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SANTA MARIA IN SABATO

Devoti a Maria, radicati in Cristo

Maria è la “pedagogia” attraverso cui annunciare il Vangelo agli uomini di oggi. Lo spiegò ormai quasi vent'anni fa il cardinale Ratzinger in un libro-intervista. Riprendere le sue parole è un piccolo omaggio a un grande custode della nostra fede.

Mentre con gioia grande – e con certezza che, sotto la guida dello Spirito, ancora una volta si sia operato al meglio – abbiamo salutato il nuovo papa, ci sembra bello rivolgere un pensiero a colui che, ora ritirato in preghiera, per molti anni, prima come responsabile della Congregazione per la Dottrina della fede e poi come pastore universale, ha vegliato sulla correttezza del credere dell’intera Chiesa. E farlo nella prospettiva che qui più ci interessa, cioè in quella mariana.

Abbiamo la possibilità di cogliere una sintesi del suo pensiero in proposito, attingendo a quella lunga intervista che, ancora cardinale, Joseph Ratzinger concesse in Rapporto sulla fede (Ratzinger-Messori, Ed. San Paolo, 1985). Intervista dalla quale, tra l’altro, avevamo appreso un particolare assai interessante e cioè che il suo avvicinamento al mistero di Maria era stato in realtà progressivo. Quando era un giovane teologo prima del Concilio, aveva confessato di nutrire qualche riserva su certe antiche formule come quella famosa “di Maria non si dirà mai abbastanza”, oppure quella che vuole la Vergine “nemica di tutte le eresie”, perché gli sembravano un po’ esagerate. Invece con il tempo si era fatto ben chiaro in lui come fosse necessario tornare a Maria proprio per ritrovare pienamente la verità su Gesù Cristo, sulla Chiesa, sull’uomo. Tanto che Maria andava più che mai considerata come «la “pedagogia” per annunciare il vangelo agli uomini di oggi». Ma ecco riassunto da lui stesso in sei punti il suo pensiero:

1. «Riconoscere a Maria il posto che il dogma e la tradizione le assegnano significa stare saldamente radicati nella cristologia autentica. È del resto al servizio diretto della fede nel Cristo – non dunque innanzitutto per devozione alla madre – che la Chiesa ha proclamato i suoi dogmi mariani».

2. «La mariologia della Chiesa suppone il giusto rapporto, la necessaria integrazione tra Bibbia e Tradizione. I quattro dogmi mariani hanno la loro base indispensabile nella Scrittura. Ma qui vi è come un germe che cresce e dà frutto nella vita calda della Tradizione così come si esprime nella liturgia, nell’intuizione del popolo credente, nella riflessione della teologia guidata dal magistero».

3. «Nella sua persona stessa di fanciulla ebrea divenuta madre del Messia, Maria lega insieme in modo vitale e inestricabile antico e nuovo popolo di Dio, Israele e cristianesimo, Sinagoga e Chiesa. È come il punto di giunzione senza il quale la fede rischia di sbilanciarsi o sull’Antico Testamento o soltanto sul Nuovo. In lei possiamo invece vivere la sintesi della Scrittura intera».

4. «La corretta devozione mariana garantisce alla fede la convivenza dell’indispensabile “ragione” con le altrettanto indispensabili “ragioni del cuore”, come direbbe Pascal. La testa deve riflettere con lucidità ma il cuore deve essere riscaldato: la devozione a Maria assicura alla fede la sua dimensione umana completa».

5. «Per usare le espressioni stesse del Vaticano II, Maria è “figura”, “immagine”, “modello” della Chiesa. Allora guardando a lei, la Chiesa è messa al riparo dal modello maschilista che la vede come strumento di un programma d’azione socio-politico. In Maria, sua figura e modello, la Chiesa ritrova il suo volto di madre, non può degenerare in una involuzione che la trasformi in un partito, in una organizzazione, in un gruppo di pressione a servizio di interessi umani, anche se nobilissimi».

6. «Con il suo destino che è insieme di Vergine e di Madre, Maria continua a proiettare luce su ciò che il Creatore ha inteso per la donna di ogni tempo, il nostro compreso. Anzi, forse, soprattutto il nostro dove – come sappiamo – è minacciata l’essenza stessa della sua femminilità. La sua Verginità e la sua Maternità radicano il mistero della donna in un destino altissimo da cui non può essere scardinata».