Deir Ezzor liberata dai siriani. Ed è una buona notizia
L'esercito regolare siriano, con l'appoggio aereo russo, libera Deir Ezzor (nella Siria orientale) dal lunghissimo assedio dell'Isis. La battaglia sarà ancora lunga, ma intanto un primo contatto con gli assediati è stato stabilito. E' l'ultima grande sconfitta dell'Isis. Ma in Occidente pochi festeggiano: una vittoria russo-siriana è vista con imbarazzo, se non invisa.
Dopo settimane di duri scontri contro gli ultimi bastioni dell’Isis nella Siria Centrale le truppe di Damasco appoggiate dai jet e dalle forze speciali russe hanno raggiunto Deir Ezzor, città abitata da una nutrita comunità cristiana, assediata dall’Isis da oltre due anni e difesa da guarnigioni completamente circondate e rifornite dal cielo di viveri e munizioni.
Con una doppia manovra a tenaglia le forze siriane hanno prima circondato ad al-Sukhnat il grosso delle milizie del Califfato per poi muovere verso il bastione esterno occidentale della sacca in cui sono raccolte le forze di Damasco, i quasi 100 mila civili assediati.
Il contatto tra la guarnigione della base della Brigata 137 e le truppe che avanzavano da ovest è stato costituito martedì, anche se un violento contrattacco delle forze del Califfato ha cercato di reciderlo. Si tratta quindi un successo iniziale, ma che dovrebbe consolidarsi nelle prossime ore benchè nei quartieri occupati dall’IS si annidino alcune migliaia di combattenti (mischiati a oltre 100mila civili) che potrebbero resistere ancora a lungo dopo aver seminato la zona di ordigni e trappole esplosive, secondo la consueta tattica già adottata in altre città perdute dai miliziani jihadisti, inclusa Mosul.
Prima di ritirarsi i miliziani hanno quasi completamente distrutto le infrastrutture vitali di Deir Ezzor, ha riferito il ministero della Difesa russo in una nota. "Nei distretti cittadini liberati dalle truppe siriane, le infrastrutture vitali sembrano essere state quasi completamente distrutte dai miliziani: tutte le stazioni elettriche e le stazioni di pompaggio dell'acqua sono state fatte saltare in aria, gli ospedali, le scuole e le strutture sociali sono state distrutte. Il sistema idrico non funziona, tutte le imprese sono chiuse e prima di lasciare la città, i miliziani hanno minato abitazioni residenziali, edifici industriali e amministrativi, così come le piazze della città" riporta la Tass.
In difficoltà a Raqqa e a Deir Ezzor, sconfitto nelle città irachene di Mosul e Tal Afar, il Califfato sta perdendo anche il controllo dei pozzi di petrolio che finora avevano garantito regolari entrate finanziarie. Fondamentale il supporto aereo fornito dai raid di precisione russi, oltre 1400 missioni nelle ultime due settimane che hanno permesso di uccidere 1.200 miliziani dell’IS secondo il ministero della Difesa di Mosca.
Per Damasco rompere l'assedio e riprendere il pieno controllo di Deir Ezzor significa mettere in sicurezza il confine con l'Iraq e rientrare in possesso degli oleodotti e dei pozzi di gas e petrolio, mentre per il Califfato la sconfitta in quello che molti considerano l’ultimo rifugio di Abu Bakr al-Baghdadi (per i russi già morto, per gli americani ancora vivo) è un duro colpo che si aggiunge alle sconfitte di Mosul e di Tal Afar che lasciano il Califfato privo di città importanti. Come accadde quando siriani e russi liberarono la città archeologica di Palmira, anche il successo di Deir Ezzor non ha avuto molta visibilità sui media occidentali né ha visto le cancellerie Usa ed europee felicitarsi per la sconfitta strategica del Califfato, che pure dovrebbe essere anche nostro nemico.
Vladimir Putin, Bashar Assad e il governo iraniano hanno festeggiato la vittoria complimentandosi con soldati e comandanti che hanno preso parte all’offensiva, mentre l’Occidente tace, mal celando il disappunto per le vittorie di quel regime siriano che molti in Usa ed Europa avrebbero voluto veder cadere, sostituito con un regime islamista come quello propugnato dalla gran parte dei movimenti ribelli più forti e in molte fasi del conflitto rivali (Isis, al-Qaeda, Salafiti e Fratelli Musulmani) sostenuti dalle monarchie sunnite del Golfo.
Il tramonto di questo progetto, grazie all’intervento di Mosca che ha stabilizzato le forze di Assad per riportarle all’offensiva, è ben rappresentato dalla recente cessazione dei programmi di addestramento dei ribelli siriani cosiddetti “moderati” da parte della CIA e dei militari britannici. Uno stop che sancisce la vittoria di Mosca e Damasco ma che non evita qualche imbarazzo agli anglo-americani i cui pupilli “moderati” sono finiti per la gran parte a infoltire i ranghi delle milizie jihadiste.
A proposito di imbarazzi, la rapida avanzata delle forze di Damasco verso est ha costretto la Coalizione a guida statunitense a condurre strane operazioni di recupero nell’area di Deir Ezzor. L’Osservatorio siriano per i diritti umani (con sede a Londra e vicino ai ribelli “moderati”) e fonti citate dal quotidiano panarabo al-Hayat affermano che, dal 20 agosto, elicotteri della Coalizione hanno calato a terra forze speciali per trovare ed evacuare presunti miliziani dello Stato Islamico, molti dei quali sarebbero “foreign fighters” di nazionalità europea. Numerose missioni di questo tipo si sarebbero svolte nei distretti di Tibni, a nord di Dayr, e di Bulayl, a sud della città sull'Eufrate gettando non poche ombre sul reale ruolo della Coalizione in Siria. Operazioni ambigue perché potrebbero indicare il salvataggio di infiltrati e spie al servizio degli Stati Uniti ma anche il recupero di uomini del Califfato in stretti rapporti con Washington.
Non è un mistero che l’Isis sia nemico degli Usa quando combatte in Iraq, ma non lo è più così tanto in Siria dove affronta il regime di Assad oltre a russi e iraniani che lo affiancano: alleanza invisa a Washington e ai suoi alleati arabi ed europei che hanno sempre puntato sulla caduta di Bashar Assad. Non a caso durante l’attacco a Mosul nessun raid venne effettuato contro i miliziani dell’IS che fuggivano dalla città verso la Siria, per i quali venne lasciato addirittura un corridoio aperto, come più volte denunciato da Mosca e Damasco.