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REPORTAGE

E la concorrenza aprì le acque del Giordano

Il sito del battesimo di Gesù, salutato come nuova scoperta, era in realtà già accessibile dalla Giordania. Ora anche Israele ha aperto la sua sponda.

Cultura 06_08_2011
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Il cartello “Pericolo: campo minato” non è esattamente ciò che ti aspetti di trovare in un luogo di pellegrinaggi. Ma è un elemento essenziale per capire Qasr al-Yahud, il luogo del Battesimo di Gesù da poche settimane tornato accessibile in Israele per i cristiani che si recano in Terra Santa.

Nell'era dell'archeologia spettacolo le nuove scoperte sono da prendere sempre con le molle: ad esempio sull'ultima presentata con grande enfasi a Gerusalemme dall'Israel Antiquities Authority - una campanella di duemila anni fa che avrebbe fatto parte dell'ornamento del Sommo Sacerdote - ci sono archeologi che hanno espresso grosse perplessità. Eppure, a poche settimane dal rinvenimento, il suono di questo “frammento del Tempio” è già ascoltabile sul web.

Questo discorso
non vale però per Qasr al-Yahud e per un motivo molto semplice: non si tratta affatto di una nuova scoperta ma della località sul fiume Giordano a una manciata di chilometri dalla città di Gerico che un'antichissima tradizione cristiana ha sempre identificato con il Battesimo di Gesù. Solo che finora c'era un piccolo problema: sorgeva in un punto politicamente molto infelice. Perché dal 1967 a oggi il fiume Giordano segna la frontiera tra i Territori controllati da Israele e la Giordania; frontiera caldissima ed estremamente problematica, dal momento che in quest'area desertica il fiume è un rigagnolo facilmente attraversabile a piedi. Così - per evitare infiltrazioni di terroristi - Qasr al-Yahud per oltre quarant'anni è rimasta zona militare chiusa, circondata da campi minati. Con un'unica eccezione: un giorno all'anno i cancelli si aprivano per la processione con la quale i francescani celebravano qui la memoria del Battesimo di Gesù.

E i pellegrini? Per loro Israele aveva allestito “un'area battesimale” sul Giordano molto più a nord, a Yardenit, poco più a sud del lago di Tiberiade. Un luogo “più sicuro” dal momento che entrambe le sponde del fiume lì sono in territorio israeliano; e anche attrezzato ad hoc dal ministero del turismo con scalinate che si addentrano nel fiume e comodi chioschetti. Una tappa frequentatissima soprattutto dai gruppi pentecostali, che qui spesso e volentieri celebrano i loro battesimi. Il problema, però, è che con Giovanni Battista e il battesimo di Gesù Yardenit non c'entra proprio nulla: i Vangeli, infatti, sono concordi nel raccontare che Giovanni battezzava nel deserto; qui invece siamo ancora nella verde Galilea.

A cambiare le carte in tavola ci ha pensato la Giordania che da qualche anno ha cominciato a guardare con molto interesse al turismo cristiano. E ha capito che Qasr al-Yahud poteva diventare il suo luogo santo per eccellenza. Perché il Vangelo di Giovanni colloca il Battesimo di Gesù in una località chiamata Betania oltre il Giordano. E “oltre il Giordano” non può significare sulla sponda israeliana. Così hanno cominciato a dare retta a padre Michele Piccirillo, il grande archeologo francescano scomparso tre anni fa, che prestava grande attenzione ai resti di una chiesa bizantina che sorgeva sulla sponda giordana di Qasr al-Yahud. Puntualmente gli scavi hanno confermato che fin dai primi secoli i cristiani lì ricordavano la figura di Giovanni il Battista. Così il re di Giordania ha dichiarato l'intera zona parco nazionale e ha varato un progetto molto ambizioso: ha messo a disposizione di ciascuna confessione cristiana un terreno per costruire una nuova chiesa.

E così oggi in mezzo al deserto ci sono cinque cantieri di altrettante chiese cristiane in avanzato stato di costruzione, oltre alla piccola chiesa più antica restaurata. E i pellegrini cominciano a inserire anche la Giordania nel loro itinerario in Terra Santa. Il ministero del turismo israeliano ha cominciato allora a preoccuparsi. Ed è così partito un progetto per riaprire anche la propria sponda di Qasr al-Yahud, diventata improvvisamente meno strategica dal punto di vista militare. Dall'anno scorso sono iniziati dei lavori di risistemazione: anche qui sono state realizzate delle gradinate che scendono nel fiume per i battesimi; è stato aperto un punto di ristoro; non c'è nessuna chiesa, ma è stata comunque allestita una tettoia in cemento con un altare dove è possibile celebrare la Messa. Così dalla metà di luglio il “sito del battesimo” accanto ai campi minati è stato aperto non solo ai gruppi di pellegrini, ma anche ai singoli che si addentrano fino a quest'angolo del deserto di Giuda.

E' aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17, senza bisogno di particolari permessi. E - potenza della concorrenza - vi si può accedere anche durante lo shabbat. A ricordare che comunque questa è una postazione di confine resta la presenza dei militari. Quelli israeliani, ma anche il soldato giordano che vedi benissimo ad appena una decina di metri dall'altra parte del fiume. E' lì per impedirti di fare la cosa che tì sembrerebbe più naturale: attraversare il Giordano e andare a pregare nelle chiese che sono lì a pochi passi. In fondo basterebbe un modesto ponticello. Ma se fosse tutto così semplice il conflitto arabo-israeliano non durerebbe da così tanto tempo...

Allora godiamoci intanto questo luogo santo, forse un po' anomalo, ma comunque ritrovato. Luogo vero, perché certificato dalla fede delle comunità cristiane che per secoli ne hanno tenuto viva la memoria, e non dall'ufficio stampa dell'ultima spedizione archeologica. Una fede così forte da riuscire alla fine ad aprire un varco persino in un campo minato.