Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

L’appunto

Democrazia, piccolo promemoria per la Settimana sociale

La democrazia non è un dogma, prima si è cattolici e poi si è democratici. E senza la verità come criterio-guida, la democrazia scivola verso il totalitarismo. Alla prossima Settimana sociale di Trieste sarebbe bene ricordare cosa insegna la Dottrina sociale della Chiesa.

Dottrina sociale 28_06_2024

Il magistero sociale ha espresso una chiara valutazione della democrazia che impedisce di assumerla come un dogma: prima si è cattolici e poi si è democratici. Alla prossima Settimana sociale di Trieste sarebbe bene ricordare questi insegnamenti. Eccone qui sotto alcuni.

I democratici «dicono che ogni potere viene dal popolo per cui coloro che esercitano questo potere non lo esercitano come proprio, ma come dato a loro dal popolo, e altresì con la condizione che dalla volontà dello stesso popolo, da cui il potere fu dato, possa venir revocato. Da costoro dissentono i cattolici, i quali il diritto di comandare lo derivano da Dio come nel suo naturale e necessario principio» (Leone XIII, Diuturnum illud).

Per la democrazia «la convivenza civile non viene da un principio esterno e superiore all’uomo, ma dal libro volere di ciascuno; che il potere pubblico emana, come da fonte primaria, dal popolo» (Leone XIII, Libertas). Altra posizione critica: «Come gli uomini considerati in astratto nella loro natura specifica sono tutti uguali tra loro, similmente lo sono in concreto nell’ordine pratico della vita: ciascuno è indipendente così da non dover sottostare in nessun modo all’autorità altrui, libero di pensare e fare come gli aggrada; nessuno ha diritto di comandare gli altri. In una società regolata su tali massime, la sovranità non è altro che la volontà del popolo» (Leone XIII, Immortale Dei).

«L’autorità pubblica non è dal popolo ma da Dio» (Leone XIII, Immortale Dei).

«Un’autentica democrazia è possibile solo in uno Stato di diritto e sulla base di una retta concezione della persona umana» (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 46).

«Oggi si tende ad affermare che l’agnosticismo e il relativismo scettico sono la filosofia e l’atteggiamento fondamentale rispondenti alle forme politiche democratiche, e che quanti sono convinti di conoscere la verità e aderiscono con fermezza ad essa non sono affidabili dal punto di vista democratico, perché non accettano che la verità sia determinata dalla maggioranza o sia variabile a seconda dei diversi equilibri politici. A questo proposito bisogna osservare che, se non esiste nessuna verità ultima la quale guida e orienta l’azione politica, allora le idee e le convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia» (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 46).

«Anche nei Paesi dove vigono forme di governo democratico non sempre questi diritti sono del tutto rispettati. Né ci si riferisce soltanto allo scandalo dell’aborto, ma anche a diversi aspetti di una crisi dei sistemi democratici, che talvolta sembra abbiano smarrito la capacità di decidere secondo il bene comune» (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 47).

Con l’approvazione democratica della legge sull’aborto «il diritto cessa di essere tale, perché non è più solidamente fondato sulla dignità della persona, ma viene assoggettato alla volontà del più forte. In questo modo la democrazia, ad onta delle sue regole, cammina sulla strada di un sostanziale totalitarismo» (Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 20).