È beato don Streich, martire che si spese per il Vangelo
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Beatificato il 24 maggio scorso, a Poznań, don Stanislao Kostka Streich (1902-1938), giovane sacerdote ucciso in odium fidei dai comunisti, che non tolleravano la sua opera di diffusione del Vangelo e in favore degli ultimi.

Sabato 24 maggio a Poznań, in Polonia, è stato proclamato beato don Stanislao Kostka Streich (27 agosto 1902 – 27 febbraio 1938), sacerdote diocesano e martire. La Messa di beatificazione è stata presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi in presenza di numerosi vescovi e sacerdoti polacchi, tra cui l'arcivescovo metropolita di Poznań, Zbigniew Zieliński, e l'arcivescovo emerito della stessa città, Stanisław Gądecki, il cardinale Stanisław Dziwisz (arcivescovo emerito di Cracovia), l’arcivescovo metropolita di Danzica, Tadeusz Wojda, il presidente della Conferenza episcopale polacca e primate di Polonia, mons. Wojciech Polak, l'arcivescovo metropolita di Cracovia, Marek Jędraszewski.
Leone XIV, come già i predecessori, ha deciso di presiedere solamente i riti di canonizzazione; le beatificazioni vengono approvate dal Pontefice ma le relative Messe sono celebrate da un cardinale o un arcivescovo in qualità di delegato pontificio. La beatificazione di don Streich è la seconda sotto papa Prevost, dopo quella celebrata sabato 17 maggio, quando a Chambéry, in Francia, è stato proclamato beato il sacerdote diocesano Camille Costa de Beauregard (1841-1910).
Leone XIV ha parlato della beatificazione di don Streich dopo la recita del Regina Caeli, domenica 25 maggio: «Ieri a Poznań (Polonia) – ha detto il Papa – è stato beatificato Stanislao Kostka Streich, sacerdote diocesano ucciso in odio alla fede nel 1938, perché la sua opera in favore dei poveri e degli operai infastidiva i seguaci dell’ideologia comunista. Il suo esempio possa stimolare in particolare i sacerdoti a spendersi generosamente per il Vangelo e per i fratelli».
Proprio per questa sua opera – già descritta in un precedente articolo sulla Nuova Bussola – nel 1937 il sacerdote cominciò a ricevere lettere anonime in cui si prediceva la sua morte imminente. E non era un bluff. Ad ottobre, degli aggressori ignoti lanciarono pietre contro il prete che proprio in quel mese scrisse il suo testamento. Quattro mesi dopo, il 27 febbraio 1938 alle ore 9.30, don Streich cominciò a sentire le confessioni dei fedeli e successivamente iniziò a celebrare la Messa. Quando si diresse verso il pulpito per leggere il Vangelo, dalla folla saltò fuori un uomo con la pistola in mano e sparò due volte a don Streich mirando alla testa. Il primo colpo fu mortale: il proiettile entrò sotto l’occhio destro, ruppe l’osso cranico e si fermò nel cervello. La seconda pallottola attraversò l’Evangeliario. Il prete cadde all’indietro sul fianco destro e l’attentatore gli sparò altri due colpi alla schiena. L’atto di decesso precisava il momento della morte: le ore 10.30. Così moriva una delle numerosissime vittime dell’ideologia comunista.
La sua fama di santità si diffuse fin dall’inizio, ma sotto il regime comunista – protrattosi fino al 1989 – non è stato possibile alla Chiesa procedere con il processo di beatificazione, iniziato nell’arcidiocesi di Poznań solo il 26 gennaio 2017. Il 23 maggio 2024 papa Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi, retto dal cardinale Semeraro, a promulgare una serie di decreti, tra cui quello riguardante il martirio di don Streich. E lo stesso card. Semeraro ha appunto presieduto la beatificazione di don Streich, sottolineando nell’omelia che per «l’Arcidiocesi di Poznań è un giorno di festa e con lei si rallegra tutta la Chiesa in Polonia. La beatificazione di Stanisław Streich, sacerdote e martire della fede, apostolo di fraternità, benefattore del suo popolo, è motivo di gioia e di pace». Il prefetto ha sottolineato che questa beatificazione «conferma ulteriormente che la Polonia è terra di santi e beati. Voglio ricordare San Giovanni Paolo II, che la Polonia ha donato a Roma come vescovo e successore di Pietro; Santa Faustina Kowalska, apostola della Divina Misericordia; il Beato Stefan Wyszyński, primate del Millennio; il Beato martire Jerzy Popiełuszko, interprete autentico della dottrina sociale della Chiesa. Una particolare menzione vorrei riservare alla devozione verso San Stanislao, che l’allora Card. Karol Wojtyla cantò in poesia come “l’uomo in cui la mia terra seppe di essere legata ai cieli” (Stanislao, 1978); la tradizione vuole che sia stato trucidato ai piedi dell’altare, mentre celebrava la Messa, proprio come è avvenuto, dopo molti secoli, per Stanisław Streich. La beatificazione odierna quindi si inserisce in questo ampio e glorioso contesto di figli e figlie della Polonia, del lontano passato o dei tempi più recenti».
Il card. Semeraro, riferendosi alle parole del Vangelo («Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore»; Gv 10, 11), ha detto che «l’immagine del buon pastore usata da Gesù conferisce poi un senso decisivo alla figura e alla testimonianza del nostro nuovo Beato. Nel suo impegno sacerdotale e pastorale, Don Streich ha preso Gesù come modello da imitare. Egli era un uomo che amava la vita, la viveva con semplicità e dignità, e soprattutto la spendeva con cuore lieto in favore delle comunità a lui affidate. Tale disposizione e risolutezza d’animo trovò poi il suo pieno compimento nel sacrificio di sé. Il martirio ha a che fare con l’essenza stessa del cristianesimo: nella morte dei martiri, e quindi nella morte di questo martire, si sono compiute le parole di Cristo: “Il chicco di grano, se muore, porta molto frutto” (cf. Gv 12, 24)». «Oggi – ha aggiunto il porporato - possiamo dire che il Beato Stanisław Streich continua a parlare, non più dal pulpito della chiesa dove è stato barbaramente assassinato, ma dall’ambone della sua vita donata. La sua parola ci insegna a sperare e confidare in Dio, anche in mezzo alle sfide e alle prove del nostro tempo».
Sarà beatificato don Streich, martire ucciso dai comunisti
Stanislao Kostka Streich, sacerdote diocesano ucciso in odio alla fede il 27 febbraio 1938 a Luboń (Polonia), sarà beato. Fu vittima dei comunisti, prima della guerra e del regime.