Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE

Dove i governi perseguitano i cristiani. O li abbandonano

Per una buona notizia, la liberazione del vescovo eritreo Fikremariam Hagos, ce ne sono molte altre cattive nell'ultimo documento di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Nel caso della Chiesa sotterranea in Cina non è neppure possibile sapere quanti siano arrestati. Africa: continente più violento, India il paese dove cresce di più la persecuzione.

Libertà religiosa 31_12_2022
Protesta contro la persecuzione dei cristiani in India

Il 2022 si chiude con la buona notizia della liberazione del vescovo eritreo, monsignor Fikremariam Hagos, che il 15 ottobre era stato arrestato all’aeroporto internazionale di Asmara, la capitale dell’Eritrea, al suo ritorno da un viaggio in Europa. Pochi giorni prima, l’11 ottobre, erano stati arrestati anche un sacerdote, Mihreteab Stefanos, nella parrocchia di San Michele a Segheneity, la città dove monsignor Hagos è stato ordinato vescovo nel 2012, e un frate cappuccino, padre Abraham, fermato nella città di Teseney. Di loro da quel momento non si erano avute notizie. Dalle poche informazioni acquisite risulta che anche padre Stefanos sia stato liberato. Sembra che monsignor Hagos sia incorso nelle ire del governo eritreo per le sue critiche, le sue richieste di democrazia e giustizia, mentre padre Stefanos avrebbe dovuto raggiungere i soldati eritrei, che hanno combattuto in Etiopia contro i ribelli del Tigré al fianco dell’esercito governativo, perché prima di prendere i voti aveva fatto il servizio militare che in Eritrea è a vita. 

Sono almeno 32 i religiosi che nel 2022 sono stati arrestati e detenuti da governi ostili per ritorsione, intimidazione, coercizione, di alcuni dei quali si sono perse le tracce. A denunciarlo è la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre in un documento pubblicato il 27 dicembre. Potrebbero in effetti essere molti di più perché, come spiega ACS, è impossibile conoscere il numero reale dei sacerdoti della Chiesa sotterranea rapiti e detenuti in Cina per indurli a unirsi alla Chiesa approvata dallo Stato. Tra gennaio e maggio, ad esempio, nella sola provincia di Hebei sono scomparsi più di dieci sacerdoti appartenenti alla chiesa sotterranea di Baoding. A destare gravi preoccupazioni è anche il Nicaragua dove nel 2022 la persecuzione da parte del governo di Daniel Ortega nei confronti della Chiesa cattolica ha portato all’arresto di 11 membri del clero: due seminaristi, un diacono, sette sacerdoti e un vescovo, monsignor Rolando Alvarez, attualmente agli arresti domiciliari, che il prossimo 10 gennaio dovrà rispondere in tribunale dell’accusa di “minaccia all’integrità nazionale”. Tra i casi di arresto più recenti, ACS cita inoltre quello in Ucraina di quattro sacerdoti della Chiesa greco-cattolica attivi nei territori occupati dai russi. Due sono stati poi trasferiti in territorio ucraino, ma gli altri due sono tuttora detenuti, potrebbero essere accusati di terrorismo e si teme che possano subire torture.

ACS invita “tutti i Paesi coinvolti a garantire la sicurezza e la libertà di sacerdoti, religiose e altri agenti pastorali che lavorano per servire i più bisognosi”. L’invito va non soltanto ai governi responsabili di perseguitare i religiosi, ma anche a quelli che per inerzia, convenienza e interesse omettono di proteggerli, e di proteggere i cristiani in generale, da violenze, ingiustizie e intimidazioni causate da intolleranza e odio religioso e da situazioni di grave disagio sociale. Scorrendo un anno di articoli pubblicati sul blog Cristiani perseguitati questo secondo aspetto – i religiosi in pericolo, minacciati, abbandonati alla loro sorte da governi assenti quando non complici e istigatori di violenza – emerge chiaramente.

In Africa il 2022 ha visto aumentare il numero dei paesi, ormai almeno 20 su 54, in cui i cristiani – che siano una minoranza in Stati islamici, come nel caso del Mali, o costituiscano la maggioranza della popolazione come in Mozambico – sono bersaglio di gruppi armati affiliati ad al Qaeda o all’Isis che non risparmiano neanche i religiosi. Tra questi, una delle ultime vittime è stata suor Maria De Coppi, una missionaria comboniana uccisa a settembre durante un attacco di jihadisti al Shabaab alla sua missione, nel nord del Mozambico, che è andata quasi del tutto distrutta. Era arrivata nel paese nel 1963, ha dedicato l’intera vita al servizio missionario. L’ultimo paese nel quale si sta diffondendo la violenza jihadista è il Togo, dove circa metà della popolazione è cristiana, che fino allo scorso anno ne era stato risparmiato. Lo ha dichiarato il 23 dicembre l’ufficio di presidenza annunciando che il ministero della difesa sarà d’ora in poi di competenza diretta del capo dello stato. Si estende inoltre in Africa il fenomeno dei rapimenti a scopo di estorsione. Sono almeno 42 i casi di sacerdoti rapiti di cui si è avuta notizia, l’ultimo dei quali è don Sylvester Okechukwu, sequestrato il 20 dicembre in Nigeria. Sei sono ancora nelle mani dei sequestratori o dichiarati dispersi.

In Asia più che altrove l’odio religioso si accanisce anche su beni, proprietà e simboli religiosi. Benché sia nei paesi musulmani che i cristiani sono più perseguitati, forse quello in cui sono più frequenti atti di vandalismo e di profanazione, che vanno dai danni a oggetti sacri e statue alla distruzione di chiese e strutture, è l’India dove l’integralismo indù si è fatto sempre più aggressivo dal 2014, da quando cioè il governo è guidato dal partito nazionalista indù, il Bharatiya Janata Party. Il blog Cristiani perseguitati ha documentato nel corso del 2022 decine di atti vandalici e di attacchi. Inoltre in India sono innumerevoli le denunce, infondate, di irregolarità e reati a carico di suore e sacerdoti, per screditarli agli occhi della popolazione. Ancora più frequenti, e altrettanto infondate, sono le accuse di indurre persone sprovvedute – fuori casta e tribali – a convertirsi al Cristianesimo con l’inganno e false promesse. Le chiamano conversioni forzate. Otto stati della federazione le hanno dichiarate illegali.  

Per tutte le vittime ACS chiede preghiere e sostegno, fedele alla missione di raccontarne sacrifici, sofferenze e testimonianze di fede.