E Avvenire riabilita pure il modernismo
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Riabilitare i modernisti ed Ernesto Bonaiuti e riconoscere le "giuste spinte" provocate da quelle eresie nella vita della Chiesa. Scritto e firmato da Luigino Bruni su Avvenire. Allora siano coerenti e chiedano la ritrattazione della Pascendi e delle encicliche di tutti i Papi fino a Pio XII.

Riabilitare i modernisti e riconoscere le giuste spinte provocate da quelle eresie nella vita della Chiesa è la proposta che Luigino Bruni fa da tempo e che ha riproposto su Avvenire di domenica scorsa 10 giugno. In quell’articolo egli si è concentrato sul caso di Ernesto Buonaiuti, il sacerdote italiano scomunicato e, secondo Bruni, perseguitato e ingiustamente trattato dalle autorità ecclesiastiche. Bruni, citando alcune opere del sacerdote, ne mette in evidenza le qualità spirituali e di fede, mentre anche si dilunga a evidenziare i tanti aspetti positivi, allora non compresi secondo lui, del movimento modernista: una triste vicenda propria di una Chiesa che condannava e puniva, oggi superata dalla Chiesa che tiene conto che sotto le idee c’è la realtà delle persone.
Il modernismo fu condannato perché i suoi esponenti esprimevano posizioni oggettivamente eretiche. La condanna si poneva sul piano dottrinale e teologico. Certamente comportava anche varie restrizioni, ma il cuore della questione era di carattere dogmatico e teoretico. Né la condanna riguardava il foro interiore della loro coscienza. Per questi motivi non è decisivo per la questione elencare, come fa Luigino Bruni, i disagi personali di Buonaiuti che dovette vendere la sua biblioteca per vivere, oppure i tratti di una sua sincerità spirituale, perché ciò non impedisce che il modernismo sia stato un sistema di idee sbagliate e pericolose che Pio X elencò nell’enciclica Pascendi Dominici gregis (1907) e, qualche mese prima, nel decreto Lamentabili del Sant’Uffizio. È molto difficile non riconoscere il valore dottrinale e la profondità di riflessione di questi documenti.
A questo punto sarebbe logico che Bruni chiedesse la ritrattazione della Pascendi, perché espressione di una Chiesa ossessivamente fissata su concetti teologici e modi di essere e di fare ormai superati. Però, a quel punto, egli dovrebbe chiedere il ritiro da parte della Suprema Autorità almeno delle encicliche dei pontefici fino a Pio XII. L’idea di riabilitare modernisti e modernismo è fatta dal punto di vista di una teologia che ha avuto lì i propri inizi, che oggi è presente in forme molteplici e della quale anche Bruni sembra essere in qualche modo figlio. Il modernismo poneva chiaramente delle forme concettuali teologiche rivoluzionarie, e tutti i modernisti ne erano consapevoli. Essi sapevano che la Pascendi li aveva fotografati correttamente, ma hanno inteso andare avanti lo stesso con tutte le conseguenze dal caso. Molte di quelle idee rivoluzionarie oggi sono diventate pressoché normali e questo dà a Bruni la forza di chiederne la riabilitazione, però continuano ad essere sbagliate.
Il modernismo pensava che la rivelazione avvenisse nella coscienza e, siccome la coscienza è in continua evoluzione, riteneva che il dogma fosse soggetto ad evolversi storicamente e la rivelazione non si fosse conclusa con la morte dell’ultimo apostolo, come stabilito dal decreto Lamentabili, ma continuasse. La centralità della coscienza apriva le porte della teologia cattolica a quella protestante, che nei decenni successivi avrebbe esercitato una influenza decisiva su questi ed altri temi. Il modernismo assume la posizione di Blondel secondo cui il cristianesimo nasce dalla vita ed è orientato all’azione, pone le basi perché sia condannato il regime di cristianità come avvenne poi con Maritain e padre Chenu, ed ha posto la nuova legge secondo cui una teologia può essere vera solo se è attuale. Il modernismo sostituì la natura con la storia, permise gli adeguamenti dei teologi cattolici all’esistenzialismo di Heidegger, implicava l’abbandono della “Tesi” circa il rapporto tra religione e società e vantaggio della “ipotesi”, pose anche le basi per una “Chiesa in uscita” anticipando il “cristianesimo anonimo” di Rahner, postulò un approccio alle verità di fede secondo l’ermeneutica moderna e introdusse il principio del pluralismo filosofico cattolico, ritenendo che la rivelazione non avesse delle esigenze di pensiero da porre alla ragione.
Se si osservano gli sviluppi del modernismo – cosa qui impossibile – si vede che molta parte della teologia di oggi ne dipende. Una volta giunto al potere nella teologia ufficiale, questo neo-modernismo non ha evitato né evita di “scomunicare”, condannare, infliggere pene a chi appartiene alla teologia da combattere, vuole essere cauta sulla storicità dei dogmi, mantiene il fondamento della metafisica, sospetta criticamente l’influenza della teologia protestante, critica la “svolta linguistica” della teologia contemporanea e si rifiuta di leggere Verità e metodo di Gadamer come un nuovo Vangelo, preferendo ancora dare credito a San Tommaso senza necessariamente rileggerlo alla luce di Kant per aggiornarlo.
Leggendo l’articolo di Luigino Bruni si può pensare che si muova anche lui come membro di questa nuova Inquisizione che chiede il condono degli eretici per condannare gli altri.