Donne prete ci risiamo con la tecnica del tuttavia
La Civiltà Cattolica riapre, di nuovo, un dibattito chiuso da Giovanni Paolo II e dallo stesso Francesco. Con la solita tecnica del "tuttavia" si punta a rimettere in discussione un aspetto dottrinale chiarito usando motivazioni sociologiche e positiviste che nulla hanno a che fare con la cristologia. Uno schema che genera equivoci di percorso.
Prima o dopo bisognerà che qualcuno ce lo dica. Intendo se si continuerà a procedere ad allusioni, note a piè di pagina, sassi gettati nello stagno per far muovere le acque, parole dette e non dette, provocazioni e dubbi, uso frequente del “tuttavia”, enfasi sulle eccezioni e così via.
Nel numero de “La Civiltà Cattolica” ora in uscita, il vicedirettore Padre Giancarlo Pani riapre alla possibilità dell’ordinazione sacerdotale delle donne. La questione non era già stata chiusa da Giovanni Palo II e confermata, seppure in modo inusuale trattandosi di una battuta in aereo, da papa Francesco?
Eravamo stati abituati a pensare che quando il magistero definisce un aspetto della dottrina nella consapevolezza esplicita di esercitare in quel momento l’autorità apostolica in continuità con la tradizione della fede, su quel problema la discussione fosse da considerarsi finita. I teologi potranno approfondire ma non rimettere in questione. Almeno così scrisse la Congregazione per la Dottrina della Fede nell’Istruzione Donum veritatis sulla vocazione ecclesiale del teologo del 4 maggio 1990. Forse che oggi così non è più? E’ tutto un rincorrersi, un lanciare messaggi in codice, un dire e non dire, un affermare e un ritrattare, due passi in avanti e uno indietro.
Tornando a “La Civiltà Cattolica”, Padre Pani sostiene che sì, sia Giovanni Paolo II sia papa Francesco hanno chiarito questo punto: non è possibile ordinare le donne. Però si tratta di un chiarimento non definitivo. Quali sono i “tuttavia” adottati dalla Civiltà Cattolica questa volta? Il primo è che la storia cambia, la sociologia si trasforma e anche la percezione della dignità della donna si evolve. Il secondo è che è vero che nella Chiesa delle origini venivano ordinati solo i maschi, ma il Padre Congar ha detto che non per questo deve essere sempre così. La terza è che lo Spirito Santo non c’era solo allora, c’è anche oggi e guida ancora la sua Chiesa verso il nuovo. A me sembra che tutti e tre questi punti siano sbagliati ed ora proverò a dire perché. Se la mia spiegazione avrà un senso, bisognerà però dedurre che ormai siamo davanti a schemi di ragionamento teologico ed ecclesiale molto diversi tra loro e non solo a equivoci di percorso.
L’idea che le donne non possono essere ordinate non ha nessun rapporto con la percezione sociologica della donna in evoluzione. Il motivo è cristologico e teologico. Non è che in passato la Chiesa abbia detto questo perché condizionata dalla concezione premoderna della donna, lo ha detto perché questo è l’insegnamento di Cristo, un insegnamento che oltrepassa i tempi. Come è noto, nel Vangelo la donna è considerata da Gesù senza riguardi alle convenzioni sociali del suo tempo.
Quanto al riferimento alla Chiesa delle origini, il comportamento delle prime comunità cristiane non è normativo in quanto fatto positivo, ossia per il solo fatto di essersi dato. Non è che ora dobbiamo fare così solo perché allora hanno fatto così o il contrario. Quanto allora è stato fatto secondo la verità di Cristo deve essere fatto anche oggi, ma non perché è stato fatto, bensì perché è stato fatto secondo la verità di Cristo. Ciò vale anche per ciò che non è stato fatto. Altrimenti si cade, anche in questo secondo caso, in un fattualismo positivistico, in positivismo cattolico.
La Chiesa delle origini viene spesso adoperata strumentalmente dai teologi per sostenere, di volta in volta, la loro tesi. La corrente a cui appartiene Padre Congar è ricorsa molte volte alla testimonianza di quanto si faceva nella Chiesa delle origini considerandola normativa, Padre Pani, citando Congar, al contrario vi ricorre per considerarla non normativa. Quante letture marxiste della Scrittura si erano fondate, negli anni Settanta, sugli Atti degli Apostoli… Quante visioni de-ellenizzanti del cristianesimo si erano appellate alla primitiva comunità cristiana ritenuta ancora pura e innocente dalle supposte contaminazioni intellettualistiche greche… Quante volte, per criticare la cosiddetta “Chiesa costantiniana”, ci si è appellati alla Chiesa apostolica… Ogni novità teologica, liturgica o pastorale era presentata come un ritorno alla Chiesa delle origini. Ma si trattava di visioni ideologiche e di forzature. Non stupisce, quindi, che ora la stessa operazione venga fatta al contrario, ossia per criticare la Chiesa delle origini ritenendola sociologicamente inadeguata ad affrontare il tema teologico della donna nella Chiesa.
Infine c’è l’argomento dello Spirito Santo. L‘autore non intende negare che lo Spirito abbia soffiato anche allora, aggiunge però che soffia anche adesso, guidandoci al “nuovo”. Non può però guidarci verso un “nuovo” non meglio specificato, definito magari dall’evoluzione sociologica. Lo Spirito Santo è lo “Spirito di Verità” e non si contraddice.
La teologia contemporanea è molto sensibile alla conferma storica. Padre Pani non nega che il divieto di ordinare le donne abbia avuto una chiara conferma storica, ma pensa che ce ne possa essere un’altra diversa domani. Anche quella, però, sarà destinata ad essere superata, proprio in virtù dello stesso principio adottato. Quando si parla di Tradizione, il pericolo dello storicismo è sempre incombente.