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AFRICA

Ebola killer, e la colpa ricade sui bambini

La diffusione del virus - le cui vittime sono ormai vicino alle 10mila - esaspera il fenomeno della "caccia all'untore". In massima parte sono i bambini ad essere ritenuti "stregoni" e vengono uccisi per scacciare gli spiriti malevoli. Si tratta di decine di migliaia di vittime, molte le opere missionarie che cercano di salvarli.

Esteri 01_03_2015
Non siamo streghe o stregoni

Non siamo streghe o stregoni

Di ebola non si parla quasi più, ma continua a uccidere: i morti sono ormai 9.675, stando al bollettino dell’Oms del 26 febbraio. Tra le ultime vittime c’è anche Augustine Baker, un cittadino della Sierra Leone, deceduto il 24 febbraio: un eroe non celebrato che per mesi, pur consapevole del rischio, si è prodigato instancabilmente per assistere e proteggere i bambini resi orfani dall’epidemia. Lavorava in un orfanotrofio fondato nel 2004 alla periferia della capitale Freetown da una associazione non governativa britannica e che, prima dell’epidemia, si occupava dei bambini di strada. Zaino in spalla – così lo ricordano i colleghi – penna e taccuino a portata di mano raccoglieva informazioni e andava a cercare i bambini senza più genitori per portarli all’orfanotrofio, recandosi se necessario anche nelle comunità più a rischio. «Era ben conscio del pericolo – dice di lui Philip Dean, uno dei fondatori della struttura – ma lo faceva lo stesso perché sapeva che bisognava farlo». 

L’urgenza di individuare gli orfani e portarli in un posto sicuro deriva non solo dal fatto che nessuno provvede più a loro, ma anche dal rischio che, ormai senza tutele, siano più facilmente di altri bambini vittime del clima creatosi negli stati colpiti da ebola – oltre alla Sierra Leone, la Liberia e la Guinea Conakry – dove il timore del contagio ha rafforzato superstizioni e credenze, rendendole più vive che mai. Spesso a farne le spese sono medici, paramedici e volontari. In Guinea, ad esempio, gli attacchi sono in media dieci al mese, sostiene la Croce Rossa Internazionale, suscitati dal sospetto che, mentre assistono i malati, seppelliscono i morti e spargono disinfettanti, in realtà stiano diffondendo la malattia: siano, in altre parole, degli untori.

A fine gennaio anche tre sacerdoti per questo sono stati sequestrati in un villaggio e duramente picchiati dagli abitanti inferociti che hanno incendiato i loro automezzi e poi, senza più freni, hanno attaccato il municipio e hanno dato fuoco all’edificio dopo averlo saccheggiato. Lo scorso anno nella sola Guinea otto persone hanno perso la vita, vittime di folle impazzite. 

Di loro si sa. Invece non sarà forse mai possibile quantificare il numero di bambini uccisi perché ritenuti stregoni, responsabili della diffusione dell’epidemia: di sicuro tanti, purtroppo, come d’altra parte succede in tutto il continente, anche in assenza di emergenze e crisi, perché in Africa i sospetti di stregoneria ricadono molto spesso proprio sui bambini e per questo decine di migliaia di bambini vengono abbandonati, seviziati e uccisi ogni anno.

Nella sola Repubblica Democratica del Congo si calcolano oltre 70.000 bambini, maschi e femmine, accusati di stregoneria, torturati e uccisi. A Kinshasa, la capitale, non meno di 30.000 rischiano di subire la stessa sorte. A rendere la notizia più agghiacciante, è il particolare che quasi tutti sono in questa condizione perché i loro stessi familiari, il padre e la madre, si sono convinti che siano stregoni e li hanno cacciati di casa. Sono accusati di trasformarsi in animali, di mangiare carne e sangue umani. Soprattutto sono accusati di aver malignamente provocato danni e disgrazie: un furto, un bicchiere o una sedia rotti, un incidente sul lavoro, un animale domestico disperso, una malattia, la morte di qualcuno… Il sospetto può cadere su qualsiasi bambino, che abbia due anni o dieci, non importa. Ma è più probabile che succeda a chi presenta certe caratteristiche fisiche o comportamentali: una malformazione, il fatto di balbettare, ma anche una particolare vivacità intellettuale o un modo timido di porsi.

In Togo il centro missionario salesiano spagnolo assiste centinaia di bambini accusati di stregoneria. Nel 2014 ha realizzato un documentario per raccontare la storia di alcuni di loro: di Georgette, con le mani rovinate per essere stata costretta dal padre e dalla matrigna a immergerle nell’acqua bollente per provare di non essere una strega, altrimenti l’avrebbero uccisa; e di Rosalie, accusata di stregoneria dalle compagne di scuola e, anche lei per dimostrare di non esserlo, costretta a bere un certo intruglio rivelatore… nella sola missione salesiana di Kara, il 40% dei 110 bambini ospitati sono “stregoni”. 

Gli altri, quelli che missionari e cooperanti non riescono a salvare, vivono per strada, malmenati, umiliati, costretti a cibarsi di rifiuti raccattati nelle discariche e a prostituirsi, finché qualcuno magari non li uccide, certo di liberare il mondo da un’entità malevola. Le loro esistenze sacrificate ci dimostrano che cosa succede là dove viene meno il rispetto per ogni vita umana, per piccola e imperfetta che sia.