E dal Duomo l'Angelo di rame veglia sulla città
Dal 1341 l’Angelo, eletto custode e protettore della città, veglia su Piacenza, dall’apice della cuspide della torre campanaria trecentesca del Duomo. Angil dal Dom chiamano i piacentini questa figura ieratica, in rame dorato, che porta in mano il segno della Passione di Cristo, la croce.
Dal 1341 l’Angelo, eletto custode e protettore della città, veglia su Piacenza, dall’apice della cuspide della torre campanaria trecentesca del Duomo. Angil dal Dom chiamano i piacentini questa figura ieratica, in rame dorato, che porta in mano il segno della Passione di Cristo, la croce. Una lapide posta sulla facciata ricorda l’anno di fondazione della chiesa, 1122. Qualche tempo prima un violento terremoto aveva distrutto la primitiva cattedrale intitolata a Santa Giustina che rimase contitolare del nuovo Duomo dedicato all’Assunta. Le reliquie della giovane martire di Antiochia sono ancora oggi custodite nella sottostante cripta.
I lavori proseguirono fino al 1233, quando la costruzione potè dirsi conclusa. Il monumento, perfetto esempio di romanico padano, ha un prospetto a capanna, i cui spioventi sono profilati da una loggia continua di archetti poggianti su colonnine. Al centro della zona superiore, in arenaria, si apre un grande rosone mentre nella parte inferiore, di marmo rosa, tre portali sono sormontati da un doppio registro di protiri aggettanti. Le sculture del portale di sinistra, detto del Paradiso perché da qui uscivano le salme dirette al cimitero, raffigurano simbolicamente il cammino verso la Redenzione.
Se nell’arco interno sono rappresentati esseri mostruosi che combattono nella selva della terra, l’esterno, il cielo, è identificato in una teoria di rosette al centro della quale trova posto l’Agnello trionfante. L’architrave è decorato con episodi della vita di Gesù, dall’Annunciazione all’Adorazione dei pastori, sotto cui le figure della Pazienza e dell’Umiltà indicano le virtù richieste all’umanità desiderosa di redimersi. Due telamoni sorreggono le colonne del protiro: quello poggiato su un leone a tre teste è simbolo dell’Inferno, mentre quello con un serpente che gli trattiene la veste, è figura del Purgatorio.
Il racconto della vicenda terrena di Gesù prosegue nell’architrave dell’altro protiro, simmetrico, identico nella struttura, affiancato da due Profeti che annunciano la venuta di Cristo. I due telamoni, in questo caso, rappresentano la Teologia, e la Filosofia. Questi ultimi rilievi sono opera del maestro Niccolò ai cui seguaci sembra siano da attribuire le formelle dei Paratici nella navata centrale che rappresentano le corporazioni di arti e mestieri che avevano finanziato la costruzione della cattedrale. Panettieri, venditori di stoffe, calzolai, conciatori di pelle sono magistralmente rappresentati con intenso realismo nei rilievi distribuiti sui pilastri, a perenne memoria dell’ impegno profuso per la realizzazione della loro chiesa. Il corpus scultoreo dell’edificio si completa con i preziosi capitelli istoriati.
Un affresco, del XV secolo, della Madonna delle Grazie, considerata dai piacentini un’immagine miracolosa, orna il primo dei ventisei pilastri che dividono lo spazio sacro in tre navate. Nel punto di intersezione con il transetto si imposta il maestoso tiburio, affrescato negli anni Venti del Seicento da Morazzone e da Guercino, autori rispettivamente delle figure dei Profeti e delle Sibille. Le vele della volta e il catino absidale, che iconograficamente celebrano la Titolare del Duomo, furono affrescati tra il 1605 e il 1609 da Camillo Procaccini che vi raffigurò l’Incoronazione della Vergine e l’Assunta. A Ludovico Carracci fu affidato il compito di completare l’opera con cori angelici.
Dal presbiterio sopraelevato, tramite due scalette poste sotto gli amboni, si accede all’antica cripta, dove riposa S. Giustina. L’ambiente è impreziosito da più di cento colonnine, sormontate da pregevoli capitelli, che dividono lo spazio in cinque navate. Anche a Piacenza la porta del Duomo, fino al prossimo novembre, sarà la Porta della Misericordia dello straordinario Giubileo indetto dal sommo Pontefice Francesco.