Dorme la Vergine, prima della gloriosa Assunzione
Un antico tema legato alla solennità odierna è quello della Dormitio Virginis, con l’espressione latina che indica letteralmente il sonno della Vergine prima dell’Assunzione. Tra gli affreschi più belli al riguardo, c’è l’immagine della Madonna del Transito di Canoscio (in provincia di Perugia). Nella solenne definizione del dogma di Maria assunta in Cielo in anima e corpo, la costituzione apostolica Munificentissimus Deus di Pio XII non usa il termine “morte”, bensì le parole “terminato il corso della vita terrena”. E, comunque, i fedeli hanno sempre creduto che il sacro corpo di Maria non è stato soggetto ai “vincoli della morte”, come la corruzione del sepolcro.
- MARIA, COLEI CHE SORGE PIÙ BELLA DELL'AURORA, di Aurelio Porfiri
Un angolo di paradiso in terra. Potrebbe definirsi così il santuario della Madonna del Transito di Canoscio. Il maestoso santuario si trova sulla vetta di una collina in località Città di Castello, provincia di Perugia. L’origine storica del santuario mariano più importante dell’Umbria è ancora avvolta dal mistero. Il luogo sacro conserva in un’urna un particolare dipinto che ritrae la Vergine Maria. È ritratta con gli occhi chiusi, come in un sonno profondo. È l’immagine della cosiddetta “Madonna dormiente”, profondamente venerata e celebrata da migliaia di fedeli che ogni 15 agosto, giorno dell’Assunzione di Maria al Cielo, le rendono omaggio nel santuario umbro.
Maria, dunque, è “dormiente”. Non ancora “assunta”. È importante soffermarsi, in questo viaggio alla scoperta dell’immagine di Canoscio, sul termine “dormiente”. Cosa si intende per “dormizione della Vergine”? A venirci in aiuto è l’espressione originaria in latino: “Dormitio Virginis”. Tale espressione è stata associata anche ai significati di pausatio (riposo), transitus (passaggio), depositio (seppellimento) e dies natalis (nascita al cielo); a questi momenti seguirebbero la resurrezione, l’elevazione al cielo e l’incoronazione. Ma torniamo alla “Dormizione”. La parola più antica la troviamo nel dizionario greco: κοιμησις che si traduce con giacere, dormire. La parola latina dormitio significa letteralmente sonno, e non proprio morte. Per fare un po’ di chiarezza, bisogna citare il documento pontificio più importante riguardo all’Assunzione di Maria, cioè la costituzione apostolica Munificentissimus Deus (1950) di Pio XII, che in una nota a piè di pagina afferma:
«La glorificazione di Maria nella sua corporea assunzione è verità radicata profondamente nel senso religioso dei cristiani, come dimostrano lungo il corso dei secoli innumerevoli forme di specifica devozione, ma soprattutto il linguaggio della liturgia dell’Oriente e dell’Occidente. I santi padri e i dottori della Chiesa, facendosi eco della liturgia, nelle feste dell’Assunta parlano chiaramente della risurrezione e glorificazione del corpo della Vergine, come di verità conosciuta e accettata da tutti i fedeli. I teologi, trattando di questo argomento, dimostrano l’armonia tra la fede e la ragione teologica e la convenienza di questo privilegio, servendosi di fatti, parole, figure, analogie contenuti nella sacra Scrittura. Accertata così la fede della Chiesa universale, il papa ritiene giunto il momento di ratificarla con la sua suprema autorità».
Nella parte finale del documento c’è la solenne proclamazione del dogma dell’Assunzione: «L’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Si aggiunge poi: «Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica».
Il documento, dunque, ci parla di Assunzione in anima e corpo della Vergine, “terminato il corso della vita terrena”. Per la Madonna non viene usata la parola “morte” se non per descriverla in “analogia” - potremmo dire - con la Resurrezione del Figlio, e richiamando scritti passati:
«Nei libri liturgici, che riportano la festa sia della Dormizione sia dell’Assunzione di santa Maria, si hanno espressioni in qualche modo concordanti nel dire che quando la vergine Madre di Dio salì al cielo da questo esilio, al suo sacro corpo, per disposizione della divina Provvidenza, accaddero cose consentanee alla sua dignità di Madre del Verbo incarnato e agli altri privilegi a lei elargiti. Ciò è asserito, per portarne un esempio insigne, in quel Sacramentario che il Nostro predecessore Adriano I, d’immortale memoria, mandò all’imperatore Carlo Magno. In esso infatti si legge: “Degna di venerazione è per noi, o Signore, la festività di questo giorno, in cui la santa Madre di Dio subì la morte temporale, ma non poté essere umiliata dai vincoli della morte colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da lei”».
Maria “non poté essere umiliata dai vincoli della morte”, dunque. Come abbiamo visto, il tema della Dormitio di Maria ha diverse sfaccettature, tutte affascinanti e che hanno ispirato molti pittori.
L’immagine della Madonna del Transito di Canoscio ci riconduce a una tradizione popolare addirittura del 1348. Tutto nasce da una promessa votiva al tempo di una terribile pestilenza. Vanni di Iacopo, un abitante della collina di Canoscio, per adempiere un voto, decise di lasciare ai suoi eredi quaranta soldi per far dipingere una “Maestà” in onore della Vergine Maria. Su un muro della città umbra, venne dipinta un’immagine della Vergine ritratta dormiente in una sorta di urna. L’autore del delicatissimo affresco non si conosce. Molto probabilmente si trattava di un pittore della scuola senese. Ai lati di Maria “dormiente” vengono rappresentati i dodici Apostoli. Sopra è posta l’Assunzione e l’Incoronazione della Madonna in mezzo agli angeli.
Anno 1406. Attorno a questa immagine viene fatta costruire la prima piccola chiesa. A questo luogo sacro, accorsero molti fedeli per chiedere grazie. La piccola cappellina cominciò a non poter contenere più le migliaia di fedeli che si presentavano davanti all’immagine miracolosa. Doveva sorgere, allora, un nuovo santuario. Nella festa del 15 agosto 1855, il vescovo di Città di Castello, monsignor Letterio Turchi, benediceva la prima pietra del nuovo santuario. Gli operai che cominciarono questa nuova costruzione - fra questi molti contadini del luogo - furono più di cinquecento. A mezzogiorno del 23 ottobre 1857, fu ultimato finalmente il nuovo santuario: lungo 44 metri e largo 18. Il 16 settembre 1888, venne incoronata l’immagine della Madonna. La corona era stata donata dal Capitolo di San Pietro. L’8 settembre 1905, sotto il pontificato di san Pio X, fu inaugurata la facciata con un nuovo colonnato.
Di fronte a questa immagine così sublime, un fedele può meditare sui versi dell’inno alla Madonna di Canoscio:
Delle grazie del Signore
essa è l’alta dispensiera:
essa accorre alla preghiera
del contrito peccator!
Non sentite come il mondo
non può darvi pace e quiete?
tutti, tutti a Lei correte
che conforto vi darà!
Sopra il colle di Canoscio
Ha deposto il suo bel trono
Per donar grazie e perdono
A chi a Lei ricorrerà!