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CONCLAVE AUTOGESTITO

È morto l'antipapa

La morte di David Bawden, che si presentava come “papa Michele”, apre una finestra sul mondo sommerso degli antipapi contemporanei. Un pugno di persone che rivendicano di essere il legittimo successore di Pietro. Ma la crisi nella Chiesa non si risolve con il fai-da-te.

Ecclesia 06_08_2022 Español

Martedì 2 agosto all’età di 62 anni in un hospice di Kansas City è morto David Allen Bawden, un nome che alla maggior parte dei lettori dirà poco, ma che apre una finestra sulla galassia dei pretendenti al soglio di Pietro. Bawden era infatti noto agli “addetti ai lavori” col nome di “papa Michele”: la figura di un antipapa non appartiene solo al passato e Bawden non era affatto l’unico. Mentre si discute sulla possibilità che anche papa Francesco rinunci e sulla compresenza con il predecessore Benedetto XVI (nonché sulla stessa definizione canonica del papa emerito), in tutto il mondo ci sarebbero altri pretendenti al soglio pontificio, censiti da PierLuigi Zoccatelli. La maggior parte dei gruppi sedevacantisti si limita a considerare eretici e invalidi i pontefici succeduti a Pio XII (ma non tutti, come vedremo) senza voler imporre un proprio antipapa. Alcuni gruppi – detti appunto “conclavisti” – invece provvedono da sé con un “conclave autogestito”, come avvenne appunto a Belvue, in Kansas, il 16 luglio 1990.

Quello di Bawden-Michele è stato un (anti)papato atipico per varie ragioni. Innanzitutto, nel 1990 fu eletto a soli trent’anni da un gruppo di sei persone, compreso lui e i suoi genitori. Già seminarista «lefebvriano» (etichetta imprecisa che usiamo solo per brevità) prima a Ecône e poi in Michigan, mandato via dal seminario approdò a posizioni sedevacantiste.  La sua comunità è sempre stata ridotta al minimo: morto il padre nel 1995, praticamente viveva con sua madre e aveva in tutto poche decine di seguaci. Nel 2013 affermava di avere quattro aspiranti al sacerdozio. A fronte dell’esiguità del gruppo, però, “papa Michele” era tra i più noti anche per via della presenza in internet, sia personalmente sia con la dicitura Vatican in Exile, e persino con un proprio profilo Linkedin, in cui naturalmente si presentava come “Pope Michael”. Nel 2010 gli fu dedicato un documentario di oltre un’ora che offre uno spaccato di questa… “chiesa domestica” (letteralmente tale, dal momento che la cappella confina con il soggiorno). L’altra anomalia consiste nell’ordinazione sacerdotale e nella consacrazione episcopale, che avrebbe ricevuto soltanto nel 2011 per mano del vescovo “vagante” Robert Biarnesen: praticamente ha vissuto due terzi del suo “pontificato” da laico.

I conclavisti come Bawden, è superfluo specificarlo, non hanno a nulla a che fare con la Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da mons. Marcel Lefebvre, al di là di eventuali contatti. L’attitudine critica verso le autorità romane conciliari e post-conciliari non ha mai impedito ai membri della Fraternità di riconoscere nei papi di volta in volta succedutisi l’autentico successore di Pietro, che menzionano anche nella Messa, celebrata dunque una cum, ovvero in comunione con lui (dalle parole del Canone: «una cum… Papa nostro Francisco»). Diversamente sarebbero state piuttosto difficili (oltre che insensate da ambo le parti) concessioni come quella relativa alla validità delle confessioni e altri segni che nel corso di decenni di rapporti altalenanti tra Roma ed Ecône, non ne hanno mai messo in discussione la qualità di sacerdoti cattolici, sia pure in uno stato canonico da definire.

Il conclavismo non è neanche sinonimo di sedevacantismo tout court, né tantomeno di sedeprivazionismo: definizione, quest’ultima dell’Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia, che a differenza della Fraternità San Pio X non riconosce gli “occupanti” del soglio di Pietro, almeno da Paolo VI in poi e infatti non li nomina nel canone della Messa (celebrata quindi non una cum) proprio come avviene in tempi di sede vacante, per la morte o la rinuncia del pontefice; ma neanche loro si sognerebbero di convocare un conclave. Piuttosto considerano Francesco (e prima ancora Benedetto XVI e i predecessori “conciliari”) come papi canonicamente eletti, ma privi della potestà pontificia, che recupererebbero qualora abiurassero le “eresie” professate: è la tesi detta di Cassiciacum, elaborata dal padre domenicano Michel Guerard de Laurier. Guerard fu poi consacrato vescovo (naturalmente senza mandato pontificio) da mons. Pierre Martin Ngô Đình Thục, arcivescovo di Hue, in Vietnam. Il presule vietnamita (che poi morì riconciliato con la Santa Sede) fu alla base di numerose e sparse consacrazioni episcopali al punto che si parla di una “linea Thuc” di successione, che ha ormai superato più generazioni di vescovi, tra cui gli attuali antipapi palmariani.

Quella di Palmar de Troya, in Spagna, è la realtà conclavista attualmente più organizzata ed è già al quarto antipapa, Pietro III, lo svizzero Markus Joseph Odermatt. La Chiesa palmariana nasce dalle esperienze “mistiche” di Clemente Domínguez y Gómez (morto il 22 marzo 2005, dieci giorni prima del papa vero, Giovanni Paolo II) che assunse il nome di Gregorio XVII il 6 agosto 1978, dopo essere stato (a suo dire) incoronato direttamente dal Signore, in concomitanza con la morte di Paolo VI. Curiosamente quella palmariana è l’unica realtà della galassia sedevacantista che oltre a riconoscere la legittimità di papa Montini (ma non i suoi successori), lo venera addirittura come santo e martire. Per inciso, c’è stato anche un caso di rinuncia al pontificato palmariano: Gregorio XVIII, al secolo Ginés Jesús Hernández y Martínez, nel 2016 ha lasciato il pontificato e l’abito, convolando a nozze civili con Nieves Triviño, già monaca nella stessa organizzazione.

Ma che fine hanno fatto gli altri pretendenti sorti nel frattempo? Per fare solo qualche esempio, scarseggiano le notizie su Victor von Pentz, eletto ad Assisi nel 1994 col nome di Lino II (in una sorta di “conclave plenario” che radunava realtà sedevacantiste da vari Paesi) e fu bloccato dalla polizia mentre tentava di insediarsi in Laterano. E non si sa più granché della True Catholic Church dopo il 2009, anno della morte del cappuccino Lucian Pulvermarcher, autoproclamatosi Pio XIII. E infine “papa Michele”, appena scomparso. Nei giorni scorsi si sono diffuse voci di una estrema riconciliazione di Bawden, che sarebbe tornato in comunione con Roma e avrebbe persino ricevuto gli ultimi sacramenti dal suo parroco: voci però subito smentite. Ci sarà un nuovo conclave in Kansas? “Morto un papa se ne fa un altro”, dice il proverbio… ma morto un antipapa? Forse il fai-da-te non è il modo migliore per risolvere la crisi nella Chiesa.