Domenica Laetare
La quarta domenica di Quaresima è detta “Laetare” per via dell'antifona di ingresso. Consentite dal rito una serie di eccezioni rispetto al tempo quaresimale, dal colore dei paramenti all’organo.
Diversamente dal consueto, oggi la liturgia della Chiesa cattolica non celebra la solennità di San Giuseppe, che slitta a domani, lunedì 20 marzo, per la coincidenza con la quarta domenica di Quaresima, detta Domenica Laetare.
Ma perché questo nome? Esso è legato all’antifona di ingresso e, in particolare, alla sua prima parola in latino: «Lætare Jerusalem: et conventum facite omnes qui diligitis eam: gaudete cum lætitia, qui in tristitia fuistis: ut exsultetis, et satiemini ab uberibus consolationis vestræ».
In italiano: «Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate radunatevi. Sfavillate di gioia con essa, voi che eravate nel lutto. Così gioirete e vi sazierete al seno delle sue consolazioni» (cfr. Is 66,10-11).
Una particolarità di questa domenica è che è consentito usare i paramenti rosa, anziché quelli violacei normalmente usati in Quaresima. Secondo l’Ordinamento Generale del Messale Romano, inoltre, nella Domenica Laetare (come anche nelle solennità e feste) è possibile, diversamente dal resto del tempo di Quaresima, ornare l’altare con dei fiori (OGMR n. 305) e si può usare l’organo anche non in funzione di sostenere il canto (n. 313).
Il perché di queste eccezioni lo spiegava bene già il Servo di Dio dom Prosper Guéranger (1805-1875): «Manifestando oggi la Chiesa la sua allegrezza nella Liturgia, vuole felicitarsi dello zelo dei suoi figli; avendo essi già percorso la metà della santa Quaresima, vuole stimolare il loro ardore a proseguire fino alla fine» (L’Anno liturgico).