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CRISI POLITICA

E alla fine deciderà Napolitano

Berlusconi non riesce a portarsi dietro tutto il suo partito e il centro-destra esce da questa crisi bastonato e diviso. Il governo Letta ne esce vincitore per aver difeso la stabilità. Tanto alla fine sarà sempre Napolitano a decidere quando e se votare.

Editoriali 02_10_2013
Giorgio Napolitano

Questa volta Silvio Berlusconi non è riuscito a portarsi dietro tutto il partito, che era la condizione primaria per fare il grave passo di provocare la crisi di governo. In questo modo il centrodestra sembra irrimediabilmente diviso, Letta rischia di fare la figura dell’eroe che ha difeso la cittadella della stabilità dai reprobi attacchi del nemico e perfino Pierferdinando Casini torna in pista – chi lo avrebbe mai detto? – con la sua proposta di un Partito popolare italiano ancorato a quello europeo.

La questione privata di Silvio Berlusconi davanti alla giustizia non è solo privata. L’ha considerata così il Partito democratico, che ha sconfessato Violante che vi vedeva anche un problema politico e che non si vergogna di vincere con l’avversario politico azzoppato dalla magistratura e non dal corpo elettorale. Ma evidentemente l’ha considerata così anche una fetta di fedeli berlusconiani, che non ha appoggiato il Presidente nel togliere la spina ad un governo che, insieme alla Presidenza della Repubblica, non ha voluto o potuto affrontare il tema politico delle condanne di Berlusconi, tema che pure esiste accanto a quello giuridico. L’intento di Letta era di inserire un cuneo dentro il Pdl e la scelta di Berlusconi glielo ha permesso. Del resto cosa altro poteva fare il Presidente del Pdl oltre a sacrificarsi in silenzio?

Il problema politico è se un centrodestra così diviso esisterà ancora. C’è la responsabilità di Berlusconi di aver tentato di far cadere un governo in epoca di crisi, ma c’è anche la responsabilità di chi, staccandosi dal Padre-padrone, rischia nel prossimo futuro di dare l’Italia in mano alla sinistra. Una sinistra divisa e litigiosa, che ha fatto pesare sul Paese in vario modo le fasi interne di un eterno congresso e che ora si trova un vantaggio inaspettato e la possibilità di vincere facile. Nell’immediato, un centrodestra senza Berlusconi è impensabile. A lungo termine non si può dire. Il superamento di Berlusconi doveva essere programmato. Non lo si è fatto ed ora il passaggio rischia di essere traumatico. Traumatico non solo per il centrodestra ma anche per il Paese. Il governo Letta non ha entusiasmato. Dal nostro punto di vista gli si possono attribuire molti errori tra i quali il più grave è di avere sostanzialmente appoggiato la gravissima legge contro l’omofobia. La critica ad un governo la si fa sull’aumento dell’Iva ma anche e soprattutto su questi temi decisivi per il futuro. Su ciò il governo Letta è ampiamente criticabile e non fornisce nessuna garanzia su quelli che un secolo fa si chiamavano i principi non negoziabili. Gli scivoloni dei ministri Idem prima e Kienge poi lo testimoniano. Ma il tracollo del centrodestra farà sembrare questi pericoli come irrisori rispetto a quello che ci aspetterà e che già sta avvenendo in Francia, in Belgio e anche in Irlanda.

Si potrebbe pensare che il gruppo di parlamentari che si stacca da Silvio Berlusconi sia composta da “cattolici” mentre quelli rimasti con il capo siano “liberali”. La cosa ha un certo fondamento. Se non si tratta di cattolici in senso stretto si tratta comunque di persone aperte al discorso del dialogo ragione e fede e ai principi non negoziabili. E’ anche vero che molti liberali sono rimasti dall’altra parte. Ciò potrebbe fare pensare, in futuro, ad una aggregazione politica concorde a difendere i grandi valori morali della tradizione. Sì, ma senza i voti di Berlusconi tutto questo non avrà gambe per camminare. La scissione è dannosa per tutti.

L’idea di Berlusconi era di andare subito al voto. Ma non credo che ci credesse molto tanto la cosa è irrealistica. Il presidente Napolitano concederà lo scioglimento delle camere solo al momento giusto. Ha anche  prudentemente provveduto alla nomina dei senatori a vita, tutti di una certa area culturale e politica. Abbiamo sempre più l’impressione di essere in una repubblica presidenziale. Napolitano ha puntellato con ogni mezzo il governo Letta (qualcuno ha parlato di commissariamento) ed ora sta prospettando soluzioni politiche circa la durata del governo e le cose che deve fare come mai si era visto prima. Berlusconi sa bene che lo scioglimento delle camere non è dietro l’angolo. Non può averci creduto veramente.

Come non può aver creduto ad un sicuro successo elettorale in caso – pure se improbabile – di elezioni. Facendo cadere il governo, ha dato a Letta e al Partito democratico una grande chance. La gente comune fa un ragionamento molto semplice: c’è la crisi economica, c’è bisogno di un governo che faccia qualcosa. Un giudizio rozzo ed elementare, certamente, ma anche chi fa discorsi rozzi ed elementari vota.

Del resto in campagna elettorale Berlusconi su quale argomento potrebbe contare? Su uno solo: la crisi della giustizia e lo sbilanciamemento di potere a favore della magistratura. E’ un argomento vero e serio. E’ l’argomento che fa della sua vicenda privata una questione anche pubblica e politica. Ma è un argomento solo e non si fa campagna elettorale su un argomento solo. Dire che la crisi di governo è stata provocata per l’aumento dell’Iva è pretestuoso. Anche se pure pretestuosa è stata la scelta di Letta di congelare il decreto di rinvio dell’aumento. Anche Letta ha giocato sulla pelle degli italiani. Non era strettamente necessario bloccare l’approvazione del decreto. L’ha fatto per scaricarne la responsabilità su Berlusconi che aveva minacciato la dimissione dei parlamentari. Una mossa astuta, come quella, in tarda serata di ieri, di respingere le dimissioni dei ministri del Pdl.

Il quadro in questo momento sembra essere questo: il centro destra uscirà bastonato, Letta uscirà vincente per l’appoggio di Napolitano ed ambedue si prepareranno a sciogliere le camere quando sarà il momento giusto. Quale sia questo momento giusto lo lascio immaginare al lettore.