E sulla fronte della Vergine dipinta comparve un livido
Nel Duomo di Montepulciano, si conserva un’immagine miracolosa della Vergine. Si narra che l’effige venne colpita da che un tale arrabbiato per avere perduto al gioco delle bocce. Sulla fronte della Vergine comparve subito un livido. La devozione nei confronti dell’icona crebbe a tal punto che venne traslata in Duomo.
Quella del Duomo di Montepulciano (Siena) è una delle due Porte sante del Giubileo della Misericordia presenti sul territorio dell’omonima diocesi. L’odierna cattedrale fu eretta sul luogo di una pieve di cui prese il posto quando, nel 1561, il paese senese fu eletto sede vescovile. Dell’antica pieve di Santa Maria resta ancora oggi, sul fianco sinistro della chiesa, la torre campanaria in conci di laterizio e travertino, risalente alla fine del Quattrocento.
La costruzione, che prese avvio nel 1594 su disegno dell’architetto orvietano Ippolito Scalza, fu conclusa solo un secolo più tardi e nel 1712 il tempio venne solennemente consacrato. L’incompiuta facciata a salienti si eleva sopra un’ampia scalinata. Nel suo marmo allo stato grezzo si aprono tre portali e tre finestre, mentre semplici paraste tuscaniche, in cui si inseriscono archi a tutto sesto, rivestono i fianchi della cattedrale. Gli stessi archi, impostati su grossi pilastri, scandiscono lo spazio interno dividendo la pianta a croce latina in tre navate, di cui quella centrale coperta da volta a botte.
In Cattedrale, sull’altare del transetto sinistro, si conserva un’immagine sacra della Vergine, qui traslata dalla chiesetta di San Martino in seguito all’intensificarsi dei miracoli da Lei compiuti. Una piccola Maestà, con la Madonna, Gesù Bambino e San Giovanni, era affrescata, sul finire del Cinquecento, su un muro di una casa nei pressi dei fondi di San Martino. Accadde allora che un tale Vincenzo del Mincio, arrabbiato per avere perduto al gioco delle bocce, colpì con un maglio la fronte della Vergine sulla quale comparve subito un livido. La devozione nei confronti dell’icona crebbe a tal punto che le si costruì attorno una cappella dove essa rimase fino alla traslazione in Duomo.
La pala dell’altare maggiore, il cui splendore cattura subito lo sguardo del fedele, è considerata il capolavoro di Taddeo di Bartolo, uno dei più significativi pittori senesi della fine del Trecento. Si tratta del trittico dell’Assunzione al centro del quale la figura monumentale dell’Assunta è circondata da angeli, Serafini e Cherubini, mentre sotto di Lei i dodici apostoli si accalcano attorno alla Sua tomba vuota, fiorita di rose.
La lettura del dipinto prevede, dunque, una lettura verticale, cominciando dalla Morte della Vergine per arrivare alla Sua Incoronazione, rappresentata nel pannello superiore. Sopra le ante laterali, popolate da figure di Santi adoranti la Vergine, sono presenti l’Angelo da una parte e l’Annunziata dall’altra. La predella, infine, racconta episodi della vita di Gesù e del Vecchio Testamento.
Inserita in un pilastro che divide due cappelle, la tavola di Sano di Pietro, su fondo oro, con Maria e il Bambino, è un’ulteriore icona oggetto di profonda devozione. In loco oggi c’è la copia dell’originale, realizzata intorno alla metà Quattrocento e custodita nel museo locale. Anche il Fonte Battesimale è un prezioso manufatto artistico, ereditato dall’antica pieve. Il nome del suo artefice è Giovanni di Agostino ma fu Andrea della Robbia a realizzarne il dossale in terracotta policroma, raffigurante l’Annunciazione e quattro santi.