È la non libertà il vero fallimento genitoriale
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Inutile stupirsi delle trasgressioni e delle violenze in famiglia. I ragazzi sono impreparati a neutralizzare gli effetti tossici appresi in un rapporto educativo iperprotettivo, che ha favorito una finta e illusoria forma di libertà: la “non libertà”.
È la non Libertà il fallimento genitoriale.
E, tutti a pensare che il vero pericolo per i nostri ragazzi e i nostri giovani siano le “cattive compagnie” …ignorando totalmente e sistematicamente che educare è, a tutti gli effetti, uno dei compiti più difficili ed impegnativi esistenti.
Educare, comporta un investimento di tempo, con regole, divieti, perciò, di conseguenza, con possibili conflitti, che comportano una continua tensione emotiva e affettiva in chi educa!
È ormai chiaro a tutti (psicologi, pedagogisti, psicoterapeuti, educatori, insegnanti, filosofi ecc.) che, i nostri ragazzi abbisognano di modelli chiari e nitidi, coerenti e rassicuranti, positivi e propositivi; invece, noi adulti li abbiamo imbottiti solo di un vuoto e materialistico benessere.
Loro, i nostri ragazzi, necessitano di valori veri e noi li abbiamo riempiti solo di oggetti, di capi firmati, di banali regali, ritenuti dal mondo dei cosiddetti adulti, come assolutamente necessari e indispensabili. Così, abbiamo rinforzato nei giovani un senso di onnipotenza – nella loro testa – ovvero, che tutto sia loro dovuto; facendo credere d’avere il diritto a tutto, e che ogni loro desiderio sia lecito a prescindere, sia esso una cosa buona, negativa o deleteria sempre e comunque.
Nella nostra società, dove all’interno della famiglia, il numero dei figli è, per la stragrande maggioranza delle famiglie italiane, di uno o al massimo due figli (vedi il dramma del calo della natalità in Italia) quindi, i figli assumono un valore prepotentemente “sovrano e assoluto”, relegando, di conseguenza, i loro genitori ad un ruolo di semplici servitori e vassalli!!!
E i genitori dove sono? Mercanteggiano? I sentimenti sono, forse, irrilevanti?
Siamo all’overdose psicologica: si offuscano le insicurezze, le preoccupazioni, i complessi d’inferiorità, e in concomitanza, assistiamo ad un progressivo annullamento dei valori della Fede, dell’Umanità intesa come il rispetto “degli altri uomini”, sentiti come un valore vero e non negoziabile; non considerati quali semplici burattini vittime di abusatori senza scrupoli e privi di qualsivoglia rispetto.
Qualche anno fa il “deviato”, l’emarginato, era identificato nel “tossicodipendente”: ora è sostituito dalla figura dell’Uomo “dipendente polivalente”.
I sentimenti propri e altrui diventano, pertanto, irrilevanti rispetto al proprio bisogno di emergere, alla smania di protagonismo; dovuta alla necessità di differenziarsi, di distinguersi, di farsi ben notare: schiavi del “terrore” di passare inosservati o invisibili agli occhi degli amici e della grande Società dei consumi, in genere.
Quindi? Che succede?
Accade che, i nostri ragazzi siano prigionieri delle loro fobie, delle loro ossessioni, dei loro stessi - come possiamo chiamarli - “schizzi”? E il “carburante”?
I nostri ragazzi ricorrono anche all’utilizzo di sostanze Psico-stimolanti, che generano “sensazioni psicofisiche” quali: l’alcool, la musica (vedi i Rapper, i Trapper e derivati vari); oltre che, agli anabolizzanti, esaltatori di potenza fisica e muscolare; trangugiando, altresì, di tutto, provocandosi, di conseguenza, la sospensione dei loro pensieri razionali e, via via, perdendo ogni forma di controllo e consapevolezza nella gestione cosciente della loro realtà nel quotidiano.
E poi, ci stupiamo delle trasgressioni e delle violenze in famiglia e nella società odierna? E, i genitori dove sono?
Questi ragazzi sono impreparati a codificare, a neutralizzare gli effetti devastanti e tossici appresi in un rapporto educativo iperprotettivo e sempre giustificante, che ha favorito in loro una finta e illusoria forma di libertà, ovvero, la “non libertà”!
Così, semplicemente, assistiamo alla violenza, all’aggressività, che molti giovani e giovanissimi manifestano contro sé stessi e contro gli altri. Non dimentichiamo che l’aggressività è in gran parte stata indotta e stimolata anche da un ambiente familiare disturbato; per poi essere definitivamente contaminata ed ampliata da modelli sociali distorti, dove i sentimenti di prepotenza dei ragazzi sono accresciuti in modo assoluto, soprattutto in personalità fondamentalmente fragili e disagiate!
Questa cultura, protesa allo sviluppo incontrastato, di trasgressioni (violente), sia in famiglia che nell’ambito sociale, determina una sorta di abitudine ed una assuefazione nella testa dei ragazzi e dei giovani; il che produce una mancanza di senso di colpa, anche dopo una loro manifestazione aggressiva e distruttiva, talvolta, portatrice anche di morte (cronaca attuale docet).
È incredibile come gli stessi ragazzi che la compiono si presentino come soggetti inconsapevoli, non solo del male fatto agli altri, altresì del male fatto, gravemente, a sé stessi. Questo è un fatto molto preoccupante, è indice di un’assoluta assenza della “Coscienza”.
Sappiamo, tutti, infatti, quanto la Coscienza sia una dimensione determinante nella Persona e nel suo sviluppo armonico e coerente per la vita. Quante volte nella vita di un giovane ci può scappare una tragedia, o viene riportato un reato grave; eppure, si tende ad attribuire tale gesto ad influenze esterne, che possono suscitare nel ragazzo emulazioni negative. Queste influenze entrano profondamente nella vita del giovane riempiendo un’assenza totale di valori già, purtroppo, respirata da tempo inconsapevolmente in famiglia.
Va da sé, che, se all’interno del contesto familiare, comportamenti aggressivi, oppure la smania per il denaro, per l’immagine, l’ossessione per il sesso etc. vengono considerati “ammissibili” e “normali”; di conseguenza siano poi sdoganati come atteggiamenti leciti, seppur negativi.
All’interno di molte famiglie questi target sono posti al vertice dei beni da perseguire e desiderare, pertanto, dotati di una potente spinta psicologica, che porta i ragazzi e i giovani, stessi a giustificare in modo assoluto ogni loro tipo di comportamento.
Del resto, cosa vuoi pretendere se in famiglia il senso del dovere, della fatica, della volontà, dell’impegno per raggiungere degli obiettivi validi, è stato sostituito da un vuoto ed inconsistente permessivismo, che vuole solo mantenere eternamente immaturi e fatui i nostri giovani.
A ragione, Benjamin Spock diceva che: «La nostra ostinata dedizione al materialismo ci ucciderà».
Vogliamo riaccendere il senso Spirituale e così alimentare l’Anima nei nostri giovani? Davvero non ci interessa che si perdano e affondino in un vuoto esistenziale?
Già duemila anni fa San Paolo indicava ai cristiani che:
“Tutto mi è lecito! Sì, ma non tutto (mi) giova”. (S. Paolo, 1 Cor. 6, 12)
Ovvero, non tutto ciò che ci piace ci rende liberi e ci fa bene! Capito?
*Comunità Shalom