Droga, gay, divorzio: le ragioni di Giovanardi
Alfano non vuole i matrimoni gay e il suo Ncd non è affatto d'accordo con le leggi su divorzio breve, droga e norme sull'omofobia in discussione al Senato. Lo assicura Carlo Giovanardi a La Nuova Bussola Quotidiana. Gli risponde Alfredo Mantovano, autore dell'articolo su Alfano.
Caro direttore,
Faccio riferimento all’articolo del 4 luglio di Alfredo Mantovano dal titolo: “Se anche Alfano è attratto dalle nozze gay” che si conclude con questa affermazione: “Non vogliamo credere che, come è stato apertamente per il divorzio sprint e per la devastante legge sulla droga, anche per il paramatrimonio gay, il suo partito abbia già chiuso la partita, e manifesti qualche forma di generica resistenza, accorgendosi che un sì esplicito persino su questa voce sarebbe un po’ troppo”. Mi permetto, alla luce di queste affermazioni, di riassumere la situazione politico/parlamentare in ordine ai temi trattati da Mantovano.
La legge sulla omofobia, la cosiddetta Scalfarotto, è bloccata al Senato da un anno per l’esplicito e dichiarato ostruzionismo di un solo partito, il Nuovo Centro Destra, con ottime possibilità, con il determinante aiuto della mobilitazione delle Sentinelle in piedi e di Manif pour tous, che non se ne parli più fino alla prossima legislatura.
Sulla droga è stata la scandalosa sentenza della Corte Costituzionale a cassare la Fini-Giovanardi e la Corte di Cassazione ad aggravare le conseguenze di tale sciagurata decisione. È veramente singolare che la nuova legge, di cui sono stato relatore al Senato, venga attaccata duramente da tutto il fronte antiproibizionista e da Famiglia Cristiana, che mi ha dipinto come un becero persecutore manettaro di giovani innocenti consumatori di cannabis e nel contempo sentirla definire da Mantovano “devastante”. Devastante dove, come e perché visto che ogni giorno Franco Corleone del Forum Droghe invoca dal governo un decreto legge che attraverso amnistia e indulto ne svuoti i contenuti?
Sul divorzio breve l’Ncd è l’unico partito che ha preso posizione ufficiale critica nei confronti del testo licenziato dalla Camera, infarcito di svarioni tecnico giuridici e inaccettabile laddove non differenzia le posizioni a seconda che ci siano o non ci siano figli: attualmente stiamo collaborando con i Giuristi per la Vita e il Forum per le Famiglie per la presentazione di emendamenti che sicuramente modificheranno il testo licenziato dalla Camera.
Per quanto riguarda invece l’intervista di Angelino Alfano a Repubblica, l’unica novità è la mistificazione nel titolo, relativo ad una supposta svolta sulle unioni civili di cui nel testo dell’intervista non si rinviene traccia. Alfano ha infatti ribadito la posizione del Nuovo Centro Destra contrario al matrimonio gay, contrario all’adozione per coppie dello stesso sesso, contrario alla reversibilità, contrario all’utero in affitto, favorevole invece ad operare sul Codice Civile per garantire situazioni di convivenza e di solidarietà da ogni possibile ed eventuale discriminazione. Abbiamo già detto chiaro e tondo in ogni sede che il simil matrimonio proposto nel disegno di legge presentato dal Pd ci trova totalmente contrari e su questo siamo pronti ad una battaglia parlamentare come quella che abbiamo sostenuto sulla legge Scalfarotto.
Poiché facciamo politica e siamo dotati di senso della realtà non ci sfugge, peraltro, che la Corte Costituzionale ha più volte invitato il legislatore a disciplinare i rapporti di coppia nelle cosiddette formazioni sociali, da non confondere con il matrimonio fra uomo e donna, e non c’è negli ultimi tempi intervento della gerarchia ecclesiastica che non inviti il Parlamento a muoversi in questo senso. Quello che stiamo facendo è poco? Può darsi. Ma certamente, a volte, è difficile rispondere alle obiezioni di chi si chiede perché dobbiamo essere insultati e massacrati dai fautori della rivoluzione antropologica e nel contempo doversi anche difendere dal fuoco amico.
senatore Carlo Giovanardi
Caro senatore,
il direttore mi invita a rispondere, e lo faccio con piacere partendo dal presupposto che le leggi si valutano per ciò che esse stesse dicono, non per le opinioni che su di esse sono solo manifestate; l’argomento “d’autorità” è l’ultimo a venire in considerazione, superato dall’esame obiettivo delle norme, e magari anche dalle posizioni espresse dai gruppi parlamentari, riportate nei verbali. Nell’ordine:
1. Divorzio breve. La posizione ufficiale di Ncd alla Camera, solo ramo del Parlamento che finora lo ha votato, è stata a favore; la dichiarazione di voto è stata pronunciata a nome del gruppo nella seduta del 29 maggio 2014 dall’on. Antonio Leone, che ha parlato in proposito di un “passo significativo del processo di modernizzazione degli istituti giuridici che disciplinano la crisi della coppia”. Sulla Nuova Bussola Quotidiana abbiamo anche registrato la posizione contraria dei deputati Calabrò, Pagano e Roccella, i quali però sono intervenuti in dissenso dal loro gruppo. Non mancheremo di dare notizia di una eventuale revoca al Senato dell’appoggio alla legge.
2. Paramatrimonio fra persone dello stesso sesso. Ho segnalato la singolare coincidenza nella stessa giornata fra il deposito in Commissione Giustizia al Senato del testo-base sul tema e l’intervista di Repubblica all’on. Alfano; altrettanto singolare è che il sen. Giovanardi valuti “mistificatorio” il titolo dato dal quotidiano alle parole dell’on. Alfano, mentre il diretto intervistato non ha obiettato nulla. Al di là del titolo, sono rimasti inevasi i quesiti formulati su queste colonne a margine dell’intervista: se, come dice il segretario di Ncd, vanno estesi alle coppie omosessuali i diritti contenuti nel Codice Civile, e se i diritti non ancora riconosciuti sono reversibilità, partecipazione alla quota della legittima e adozione (tutto il resto c’è), quale di questi tre si vuol estendere? Sarebbe gradita una risposta nel merito.
3. Droga. Devo ripetere quanto scritto più volte. Fra le novità della nuova disciplina ci sono: a. la reintroduzione della distinzione fra droghe leggere e pesanti, con differenti effetti sanzionatori; una distinzione antiscientifica, smentita dagli addetti ai lavori ascoltati dal Parlamento, che pone le premesse per una diffusione ancora più estesa dei derivati dalla cannabis; b. la reintroduzione della non punibilità della detenzione o del traffico se avvengono per uso personale, che ridà vita alla giurisprudenza lassista che in passato assolveva chi deteneva chili di cocaina, se non veniva dimostrato lo spaccio; c. la preclusione dell’arresto e della punizione dello spacciatore da strada, dopo la riduzione al minimo delle pene per il fatto di lieve entità. Queste novità stanno già ottenendo effetti devastanti.
Ovviamente rispetto l’aggettivo che il sen. Giovanardi vorrà adoperare per qualificare gli effetti medesimi. Oso ricordare però che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la legge Fini-Giovanardi solo per un problema di forma parlamentare: era stata inserita al momento della conversione di un decreto legge che riguardava altro. Per dare applicazione a quella sentenza era sufficiente riprodurre il contenuto della legge del 2006 con un atto normativo primario, per es. un decreto legge. Si obietterà che non vi erano le condizioni per farlo, e probabilmente è vero: ma un conto è prendere atto del contenuto – posso? – devastante di un provvedimento, rispetto al quale si è costretti a esprimere un voto contrario, un conto è continuare a difenderlo. Né può replicarsi che si trattava di un decreto legge e scadevano i termini di conversione: anche il Job Act era contenuto in un decreto legge, e però per esso la posizione di Ncd ha imposto di modificare al Senato il testo della Camera, facendolo tornare a quest’ultima in tempo utile.
4. Disegno di legge Scalfarotto. Ovunque mi è capitato di scrivere e di parlare, ho sempre dato atto del coraggio dei parlamentari che, alla Camera e al Senato, si sono opposti e si stanno opponendo a questa riforma liberticida: non solo esponenti di Ncd, pur se costoro sono stati fra i più numerosi, motivati e competenti. È stata proprio l’opposizione nel Palazzo, insieme con quella sviluppatasi nelle piazze e in tanti fori pubblici, a indurre i fautori della legge a non premere sull’acceleratore, a lasciar decantare questa voce e a dare spazio al resto, unioni civili in testa.
È questo il nocciolo della questione: l’aggressione alla famiglia ha un carattere di quadro, e si esprime su un fronte esteso con le modifiche legislative, le sentenze, l’attività di lobby, i sondaggi orientati. Perché la decisione mostrata nei confronti del d.d.l. Scalfarotto non è stata e non è adoperata, con la medesima intensità e competenza, nei confronti delle altre articolazioni dell’attacco in corso? Perché, in altri termini, Ncd non condiziona il suo determinante appoggio al governo in carica a una moratoria sulle questioni eticamente sensibili, i cui esiti sono veramente – posso? – devastanti?
Alfredo Mantovano