“Diversa” e senza storia, è la scuola voluta da Sanchez
Procede a tappe forzate la riforma scolastica del Governo spagnolo. Si prevede l’abolizione formale della filosofia e lo svuotamento della storia, che verrà raccontata secondo tre “gruppi tematici” contenenti tutti i dogmi del politicamente corretto. La solita strategia del Potere.
In Spagna il Governo di Pedro Sanchez intende procedere a tappe forzate sulla riforma scolastica che sta generando non poche polemiche nell’opinione pubblica di quel Paese. Il disegno di legge approvato dall’esecutivo, infatti, prevede per l’Eso (la scuola superiore obbligatoria fino a sedici anni) una serie di innovazioni che destano in alcuni spagnoli più di una perplessità.
Il punto dolente non sta tanto nell’abolizione dei voti, degli esami di riparazione, e cose simili, quanto nel destino riservato a due materie importanti come filosofia e storia. La prima verrà sostituita con la materia denominata «valori civici ed etici», che avrà per oggetto concetti tipo «memoria democratica», «ecofemminismo», «etica della cittadinanza» e «diritti LGTBIQ+». Per quanto riguarda, invece, la materia di storia, non vi è tanto un’abolizione formale, come per la filosofia, quanto uno svuotamento nella sostanza. Insieme alla struttura cronologica degli avvenimenti, spariranno, infatti, i principali eventi storici come la conquista delle Americhe e la Rivoluzione francese.
Con il pretesto di superare una prospettiva meramente «nozionistica e accademica», secondo il disegno di legge approvato dal Governo spagnolo i fatti accaduti nella storia dell’umanità verranno raggruppati in tre «gruppi tematici». Il primo di questi gruppi è denominato «Sfide del mondo attuale» e contiene temi come «emergenza climatica», «fattori che condizionano il clima e l’impatto delle attività umane», «concentrazione e distribuzione della ricchezza», «uguaglianza», «discriminazioni e ruoli di genere», «obiettivi di uno sviluppo sostenibile».
Il secondo gruppo è denominato «Società e territori». Qui si affrontano temi come l’«analisi interdisciplinare dell’origine dell’essere umano e della nascita della società», a partire dal ruolo fondamentale del fenomeno migratorio, oppure gli aspetti della «complessità sociale e della nascita dell’autorità: famiglia, clan, tribù, casta, stirpe e istituzione», per arrivare a comprendere il fenomeno della «diseguaglianza sociale» e della «lotta per il potere dalla preistoria e l’antichità fino all’età moderna». Ovviamente uno sguardo privilegiato viene rivolto ai «perseguitati della storia: donne, schiavi e stranieri». In questo secondo blocco non manca, poi, uno studio sul «ruolo della religione nella società come fenomeno di legittimazione del potere», e delle «eresie, persecuzioni e guerre di religione».
Il terzo gruppo tematico porta il titolo di «Impegno civico» e riguarda aspetti come la «differenza, il rispetto e l’accettazione dell’altro in prospettiva antidiscriminatoria», l’immancabile «uguaglianza di genere», la «convivenza civica» e la «cultura democratica». Un punto interessante di questo gruppo è quello relativo alla «cittadinanza europea», in cui si affronteranno «idee e comportamenti necessari per il progetto di costruzione di un’identità comune». Evidentemente, una volta cancellate le radici cristiane, la nuova identità europea resta ancora in fase di costruzione.
La riforma scolastica spagnola appena approvata dal Governo sembra delineare il sistema educativo di una società ormai totalmente appiattita alla logica del politicamente corretto. Se verrà confermata anche dal Parlamento iberico, rischia di diventare un pericoloso precedente che troverebbe subito solerti emuli in altri Paesi europei. A cominciare dal nostro.
L’aspetto più inquietante di questa distopica scuola del futuro non è tanto l’indottrinamento ideologico - cosa che caratterizza ogni regime illiberale -, quanto l’eliminazione della storia come materia d’insegnamento. Gli antichi romani erano gente pratica, con una capacità di sintesi dei concetti facilitati dalla lingua che parlavano, ovvero il latino. Sono ancora oggi note e citate persino nei bar locuzioni come «divide et impera», o, tanto per restare in tema, «historia magistra vitae», la storia è maestra di vita. Fu Marco Tullio Cicerone (un altro autore che forse sparirà presto dai curriculum scolastici), a coniarla nella sua opera De Oratore, e si trova all’interno di questa frase: «La storia, in verità, è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità». Forse per questo è scomoda al Potere.