"Difendere Humanae vitae, l'incoraggiamento dal Cielo"
“Questo è il miracolo del Papa dell’Humanae Vitae e il Cielo vuole dirci qualche cosa di preciso su questa enciclica che ancor oggi è contestata e messa rischio: un incoraggiamento a difendere la vita sempre. In ogni circostanza”. Parla don Pablo Zambruno, il sacerdote incaricato dal vescovo di Verona di seguire l'iter del riconoscimento del miracolo di Paolo VI.
“Questo è il miracolo del Papa dell’Humanae Vitae e il Cielo vuole dirci qualche cosa di preciso su questa enciclica che ancor oggi è contestata e messa rischio: un incoraggiamento a difendere la vita sempre. In ogni circostanza”. Don Pablo Zambruno è un sacerdote argentino della Diocesi di Verona. Nella sua duplice veste di consultore della Congregazione per le cause dei santi e di delegato vescovile dell’indagine diocesana sul caso di Amanda Tagliaferro, ha seguito passo passo le vicende che hanno portato al riconoscimento del miracolo della nascita senza conseguenze della piccola destinata a morte prematura nel grembo della mamma. Don Pablo ne è convinto: la storia di Amanda vuole dirci una cosa speciale proprio quando l’Humanae Vitae è presa di mira nel tentativo di rileggerla secondo paradigmi contrari alle intenzioni del beato Paolo VI e corroborate dal suo successore Giovanni Paolo II.
Anzitutto a giudicare dalla velocità dell’iter di riconoscimento del miracolo, quasi come se il Cielo avesse avuto l’urgenza di ribadire che quel Papa così contestato anche nella Chiesa per aver difeso la vita nascente da aborto e contraccezione con l’Humanae Vitae aveva segnato un punto di svolta nella cultura della vita.
Alla Nuova BQ spiega che “la commissione diocesana viene istituita alla fine del 2016 e già il 7 gennaio 2017 ha inizio lo studio dei documenti e l’audizione dei testimoni. Un lavoro a tempo di record, sostenuto dal fatto che la stessa Santa Sede aveva una grande aspettativa sulla storia di Amanda”.
Il suo compito di delegato del vescovo Giuseppe Zenti verteva nel formulare le domande ai testi e a garantire l’obiettività della perizia che è stata svolta da due medici esterni alla causa, due primari pediatrici che hanno analizzato le cartelle cliniche e visitato Amanda constatando il suo eccezionale stato di salute.
“Sono stato circondato da professionisti eccellenti, a cominciare dal perito di parte della Diocesi, la Dottoressa Ruffo dell’ospedale di Legnago, che è anche l’ospedale in cui lavora Vanna, la mamma di Amanda”.
Centrale, nella ricostruzione del miracolo è stata la testimonianza della professoressa del San Gerardo di Monza, Patrizia Vergani, massima esperta di tecniche amnio trasfusionali: “Per provare a salvare Amanda le ha tentate tutte secondo la scienza medica. La dottoressa ha praticato due trasfusioni di soluzione fisiologica, ma durante la seconda, la membrana amniotica era a tal punto disidratata che con l’ago venne punta una spalla di Amanda. La Vergani si convinse che per la bambina non ci sarebbe stato nulla da fare, anzi proseguire avrebbe comportato una sofferenza ulteriore e inutile”.
Così prefigurò a mamma Vanna l’imminente perdita della bambina.
Ma Amanda doveva vivere, doveva essere amata, come suggerisce l’etimo del suo nome. “Nessuno avrebbe potuto immaginare quello che sarebbe accaduto in seguito: la visita al santuario delle Grazie di Brescia dove il dottor Martinelli indirizzò i due genitori “perché la vita non è solo statistiche, ma l’autore della vita è un Altro”, la decisione di proseguire in quella gravidanza impossibile, ma che non dava segni di cedimento e infine la nascita miracolosa. “Infatti al parto non assistette neppure il pediatra di turno, come accade invece a tutti i prematuri. Si era certi che la bambina sarebbe nata morta a seguito delle sofferenze provocate anche dal travaglio. Ma le sue grida lasciarono di stucco tutti. Amanda aveva sviluppato solo 13 alveoli polmonari, impossibile per lei poter emettere quel pianto così fragoroso. Il cuore ha continuato a battere senza sosta e tutto questo per la commissione medica è inspiegabile”.
I periti incaricati che hanno visitato la piccola al San Bonifacio e al Legrar di Don Calabria hanno accertato che la piccola non ha nessun tipo di ritardo, né cognitivo né di sviluppo fisiologico.
“Successivamente – prosegue -, una volta conclusa l’indagine diocesana, gli atti sono stati inviati a Roma in Congregazione. Anche in questo caso sono stati incaricati due periti medici che hanno di fatto ricominciato le indagini per esaminare la qualità del fatto. Ma la scienza, come accade in questi casi ad un certo punto deve fermarsi. E’ a quel punto che entra in scena l’aspetto soprannaturale”.
Padre Pablo si dice edificato dall’aver toccato con mano questo miracolo. “Lo vedo come un grande incoraggiamento a difendere la vita fin dal concepimento e sono certo che il Cielo è venuto a dirci con questo miracolo che quello che il Papa Paolo VI ha scritto con l’Humanae Vitae abbia una validità perenne, oggi come ieri”. Ma a colpirlo è anche il santo prescelto per questo miracolo: “Un santo che è stato in quegli anni un segno di contraddizione, osannato da chi ha strumentalizzato il Concilio e demolito da chi lo ha accusato di progressismo per la sua riforma liturgica. Credo che la figura di Montini vada vista a 360°”.
Ma anche l’Humanae Vitae oggi può e deve essere ribadita con forza: “E’ sempre stata molto discussa, oggi si cerca di rileggerla secondo chiavi di lettura sbagliate, ma questo è un vecchio vizio di chi ideologizza il Concilio Vaticano II. Invece Humanae Vitae è un documento chiarissimo che non ha bisogno di una rilettura, ma di una applicazione rigorosa e coraggiosa mentre dappertutto domina la cultura della morte e dello scarto”.
Perché “oggi è ancor più forte il bisogno di proclamare la difesa della vita e considerare l’embrione persona umana. La piccola Amanda ha un cuoricino che non ha mai smesso di battere. Non dimenticherò mai quanto ci ha detto la dottoressa Vergani: “Questa creatura che sta soffrendo nel ventre materno ci fa capire il valore della sofferenza umana”. Penso allora a quanti oggi vogliono negare la vita con l’aborto e l’eutanasia attraverso leggi inique”.
La sofferenza di Amanda si è spinta fino a versare una goccia di sangue dalla spalla durante le complesse terapie di amnio trasfusione. Quella goccia di sangue assume oggi un portato evangelico che ci rimanda al calvario, dove tutta la storia della nuova alleanza tra Dio e l’uomo ha avuto il suo inizio, quando dalle sue piaghe siamo stati guariti.