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ABUSI

E galeotta fu la Messa in ospedale

L’8 maggio per il Papa a Venezia nell’Ospedale all’Angelo fu posto
un maxischermo. Il dipendente che
ne ha dato notizia è stato sospeso.

Attualità 28_11_2011
Il Papa in maxischermo

 

Leggiamo sul Gazzettino.it del 22 novembre 2011 che la Ulss 12 di Venezia ha sospeso per tre giorni, e senza stipendio, il dipendente che, in occasione della visita del Papa a Venezia nel maggio scorso, si adoperò affinché colleghi e degenti potessero vedere in diretta la messa celebrata da Benedetto XVI.

L’uomo, Bernardino Mason, dice che il direttore generale ha inteso così tutelare l’«immagine laica» dell’azienda. Quest’ultima replica che la sanzione disciplinare è dovuta a eccesso di zelo da parte del Mason, «perché con una sua email il dipendente aveva sollecitato il personale ospedaliero a seguire la messa del Pontefice durante l'orario di servizio». Il Mason non ci sta e ha annunciato un presidio alla fermata del bus davanti all’ospedale, nonché uno sciopero della fame. In effetti, l’8 maggio, giorno del papa, nell’Ospedale all’Angelo era stato posto un maxischermo per seguire l’evento, schermo collegato via cavo all’altro ospedale, quello di San Giovanni e Paolo.

Così, malati, familiari e visitatori hanno potuto assistere alla messa. A esclusione, evidentemente, di quegli operatori che dovevano mandare avanti la baracca anche se in città c’era il papa. Eh, sì, un ospedale non può mica fermarsi. Il punito però afferma di avere ricevuto l’incarico «dal direttore amministrativo e dal direttore di Scuola di Sanità Veneta, mio diretto superiore, di rendere possibile la visione della messa ai degenti degli ospedali e a chiunque ne avesse desiderio». Fatalità, «la punizione mi è stata comunicata il giorno successivo alla fine dell'incarico del direttore amministrativo». Così, il Mason sospetta di essere finito nell’ingranaggio di qualche «gioco di potere» e non ci sta. Infatti, farà ricorso. Può benissimo darsi, dunque, che la «laicità» non c’entri per niente in questa storia e si tratti di semplice mobbing o, appunto, di «fatalità». Da quel che abbiamo letto, tuttavia, la punizione ci pare lo stesso eccessiva, tesa a scoraggiare, in ogni caso, chiunque altro, in futuro, mostri analogo zelo per le cose di religione.

In fondo, non è che il papa ci venga tutti i giorni, a Venezia, né il dipendente rimasto incastrato nella vicenda ha fatto (cosa ben più grave, stante l’orizzonte nel quale viviamo) propaganda elettorale. Nemmeno - horresco referens - ha invitato oves et boves ad assistere al discorso di addio di Berlusconi. Sarebbe, semmai, da indagare sui numeri: quanti hanno assistito all’evento? Quanti, tra gli impediti per motivi di servizio, si sono rammaricati di non potervi assistere? Se il consenso risultasse plateale, il Mason (come il suo omonimo Perry) potrebbe ribaltare la situazione, anche prima di accedere alla sede processuale. Questo metodo sarebbe veramente democratico e stornerebbe la Ulss 12 veneziana da ogni sospetto di protervia laicista. Ci scusiamo se, essendo questo un quotidiano cattolico, propendiamo per il favor rei, essendo quest’ultimo, con tutta evidenza, un nostro fratello nella fede. Ma il papa è il papa, che diamine.

Chi poteva, a Venezia, è andato ad assistere alla sua messa di persona. Perciò plaudiamo all’iniziativa del maxischermo in ospedale; ma perché bastonare uno che ha solo comunicato agli eventualmente interessati il giorno, l’ora e il fatto? In fondo, il papa è nei tiggì meno presente di Napolitano. E pure nei giornali. E’ raro, dunque, vederlo dir messa e sentirlo parlare fino in fondo. Suggerimento al reo: la prossima volta, mandi via mail l’ultima omelia del Presidente della Repubblica. Vedrà che la promuovono.