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L'ANALISI

Decessi e terapie intensive: i numeri ISS non tornano

I dati dell’ultimo Bollettino parlano chiaro: meno terapia intensiva, più decessi tra i vaccinati. Quelli con protezione completa, nell’ultimo trimestre registrato, superano da soli il numero di morti dell’analogo periodo del 2020 quando i vaccini non esistevano.

Attualità 05_11_2021

Due nuovi spunti di riflessione sulla popolazione vaccinata arrivano dall’ultimo bollettino della sorveglianza integrata COVID-19 dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che pur con tutti i suoi seri limiti di screening e catalogazione dati, resta comunque per ora l’unico data base di riferimento per i ricercatori.

Il primo contributo riguarda la frequentazione della terapia intensiva dei vaccinati. Gli ultimi aggiornamenti consentono di avere un lasso di tempo sufficientemente ampio per tentare una valutazione meno approssimativa. Il periodo è quello compreso tra luglio e la prima metà di ottobre, quando cioè anche il numero di vaccinati diventa significativo variando dal 35% al 82%.

Se si spulciano i tre ultimi Bollettini dell’ISS, la percentuale di vaccinati negli ingressi in terapia intensiva passa dal 25% (metà luglio-metà agosto) al 21,4% (fino a metà settembre) per chiudere al 30% (fino a metà ottobre). A questo punto uno si aspetta che la proporzione nei decessi tra i vaccinati si attesti sotto questi valori o nella peggiore delle ipotesi ne rispetti le proporzioni.

Invece la percentuale dei decessi dei vaccinati risulta essere molto più alta: 33,8 a luglio, 40,2 ad agosto e 49,5 a settembre. Il differenziale di proporzioni tra ingressi in terapia intensiva e decessi (a favore di questi ultimi) è notevole e si incrementa: un delta che varia da 8,8 a 19,5 passando per 18,8.

Confrontiamo questo trend con quello della popolazione non vaccinata: anche tra loro i numeri assoluti registrano un incremento dei decessi rispetto a quelli della terapia intensiva, ma le proporzioni sono ben altre. La forbice nell’ultimo mese è ovviamente la stessa dei vaccinati (19.5%), ma di segno opposto, cioè sbilanciata verso la terapia intensiva: 70% contro il 50,5% dei decessi.

Anche l’ultimo Report del Technical Briefing del Governo inglese va in questa direzione: i vaccinati in Terapia intensiva sono il 56% (272.812) a fronte del 71% (1262) dei deceduti. Qui il delta è 15. Insomma è come se solo una minima parte di chi muore tra i vaccinati transitasse in terapia intensiva: 142 su 501 in Italia tra settembre e ottobre, proporzione drogata in eccesso in quanto si dovrebbe dare il caso (improbabile) che tutti quelli finiti in rianimazione siano poi deceduti. Dobbiamo quindi supporre che quelle dei vaccinati siano morti più repentine, avvenute in casa? O riguardano solo casi disperati che rendevano inutile il ricorso alla terapia intensiva?

Servirebbero altri approfondimenti per rispondere a queste domande, ma senza autopsie e senza verifiche anticorpali sui vaccinati è quasi impossibile progredire nelle conoscenze.        

Si può lo stesso trarre qualche conclusione? Il minimo che si può dire è che se una delle finalità dei vaccini era svuotare le terapie intensive, questi numeri sono di conforto (anche nel loro aspetto più cinico). Se un altro obiettivo poi era quello di tutelare i più fragili, queste cifre non soccorrono certo tale scopo.       

Il secondo contributo che ci regala quest’ultimo Bollettino dell’ISS è l’ufficializzazione di un dato che era già nell’aria: esso afferisce al raffronto statistico tra l’estate del 2020 e quella di quest’anno. Prendiamo come periodo di riferimento lo stesso usato dai Bollettini per i decessi: 2 luglio-3 ottobre. Se era noto che i morti da COVID-19 in questi tre mesi si erano più che triplicati (+338%) rispetto al 2020 (3474 deceduti contro 1026), ora abbiamo anche il dato che – considerando pure i soli morti vaccinati – questi hanno superato per numero i decessi dello stesso periodo del 2020: 1253 contro 1026; cifra che resta superiore persino limitando il campione ai soli vaccinati con ciclo completo (1111). Si noti bene che tale cifra di vaccinati morti è per difetto, dato che in un paio di tabelle del Bollettino ISS da noi prese come riferimento c’è un buco di 4 giorni (2-5 agosto): in quei giorni si registrarono 95 morti e se ad agosto la percentuale dei morti vaccinati sul totale era del 39,2%  dovremmo dedurre che almeno una trentina di questi 95 potessero essere vaccinati. Insomma l’incremento dei morti vaccinati dell’ultimo trimestre registrato del ’21 rispetto ai decessi dell’analogo periodo del 2020 è intorno al +20%.

Sul notevole incremento dei morti da COVID-19 dell’estate 2021 rispetto alla precedente sono state fornite diverse ipotesi interpretative, nessuna delle quali, lockdown compreso, è apparsa dirimente. Questo ulteriore dato obbliga a mettere in campo argomentazioni più cogenti per spiegare la natura di tale fenomeno