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L'ASSALTO GAY A CASALE MONFERRATO

Domande al governo dall'onorevole Alessandro Pagano

Dopo l'assalto dei militanti gay al convegno di Casale Monferrato, il deputato Alessandro Pagano ha rivolto un'interpellanza urgente al governo Letta. Nella quale ha sottolineato tutti i pericoli della nuova deriva. Qui il testo integrale.

Famiglia 02_10_2013
Alessandro Pagano

Chi ha avuto modo di seguire il dibattito parlamentare sul disegno di legge in materia di contrasto all’omofobia e alla transfobia ha spesso dovuto assistere a momenti davvero poco edificanti. Un triste spettacolo a tratti trasversale e bipartisan. Nel generale squallore che accompagna la discussione sulla delicata materia (e che caratterizza, in particolare, gli interventi dei deputati pentastellati) brillano alcune splendide eccezioni, meritevoli di essere segnalate. Tra di esse spicca, senz’ombra di dubbio, la figura dell’on. Alessandro Pagano (Pdl), il quale è riuscito ancora una volta a dare prova di coraggio, di coerenza e di lucidità nel suo ottimo intervento tenuto alla Camera dei Deputati il 27 settembre scorso, quando ha illustrato l’interpellanza urgente n.2-00225 avente per oggetto «Elementi ed iniziative in relazione a recenti contestazioni svoltesi ad un convegno organizzato da associazioni ecclesiali a Casale Monferrato (Alessandria)».

L’intervento merita di essere integralmente riportato, unitamente al ringraziamento per aver segnalato la lettera inviata al Ministro dell’Interno, On. Angelino Alfano, dai Giuristi per la Vita, che ho l’onore di rappresentare:


«Signor Presidente, signor sottosegretario, il tema di questa interpellanza urgente è qualcosa di estremamente importante per la vita futura del nostro Paese. Siamo, infatti, di fronte ad un evento annunciato nel recentissimo dibattito che c’è stato in Aula sul tema dell’omofobia: più volte avevamo detto, in lungo e in largo, che cosa si stava preparando con questa legge. Dire oggi che eravamo facili profeti sarebbe un errore perché, in verità, non è bello vantarsi di un episodio negativo e che attiene alla vita sociale del nostro Paese. Al di là della facile retorica, ritengo cosa utile entrare nel merito di questo atto ispettivo e spiegare il significato profondo della stessa. Ciò è indispensabile per farlo comprendere non soltanto all’onorevole Viceministro e all’onorevole Presidente oggi presenti, ma anche a coloro che avranno modo di sentire e leggere queste parole.

Il caso nasce domenica 22 settembre 2013 a Casale Monferrato, quando, alla presenza del sindaco di quella città, con il rappresentante della Curia vescovile e quattro associazioni organizzatrici – Giuristi per la vita, Comunione e liberazione, Alleanza cattolica e Movimento per la vita – si è svolto un convegno dal titolo “Gender, omofobia, transfobia. Verso l’abolizione dell’uomo?”. L’obiettivo fondamentale era quello di spiegare la legge così com’è stata approvata da questo ramo del Parlamento e, quindi, far comprendere quali fossero i rischi e i problemi legati alla stessa. La presenza di illustri giuristi in quel convegno ne era la conferma puntuale e precisa. Sennonché, nel corso della giornata, nel corso della manifestazione, sono intervenuti fatti che sono assolutamente fuori della regola di un Paese democratico, giacché il coordinamento di Torino della LGBT e il collettivo Altereva e Arcigay hanno ritenuto opportuno disturbare la manifestazione, interromperla, operare azioni di disturbo, addirittura, intervenire dentro la sala e, attraverso anche un’azione di provocazione verbale forte, hanno pensato di interrompere la manifestazione. Obiettivo raggiunto, visto che la manifestazione non ha avuto decorso. Con grande senso del dovere, coloro che stavano al tavolo della riunione hanno invitato tutti, con la massima compostezza, a uscire fuori e a non dare risposta a nessuna forma di provocazione. Di fronte a tanti esempi conclamati di violenza nei confronti degli omosessuali – violenze che, sicuramente, ci sono state, anche se amplificate fuor misura rispetto, invece, al reale numero che si è avuto negli ultimi anni –, si è avuto domenica 22 settembre un primo esempio di violenza nei confronti di persone, soggetti e associazioni pacifiche, che manifestavano pacificamente e che stavano operando sotto un profilo culturale, senza nessuna forma di violenza e, ovviamente, senza nessuna forma di prevaricazione. La conferma puntuale di quello che sto per dire: la violenza, non è soltanto fisica, è anche psicologica, è anche verbale. È esattamente quello che è accaduto da parte delle lobby gay rappresentate dalle sigle che ho appena citato e che hanno impedito con prevaricazione e forza una libera manifestazione. Le cronache de Il Fatto quotidiano confermano puntualmente questo. Il Fatto quotidiano, stranamente, signor Presidente, era presente il giorno in cui c’è stata questa azione di disturbo da parte delle lobby gay. Vedo che qualcuno in Aula si sta infastidendo... vuol dire che ho colto nel segno. Il Fatto quotidiano, presente durante la manifestazione ha avuto modo di scrivere che i relatori hanno difeso "a spada tratta la naturalità dell’unione fra un uomo e una donna". A giudizio quindi, di un giornalista, di un cronista che era andato là perché doveva osservare i fenomeni, i relatori hanno difeso la naturalità dell’unione tra un uomo e una donna.

Quindi, siamo arrivati al paradosso che la difesa di un fatto naturale e, cioè, di un’unione tra un uomo e una donna, del matrimonio così come previsto dalla Costituzione, è diventato oggetto e pietra di scandalo da parte delle associazioni che ho appena citato. Sembra desumersi, quindi, che se qualcuno osa criticare l’applicazione della legge Mancino modificata di recente – legge che ancora non è tale, perché ancora deve essere approvata da un altro ramo del Parlamento – si arriva al punto che anche la difesa della famiglia naturale può diventare qualcosa di assurdo. Quindi, la società naturale fondata sul matrimonio, così come prevede l’articolo 29 della nostra Costituzione, evidentemente, non deve essere più oggetto di rappresentazione, gli deve essere impedito. Il massimo disturbo si è avuto durante l’intervento del professore Mauro Ronco, che per la cronaca, lo vorrei dire, è ordinario di diritto penale all’università di Padova, già presidente dell’ordine degli avvocati di Torino, componente prestigioso del Consiglio superiore della magistratura. Quindi, stiamo parlando non di un uomo che andava a fare un intervento politico, ma di un giurista che doveva spiegare l’incostituzionalità di questa legge, la illiberalità di questa legge. Questo aspetto, evidentemente, ha fatto andare fuori di testa i disturbatori, al punto che a questa persona qualificatissima è stato assolutamente impedito di parlare – proprio il suo intervento è stato il momento topico del disturbo – e, quindi, da lì il fatto che ho appena spiegato, e cioè che il consesso si è sciolto. Siamo in presenza di un grave vulnus, sia costituzionale che sociale: si è consumato un gravissimo reato e cioè l’impossibilità di far parlare durante una pacifica manifestazione.

Si è realizzato quello che noi abbiamo detto in lungo e in largo durante lo splendido dibattito che si è realizzato quel giorno in Aula quando abbiamo parlato di questa legge (dico splendido perché è stato forse l’unico caso di reale dibattito in quest’Aula dall’inizio di questa legislatura) e cioè che c’è il grave rischio che le libertà di pensiero e di opinione vengano a essere lese. Senza contare poi, questo è il sospetto di tutti coloro che erano presenti a quella manifestazione, che coloro che hanno fatto quella azione di disturbo, quelle che io chiamo le lobby gay, hanno cercato, con le provocazioni, anche la rissa. I massmedia hanno parlato praticamente poco o niente di questo episodio: è una cosa inquietante ed è la prova concreta che siamo in presenza anche di un fenomeno di autentica illiberalità, anche sulla comunicazione. Io mi domando, signor Viceministro, cosa sarebbe accaduto a parti inverse se ci fosse stata una masnada di avventurieri e di personaggi negativi, perché così solo potrebbero definirsi, che fossero andati in una manifestazione organizzata da omosessuali e avessero impedito loro quella legittima manifestazione? Sarebbe stato un fatto gravissimo che mi permetto di condannare in maniera ferma, perché qualsiasi tipo di discriminazione sessuale deve essere oggetto di condanna!

Quindi è evidente che noi siamo molto preoccupati per questa deriva assurda; se già a legge che non è tale si cominciano ad avvertire questi episodi di intolleranza e di discriminazione verso chi manifesta a favore dell’unione fra un uomo e una donna, mi chiedo e mi domando: cosa potrebbe accadere, cosa accadrà, a legge approvata? Siamo, quindi, di fronte ad una vera e propria preoccupazione sociale e da qui l’interpellanza che Lei ha avuto modo di studiare e di leggere, signor Viceministro. Un’interpellanza che come vede è stata firmata da oltre trenta deputati, è stata una sorta di crescendo, abbiamo raccolto le firme in pochi minuti e le assicuro che abbiamo avuto incoraggiamenti anche da altri partiti che non fanno parte, diciamo, del gruppo PdL e Lega che hanno, invece, sottoscritto questo atto di sindacato ispettivo. Come per dire: andate avanti perché è giusto che questa cosa sia discussa! Siamo, signor viceministro, di fronte ad un vero e proprio piano inclinato e sdrucciolevole; è chiara la tendenza di questo provvedimento; è quella di creare un vortice dove, partendo da una discriminazione, discriminazione ovviamente a parole, si vuole poi arrivare a livelli altissimi di discriminazione perché è chiaro che il giorno in cui questo provvedimento sarà approvato ci ritroveremo di fronte ad una vera e propria non parità, rispetto all’attuale situazione di parità fra la tesi del matrimonio naturale e quella del matrimonio omosessuale. Secondo le intenzioni dei proponenti, questa legge verrà utilizzata come una clava per evitare che qualcuno possa parlare e difendere l’unione naturale fra un uomo e una donna, gli unici che possono procreare. Tutto questo è nelle intenzioni dei proponenti di questo provvedimento ed è stato dichiarato.

Ho avuto modo, nel corso della seduta, di fare i complimenti pubblici all’onorevole Scalfarotto per la sua onestà intellettuale, manifestata non soltanto in Aula, ma, devo dire, anche sui giornali. Sui giornali è stato detto in maniera molto chiara che la legge sull’omofobia è un passepartout per arrivare, poi, alla realizzazione di tutti gli altri processi della rivoluzione gender e cioè: genitore uno, genitore due, nozze gay, adozione gay. E come si vuole realizzare tutto questo? Semplicemente impedendo di parlare, perché quando una persona, nel momento stesso in cui è associata, come a Casale Monferrato rischia quattro anni di galera, o nel momento stesso in cui il sottoscritto dovesse parlare e dire le stesse cose identiche che sto dicendo adesso, rischia, un anno e mezzo di galera, ditemi voi se questo è lo Stato italiano o se siamo invece in presenza di uno Stato dell’America latina – per usare schemi classici della demagogia e della letteratura di fine Novecento – oppure di un Paese dell’Estremo Oriente o del Medio Oriente, dove le dittature vigono regolarmente. Io penso che questo deve essere elemento di preoccupazione, per non dire di più. Ma lo impediremo, signor Presidente. Lo impediremo semplicemente con la denuncia e con la verità dei fatti, spiegando bene al Paese che cosa sta accadendo, e lo spiegheremo con quella serenità che contraddistingue chi è forte della verità, perché noi siamo i più grandi difensori delle minoranze sessuali.

Siamo i più grandi difensori di coloro che ritengono che è giusto che la propria libertà venga evidenziata e portata avanti dovunque, a qualsiasi livello e per qualsiasi argomento, a maggior ragione per argomenti di tipo sessuale e per la propria coscienza. Ma se questo vale per gli omosessuali vale anche per coloro che sostengono che il diritto naturale, quello del matrimonio tra un uomo e una donna, è altrettanto meritevole di diritti. Mi avvio alla conclusione con la domanda diretta da fare al Governo, domanda che è stata preceduta da una lettera che, spero e penso che Lei, Viceministro, ha già avuto modo di leggere, cioè la lettera aperta che i “Giuristi per la vita” hanno scritto al Ministro Alfano. Essi hanno denunziato apertamente proprio queste forme di intolleranza. La lettera è molto interessante e se non ha avuto modo di leggerla la prego di farla sua nei prossimi giorni. Ma arrivo a domande, anche a vantaggio di chi ci sta ascoltando mediaticamente. Chiediamo quali elementi disponga il Governo in merito a quanto riportato nella mia interpellanza; quali iniziative siano state assunte dalle forze dell’ordine intervenute e quali misure siano state adottate nei confronti…»

A questo punto, l’on. Pagano viene inopinatamente interrotto dal deputato Cristian Iannuzzi del Movimento 5 Stelle, il quale così si rivolge al banco della presidenza: «Presidente, può far rispettare il tempo?». La risposta è fulminea e lapidaria: «Onorevole Iannuzzi, presiedo io». Riprende, quindi, l’on. Pagano: «Quali misure siano state adottate nei confronti... ». Nello stesso punto viene nuovamente interrotto dal deputato Iannuzzi con un’esortazione – «Presidente, il tempo!»  - che ottiene la medesima risposta da parte della presidenza: «Sto presiedendo io e non Lei».

L’on, Pagano può, quindi, riprendere a parlare:
«Grazie, signor Presidente. Il nervosismo che colgo mi fa capire che sono dalla parte della ragione. Chiediamo quali iniziative siano state assunte dalle forze dell’ordine intervenute e quali misure siano state adottate nei confronti degli autori della contestazione e poi, ultima domanda, quali iniziative di prevenzione il Governo intenda adottare per evitare il ripetersi di episodi simili a fronte di iniziative pubbliche in difesa della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna, soprattutto in considerazioni di un fatto, Presidente, che il 5 ottobre prossimo ci sarà una manifestazione e già Altereva ha dichiarato che andrà fisicamente a disturbare. Grazie anche per la pazienza, Presidente».

Prende, quindi, la parola il Viceministro dell’Interno Filippo Bubbico:
«Signora Presidente, io evidentemente mi asterrò da valutazioni e da interlocuzioni con l’onorevole Pagano su questioni di natura politica, che evidentemente appartengono ad altra sfera e ad altri momenti, considerato, peraltro, che solo da qualche ora si è concluso un dibattito importante che ha impegnato questo ramo del Parlamento nella definizione di un provvedimento legislativo che non può che essere conforme all’impianto costituzionale e non può che agire nel rigoroso obiettivo di garantire il rispetto della persona e della dignità umana. Noi, Ministero dell’interno, ci sentiamo impegnati rispetto a quello che è accaduto il 22 settembre quando, a Casale Monferrato, in occasione di un convegno promosso dal Movimento per la vita, Comunione e liberazione e Alleanza Cattolica, con la partecipazione di centocinquanta persone circa, si sono verificati problemi, episodi che l’onorevole Pagano ha, insieme ad altri colleghi parlamentari, voluto segnalare con la sua interpellanza urgente. Come è già stato ricordato, infatti, l’intervento di disturbo della conferenza, attuato da manifestanti di opinione contraria a quella degli organizzatori sui delicati temi dell’identità sessuale e dell’omofobia, è stato inscenato all’esterno della sala del convegno, con distribuzione di volantini nell’antistante Piazza dello Statuto, ed è proseguito anche all’interno, in forme plateali, inducendo gli organizzatori ad interrompere i lavori del convegno. L’intervento delle Forze di polizia, diretto a evitare che la contestazione potesse ulteriormente degenerare con pericolo per l’incolumità pubblica, è stato disposto e attuato con la massima tempestività possibile, nonostante il fatto che l’autorità di pubblica sicurezza avesse appreso della contro-manifestazione soltanto nella stessa mattinata del 22 e, quindi, ben oltre i limiti previsti dalla legge per il formale preavviso. L’imprevisto ed elevato numero di dimostranti intervenuti rispetto a quello solo informalmente indicato dai contestatori ha reso, poi, necessario rinforzare il dispositivo di vigilanza con l’invio di due pattuglie della locale Compagnia dei Carabinieri. La contestazione, seppure accesa, non è stata connotata da violenza fisica e, al momento, non risulta che sia stata sporta denuncia all’Autorità giudiziaria in relazione ai fatti accaduti. La Questura di Alessandria sta procedendo, comunque, ad indagini volte all’identificazione dei dimostranti per il loro deferimento all’Autorità giudiziaria in ordine all’avvenuta violazione dell’obbligo di preavviso. L’episodio di Casale Monferrato deve indurre ad una riflessione seria sui valori della tolleranza e sulla necessità che la diversità anche più aperta delle opinioni non divenga motivo di contrapposizione violenta e sopraffattoria. L’impegno delle Forze dell’ordine è continuamente teso a garantire la libertà, a garantire l’autonomia nell’espressione del proprio pensiero da parte dei cittadini e, quindi, in una parola a garantire i diritti costituzionalmente definiti. Posso garantire che verrà prestata la massima attenzione perché attraverso una vigilanza costante le regole della convivenza civile vengano in ogni circostanza rispettate e in relazione a questi episodi verrà sviluppata un’azione preventiva tesa ad intercettare ogni segnale di tensione che dovesse verificarsi, ma è evidente che tutti abbiamo una grande responsabilità nel garantire un confronto sereno e democratico anche su questioni così controverse».

Come di prassi, spetta allo stesso on. Pagano dichiararsi o meno soddisfatto della risposta ricevuta da Bubbico:
«Signor Viceministro, io mi dichiaro soddisfatto perché conosco la sua onestà intellettuale e la sua serietà, da qui la mia stima personale che, ovviamente, si estende a tutto il Ministero e anche al signor Ministro. Le sue parole non sono esattamente quelle che io mi aspettavo ma chiedere di più probabilmente sarebbe stato un eccesso. E allora con la serietà che io penso debba contraddistinguere i rapporti istituzionali mi ritengo soddisfatto. Devo però per forza di cose aggiungere qualcosa, che penso possa tornare utile a Lei e alle ottime forze di polizia che avete la fortuna di dirigere, e che abbiamo come Paese la fortuna di avere, perché è una delle poche cose che veramente funzionano in questo Paese; e che hanno avuto modo di risolvere, gestendola bene, la situazione delicata che abbiamo appena raccontato. Devo partire nella mia replica da due elementi della sua risposta: «il rispetto della persona», che augurava ed auspicava come azione fondante non solo del suo Ministero, ma io penso di tutta l’azione di Governo e in generale del vivere civile; e una “riflessione seria su quelle che sono le conseguenze e i rischi che questa legge sta minacciando”. Sono d’accordo, ciò che sta accadendo è nulla rispetto a quello che accadrà in futuro. Signor viceministro, Le lascerò tra un po’ il documento che Altereva ha pubblicato sul suo sito e che leggo testualmente: orgogliosi di quello che hanno fatto, hanno programmato una sorta di calendario su quello che faranno nelle prossime settimane nell’ambito di manifestazioni del genere. Hanno già detto che andranno a disturbare, il giorno 5 ottobre, la manifestazione organizzata da Alleanza Cattolica, Comunione e Liberazione e Movimento per la Vita a Milano. Non solo quella, ce ne sono anche altre che evidentemente sono state identificate; ma è interessante, a proposito del “rispetto della persona” a cui Lei accennava, quello che scrivono in un passaggio, a dimostrazione che queste persone non sono serene. Ho avuto modo, di dire nel mio dibattito, di cogliere degli aspetti positivi nella società, dove moltissimi omosessuali si sono anche complimentati con me sul fatto di avere una chiara distinzione tra il rispetto della persona omosessuale in quanto tale, che dev’essere garantita sempre e dovunque (quello che io definii nel mio intervento in Aula la persona omosessuale che vive la propria omosessualità in maniera serena, tranquilla, pacifica, sapendo di essere rispettata; rispetto a coloro che invece sono ideologizzati, e che vogliono far passare invece per forza dal collo di una bottiglia un elefante, e cioè l’innaturalità delle loro tesi tipiche di una ideologia che, come tutte le ideologie, ha gli occhiali deformati e vede quindi le cose in maniera diversa. Queste sono ovviamente le posizioni che noi in ogni contesto andremo, con la forza delle idee e della verità, a spiegare. Ma il dato che deve interessare il signor sottosegretario, e il Governo tutto in generale, è quello che dice Altereva, quando affermava: “siamo consci del fatto che il risultato della nostra azione sul palco (cioè l’interruzione dell’incontro) verrà usato come ulteriore tentativo di vittimizzazione e di mistificazione della realtà; siamo altrettanto convinti che le nostre responsabilità come singole persone che hanno a cuore la lotta contro ogni discriminazione sia di contrastare in maniera convinta questa discriminazione (con riferimento agli organizzatori) di odio mascherato da diritto di opinione”. Ora ditemi qual è l’odio mascherato da diritto di opinione di chi si riunisce e dice che la famiglia naturale, quella tra un uomo e una donna garantita dalla Costituzione, sia qualche cosa di assurdo? Ditemelo! Abbiamo il dovere di spiegarcelo, e con onestà intellettuale dobbiamo spiegarlo anche a quella parte del Parlamento che sta cadendo nella trappola di una posizione ideologica! Abbiamo abbandonato il XX secolo, che ha creato morti, vittime e povertà, con ideologie come il nazismo e il comunismo. Stiamo affrontando il XXI secolo con una ideologia che è ancora peggiore, e che farà altrettanto danno se non entriamo nel merito di queste vicende, e con onestà intellettuale affrontiamo il problema, che oggi è politico, e domani forse di ordine pubblico; perché è chiaro che nell’ordine pubblico ci rientreranno coloro che saranno vittime di questa manifestazione di intolleranza al contrario da parte delle lobby gay. Oggi abbiamo il dovere oggi di denunciare con chiarezza, con forza, per rispetto alla verità, ma anche per rispetto della persona umana, quella con la “p” maiuscola e che qualcuno evidentemente non vuole rispettare».

Davvero una bella pagina di vita parlamentare, capace di rincuorarci. Grazie, onorevole Pagano, perché ne avevamo proprio bisogno!