzi si prepara a fare approvare una riforma istituzionale che svuota di ogni potere il Senato ed è accompagnata da una riforma elettorale che consegna tutti i poteri al partito (non alla coalizione) che prende più voti degli altri, con un congruo premio di maggioranza. Gli italiani sono stati preparati da una demagogia alimentata da tanti tribuni televisivi su quanto costa il Senato. La verità è che tutti i senatori, i loro portaborse e le loro auto blu costano meno in un anno di un giorno di deficit della sanità pubblica. Non si tratta di punire la «casta» ma di togliere al Senato quei poteri che oggi hanno frenato per mesi la legge Cirinnà e affossato la legge Scalfarotto sull’omofobia. Senza Senato in Italia avremmo già la Scalfarotto, la Cirinnà e anche la legge sull’eutanasia.
E la riforma elettorale è direttamente ispirata a quei modelli francesi dove il partito di opposizione al sistema, il Front National – qualunque cosa se ne pensi – con il 13% dei voti nel 2012 ha preso 2 seggi su 577. In un sistema sostanzialmente tripolare come quello italiano – oltre a centro-sinistra e centro-destra, vanno considerati i 5 stelle – se Renzi prendesse il 34% contro il 32% ciascuno degli altri poli, cioè fosse bocciato dal 66% degli italiani, avrebbe comunque una maggioranza di seggi che gli consentirebbe di fare tutto quello che vuole.
Quinta menzogna: «Governiamo l’immigrazione». Questa sembra piuttosto una barzelletta. Nel 2010, soltanto cinque anni fa, le persone sbarcate sulle coste italiane erano state 4.406; in alcuni giorni negli ultimi due anni si è superata una simile cifra nell’arco di appena ventiquattr’ore. Nel 2014 abbiamo avuto 170.000 sbarchi. Nel 2015 il consuntivo ci darà una cifra più meno simile. Non si riesce a espellere praticamente nessuno. L’ordine di espulsione ai clandestini è un cortese invito ad allontanarsi, si può immaginare con quali risultati. Di fronte a questa situazione, il governo Renzi ha dapprima proposto di eliminare quanto resta del reato d’immigrazione clandestina – una normativa, è vero, di fatto disapplicata dai nostri giudici, ma la cui abrogazione darebbe un segnale politico e culturale evidente a chi pensa di raggiungere illegalmente l’Italia –, poi, sembra, impaurito dalle reazioni dell’opinione pubblica ha fatto marcia indietro.
Sesta menzogna: «Ci facciamo rispettare in Europa». È vero che i numeri spaventosi dell’immigrazione illegale non dipendono solo dall’incapacità del governo italiano di gestire il fenomeno, ma dalle obsolete normative europee. Renzi si è conquistato qualche applauso alzando la voce in vertici europei, ma lo ha fatto a principale beneficio dei media e degli elettori italiani. Chi comanda in Europa non lo prende sul serio, e non solo per l’inglese maccheronico. Le promesse di ridistribuire i rifugiati hanno finora portato a trasferire dall’Italia in altri Paesi poche centinaia di persone. Sull’economia e sulle banche, Renzi ha preso dall’Europa più che altro bacchettate.
Settima menzogna: «Abbiamo ridato speranza agli italiani». Certamente sparare a ripetizione bugie e promesse che si sa di non poter mantenere ha all’inizio un effetto euforico sul corpo sociale. Ma funziona come la droga: l’euforia dura poco, poi subentra la depressione. La più grande società di ricerche mondiali, la Gallup, ha diffuso il 9 gennaio 2016 il suo annuale sondaggio sulla felicità e la speranza (clicca qui), uno strumento di lavoro fondamentale per i sociologi di tutto il mondo. L’Italia nell’indice di ottimismo economico Gallup, cioè di aspettative che la propria situazione economica possa migliorare, è all’ultimo posto al mondo. Solo l’8% degli italiani, meno di uno su dieci, crede a un 2016 migliore. Perfino il devastato Iraq (13%) va meglio di noi.
L’indice Gallup della speranza – che non riguarda solo l’economia, ma come si guarda al futuro in generale – vede l’Italia ancora all’ultimo posto: solo il 15% guarda al futuro con speranza. Siamo lontani anche dal penultimo Paese, la Corea del Sud che ha il record mondiale dei suicidi, dove guarda al futuro con speranza il 21%. Certo, c’è quel 15% che spera. È probabile che Renzi abbia appreso la lezione del suo maestro Obama, e che sperino pochi super-ricchi e manager super-pagati e irresponsabili, magari di banche (vero, ministro Boschi?), mentre la classe media si proletarizza e i poveri diventano sempre più poveri. Davvero un bel risultato, su cui tanti dovrebbero riflettere.