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LOS ANGELES

Dilaga la rivolta anti-Trump degli immigrati, i Dem la cavalcano

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La protesta degli immigrati a Los Angeles, contro le espulsioni di Trump, sta diventando dilagante, da costa a costa. Gavin Newsom, governatore della California, si oppone a Trump e ai suoi metodi, ma così si schiera oggettivamente con i violenti.

Editoriali 12_06_2025
Los Angeles (La Presse)

Contro la politica delle espulsioni dell’amministrazione Trump, la protesta di immigrati (e dei loro sostenitori di sinistra) a Los Angeles, è subito dilagata da costa a costa nell’arco di appena quattro giorni. Dopo i primi episodi nella grande metropoli californiana di venerdì 6 giugno, nei giorni successivi si registravano proteste anche a San Francisco, Denver, Atlanta, Chicago, Washington, New York. Ora, le manifestazioni si sono diffuse in tutto il Paese, con decine di episodi segnalati in almeno 19 Stati, con la maggiore concentrazione in California, Texas e Pennsylvania. Il quotidiano britannico The Independent conta episodi insurrezionali in almeno 35 città.

La risposta dell’amministrazione Trump è stata durissima. Una brigata californiana di fanteria della Guardia Nazionale è stata inviata a Los Angeles, poi raggiunta da un’altra unità della riserva e da 700 marines, per aiutare la polizia a mantenere l’ordine. Ma il governatore della California, Gavin Newsom, si oppone e fa causa al presidente. Ritiene che abbia scavalcato le sue prerogative, fra cui il compito di mantenere l’ordine pubblico anche mobilitando la Guardia Nazionale, che normalmente è controllata dai singoli Stati e solo in via eccezionale dal governo federale. «Settecento uomini e donne coraggiosi vengono usati come pedine nella guerra di Trump contro la Costituzione - ha detto al Wall Street Journal a proposito del dispiegamento dei marines - I nostri padri fondatori non hanno vissuto e sono morti per questo».

Newsom si erge ora a difensore della Costituzione e dell’ordine repubblicano. Probabilmente lancia la sua Opa sul controllo del Partito Democratico, ancora annichilito dalla sconfitta di novembre e alla ricerca di un leader. La Casa Bianca risponde per le rime: «I violenti rivoltosi di Los Angeles (...) hanno attaccato le forze dell’ordine americane, dato fuoco alle auto e alimentato il caos anarchico – si legge nel comunicato - Il presidente Trump è giustamente intervenuto per proteggere gli agenti delle forze dell’ordine federali».

Il punto è che sia Newsom che i sindaci democratici, compresa Karen Bass, sindaco di Los Angeles, hanno finora garantito una politica di estrema tolleranza, non solo nei confronti dell’immigrazione illegale, ma anche della micro-criminalità in senso lato. Uno dei motivi per cui Trump è stato eletto è proprio l’ordine pubblico, oltre all’immigrazione. Difendere l’autonomia decisionale degli Stati è sempre stata una battaglia repubblicana, conservatrice. Ma farlo per reazione alle forze dell’ordine, di fatto cavalcando un’ondata di proteste, non è una politica destinata ad attrarre troppe simpatie nel vasto pubblico.

Per di più, troppe proteste in così poco tempo fanno pensare ad una regia politica. La protesta di Black Lives Matter, nel 2020, a seguito dell’uccisione dell’afro-americano George Floyd da parte della polizia di Minneapolis, era dilagata con la stessa rapidità, ma anche perché era apertamente favorita dai governi e dai sindaci democratici. Era stato uno dei fattori più destabilizzanti nell’ultimo anno della precedente amministrazione Trump. Allora, il presidente repubblicano aveva rigorosamente rispettato i dettami costituzionali e aveva lasciato agli Stati il compito di controllare l’ordine pubblico, inclusa la decisione se mobilitare o meno la Guardia Nazionale. Ora, al contrario, Trump non ha atteso più di due giorni di proteste prima di prendere personalmente in mano la situazione. Teme, insomma, che il nuovo movimento (stavolta contro le espulsioni di immigrati illegali) sia il nuovo pretesto per una sommossa contro il suo governo.

La protesta di Gavin Newsom si fonda sull’assunto che la situazione fosse sotto controllo fino a domenica 8 giugno, fino al giorno in cui è stata decisa la federalizzazione della Guardia Nazionale. Ma alcune testimonianze della stessa polizia di Los Angeles lo smentiscono. Il capo della polizia della “città degli angeli”, domenica dichiarava in conferenza stampa: «Siamo sopraffatti. Stasera, alcune persone hanno sparato fuochi d'artificio di grande potenza contro i nostri agenti. Sono ordigni che possono uccidere. Portano zaini pieni di blocchi di cemento e martelli, rompono i blocchi e si passano i pezzi per lanciarli contro gli agenti e le auto, e persino contro altre persone».

Secondo Leighton Woodhouse, corrisponde di The Free Press, lo scenario era diverso da quello delle consuete proteste politiche, dove sono minoranze organizzate a creare disordini e la violenza aumenta gradualmente. Nel caso di Los Angeles, invece: «Sebbene i manifestanti che lanciavano pietre fossero mascherati, non avevano i segni distintivi degli antifascisti. Non erano vestiti di nero con toppe anarchiche appuntate con spille da balia sulle felpe. Non portavano bandiere o scudi. Non erano prevalentemente bianchi. Inoltre, non stavano intensificando gradualmente la loro attività. Sono passati direttamente alla violenza grave. Diversi manifestanti con cui ho parlato erano fortemente contrari al lancio di pietre. Una donna ha insultato un uomo che aveva lanciato un fumogeno contro la polizia. Un uomo con cui ho parlato ha sottolineato che quelle pietre erano abbastanza grandi da uccidere delle persone. Lo erano».

Ebbene, questa è la situazione in cui Gavin Newsom ritiene che ci si debba opporre all’invio della Guardia Nazionale, senza per altro garantire l’ordine pubblico con forze locali. Così facendo, conferma l’immagine che il Partito Democratico si è creato dal 2020: il partito della violenza tollerata. Sicuramente non un bel biglietto da visita per chi vuole diventare il candidato anti-Trump, soprattutto considerando che il 54% degli americani (secondo un sondaggio della Cbs) condivide la politica delle espulsioni degli immigrati illegali e la maggioranza relativa (45% contro 36%, secondo un sondaggio YouGov) è contraria alla protesta di Los Angeles.