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a cura di Andrea Zambrano

PICCOLO MONDO

Don Camillo in procura

Infranto l'ultimo tabù: “don Camillo” denunciato per diffamazione da un'esponente politica antimafia. Tra intimidazione e imprudenza, forse una guareschiana pedata nel sedere avrebbe risolto il problema per tutti. 

Fuori schema 16_09_2017
Don Evandro

Roba da matti, abbiamo infranto l'ultimo tabù: don Camillo denunciato. Quel che Guareschi non aveva escogitato si è materializzato in quel di Brescello, cuore del piccolo mondo guareschiano. Qui, come si sa, la 'Ndrangheta ha messo le sue radici tanto che il Comune è stato sciolto per le infiltrazioni della malavita. Il parroco di Brescello, quindi il successore di don Camillo, è più volte intervenuto per difendere la sua gente al grido di "Brescello non è mafiosa". La sua gente è con lui.

Ma tra questi c'è anche un esponente politico della Lega che negli anni e molto prima dell'inchiesta Aemilia, aveva denunciato certi comportamenti ambigui e mafiosi, appunto, di alcuni brescellesi importati. Per questo ha subito anche delle intimidazioni che sono state condannate in tribunale. Insomma: anche lei è un simbolo dell'Antimafia. Però non è di Sinistra. E forse questo non la fa essere particolamenre amata dai brescellesi.

Da lì però è iniziato il suo impegno nel movimento delle Agende Rosse. Ora, succede che don Camillo, al secolo don Evandro Gherardi, abbia criticato con un post su Facebook un banchetto in piazza che vedeva proprio l'esponente leghista come protagonista. E ha detto, più o meno, che la gente è stanca di essere strumentalizzata da chi vuole fare carriera politica sull'antimafia. La Silva si è sentita tirata in ballo, non fosse altro che era l'unico esponente politico presente. E ha presentato una querela per diffamazione a mezzo stampa, di fatto costringendo la Procura ad occuparsi di don Camillo.

Dal Mondo PIccolo al Piccolo Mondo. Chi ha ragione? Sarà difficile per la Silva dimostrare che un'opinione politica, ancorché di un pastore d'anime, possa essere una diffamazione, in caso contrario ci sarebbe da preoccuparsi, ma probabilmente non accadrà. Inoltre, quella della denuncia per diffamazione, e noi giornalisti lo sappiamo bene, è un modo mascherato per intimidire e minacciare. 

Però a don Gherardi un po' di prudenza non avrebbe guastato. Lui che ha meritoriamente ripreso dopo anni di oblio la processione del Cristo sul Po come faceva appunto il personaggio guareschiano dovrebbe sapere che nel Mondo Piccolo certe questioni si risolvevano con codici comportamentali più sanguigni e meno levantini, ad esempio a pedate nel sedere, non con le carte bollate della Procura. 

Infatti era stato avvertito. Non dal crocifisso, con il quale non sappiamo se parla anche lui, ma dal suo vescovo, che forse con lo stesso stile del Legno appeso in Chiesa, gli aveva detto: «Don Evandro, non devi più parlare sui giornali», riducendolo di fatto al silenzio (stampa). Silenzio, che don Evandro ha violato scrivendo appunto quel post. Non sappiamo se il don Camillo, quello di allora, avrebbe obbedito al suo vescovo, ma quel che doveva dire alla signora in questione glielo avrebbe detto. Sicuramente senza lasciare prove.