Di Noto: "A Bibbiano ha vinto l'ideologia del giustiziere"
«A Bibbiano ha prevalso la sindrome da giustiziere alimentata da un’ideologia che contempla l’erotizzazione dei minori». Da 30 anni in prima fila contro la pedofilia, Don Fortunato di Noto commenta la chiusura delle indagini dell'inchiesta Angeli & demoni sugli affidi in Val D'Enza: «Ai bambini in affido, il sesso veniva esplicitato, anche questo porta all'ipersessualizzazione. Il bravo operatore non è chi forza i ricordi, ma chi legge il dolore con umanità».
-ANGELI & DEMONI: IL NUOVO DOSSIER DELLA BUSSOLA
«A Bibbiano sembra rivelarsi un sistema dove ha prevalso una sindrome da giustiziere alimentata da un’ideologia che contempla l’erotizzazione dei minori». Sono le parole di don Fortunato di Noto, sacerdote che con l’Associazione Meter da ormai 30 anni è in prima fila nella prevenzione degli abusi sui bambini. «Pedofilia. Diciamo le cose come stanno».
Perché?
Perché nella parola “abuso” si nasconde di tutto e questo è un vizio di molti operatori del settore e anche nel mondo scientifico. Invece le cose vanno chiamate per nome: pedopornografia, incesto, trascuratezza, pedofilia etc… Insomma, anche dal chiamare le cose col loro nome si comprende un approccio preciso di un operatore e la sua serietà.
Che cosa c’entra con Bibbiano?
Dalla lettura delle carte mi sembra che il problema sia stata proprio la difficoltà di chiamare le cose col loro nome. Un bambino trascurato non è un bambino che subisce violenza sessuale, ad esempio. Bisogna contestualizzare di più.
Invece…
Se i capi di imputazione durante il processo dovessero essere confermati, ci troveremmo di fronte a una situazione drammaticissima per la vita delle famiglie e dei bambini.
Anche gli assistenti della Val d’Enza lavoravano per sanare le conseguenze delle violenze sui minori, ma vedevano abusi dappertutto. Può capitare a chi lavora nel vostro campo?
No. Non può capitare, non deve capitare perché non bisogna mai farsi prendere dalla sindrome del giustiziere.
La sindrome del giustiziere?
Sì. Bisogna contestualizzare e problematizzare tutto con razionalità. Invece, da quello che è emerso, i principali indagati venivano da esperienze di abuso sessuale o di traumi infantili irrisolti nella sfera della genitorialità. Evidentemente non sono riusciti a rielaborare la violenza, trasformandosi così in giustizieri.
Nelle carte della Procura di Reggio Emilia emerge quasi con insistenza l’aspetto di un utilizzo della sessualità dei bambini in maniera molto strumentale.
Dai casi che ho visto mi pare che non ci sia stato equilibrio nel trattare la sessualità, che è una cosa profondissima.
Mancanza di professionalità?
Non basta. Ci vuole umanità. Mi chiedo quanta umanità ci sia stata nel trattare ogni singolo caso… Come si può affidare una bambina a due donne che poi le dicono che la “allontanano” perché vogliono fare l’amore? Ancor oggi se due genitori fanno assistere un figlio ai loro rapporti coniugali, sono passibili di denuncia.
Però almeno il figlio vive in un contesto in cui i genitori si amano. Qui la bambina lamentava di vedere effusioni sessuali che la facevano sentire un “escremento”…
Per forza. In quella casa non c’era sessualità, ma genitalità finalizzata a un piacere solo delle due donne: la bambina vedeva un soddisfacimento personale e per questo si sentiva esclusa. Aggiungiamo il fatto che era stata appena strappata dalla sua famiglia e comprendiamo la sensazione di abbandono di quelli che chiamo bambini orfani di genitori vivi. Anche esplicitare il sesso con i bambini porta alla loro iper-sessualizzazione.
A che cosa porta questa sessualizzazione?
A un danno enorme. L’erotizzazione massiccia dei bambini si propaga anche nel trattare l’aspetto sessuale con disinvoltura che poi è promiscuità grave.
La bambina, in casa con le affidatarie, sognava “falli di gomma”.
Assistere a un contesto pornografico, di qualunque tipo, incide nello sviluppo cognitivo del bambino.
Eppure, formalmente si voleva fare del bene a questi bambini, si partiva dalla volontà di aiutarli…
Non basta aiutare. Per aiutare bisogna leggere il dolore dell’altro. Ma che dico leggere: bisogna entrarci. E’ da come ci entro che mostro la mia umanità. Se forzo i ricordi o li inquino – come è emerso dagli elementi probanti della Procura – non sto leggendo il dolore dell’altro, ma ne sto aggiungendo dell’altro ancora.
Perché questa incapacità di lettura?
Dobbiamo essere sinceri: c’è una componente ideologica che gioca una parte fondamentale nella capacità di leggere questi fenomeni. A Bibbiano c’è stata una lotta ideologica anche politica del disagio infantile, stiamo parlando di bambini manipolati e gestiti male e anche gestire male un’accoglienza è un abuso perché l’abuso non deve essere solo sessuale, ripeto, usiamo i termini corretti. Le ricadute possono essere devastanti: ci sono movimenti pedofili o che erotizzano i bambini, come i boy e girl lover che vogliono cancellare l’infanzia spingendo l’acceleratore sull’erotizzazione infantile.
E a Bibbiano queste ideologie sono entrate?
Intanto l’ideologia gay sembra essere penetrata. So di dire cose politicamente scorrette e minoritarie, ma se accettiamo l’idea che un bambino non debba necessariamente avere una madre e un padre permettendo anche a persone dello stesso sesso di esercitare una qualche forma di genitorialità, avremo sempre drammi del genere.
Che cosa sta diventando nel vostro mondo il Caso Bibbiano?
Sta facendo scuola. Se le accuse dovessero essere confermate, risulterebbe un sistema perverso, nemmeno un horror riuscirebbe ad avere questa fantasia. Sto seguendo un corso di laurea all’Università di Catania dove formiamo i futuri psicologi e operatori dell’infanzia. Anche lì è emersa la questione: gli studenti si informano, chiedono, vogliono sapere.
Che cosa dite?
Che psicologi e assistenti sociali non devono essere giudici: quando dobbiamo fare una perizia dobbiamo leggere i fatti senza entrare nel merito, lasciando le cose aperte, non facendo manipolazioni. Strappare una bambina alla sua famiglia è sempre un dramma.
Crede che lo si faccia con troppa facilità?
Sì, ma Bibbiano è solo un aspetto di questa violenza che si fa ai bambini. Mi è venuta a trovare una ragazza di 16 anni nata all’estero da fecondazione artificiale.
Che cosa c’entra con Meter?
E’ consapevole di avere avuto due mamme, ma adesso chiede qualcosa per cui nessuno può soddisfarla e che le procura un dramma.
Che cosa?
Ora vuole conoscere il padre. Non le sembra questa una violenza?