Daniela, la fatica dell'attendere
Un appuntamento già prenotato per l'aborto, un colloquio personale e poi 20 giorni di silenzio fin quando una telefonata non rivela la conclusione: «E' suonata la sveglia, dovevo andare in ospedale, ma mi sono girata dall’altra parte e mi sono riaddormentata...».
Erano i primi giorni del mese di novembre. Dalla nostra segreteria mi fanno sapere che c’è stata una telefonata tipo S.O.S. «Ma ci ha lasciato il suo recapito?» chiedo con una certa ansia. «Si, si, - mi rassicurano – anzi, Daniela aspetta una tua telefonata».
Quella delle telefonate a persone già prenotate per l’interruzione della loro gravidanza, è come una doppia giravolta senza nessuna rete di protezione! Arrivi come una tegola sulla testa della persona che chissà cosa sta facendo in quel momento, ti devi presentare, la voce deve essere quella della calma-serenità, … Da sempre, però, molti bambini sono nati anche per una telefonata e, quindi, con un po’ di perplessità, chiamo Daniela, prenotata per l’interruzione il 20 novembre.
Quando mi sente e capisce chi sono, le sfugge un «Grazie!». E’ molto preoccupata e spaventata, dice di conoscermi e di volermi parlare di persona. «Venga a trovarmi, ma presto. Non mi pare che abbiamo molto tempo a disposizione. L’aspetto!»
Ci incontriamo un mercoledì mattina mentre le campane suonavano le 11: «S’accomodi, Daniela! Prende qualcosa?». Non vuole niente, solo poter dire la sua fatica. «Ho sempre fatto cose sbagliate – esordisce – anche il mio bambino Federico di cinque anni dal quale oggi non riesco a staccarmi, non lo volevo. Ha fatto irruzione nella mia vita rivoltandomela come un guanto. Le mie storie sentimentali? Tutte sbagliate e devastanti. Tanti uomini che mi hanno fatto sentire l’unica donna al mondo ma che si sono tirati indietro davanti alla gravidanza di Federico, prima, e ora a quella che sto vivendo. C’è un unico uomo che si prende cura di me colmandomi di attenzioni, facendosi carico dei miei bisogni. Non c’entra con i miei bambini, lui è buono e generoso, ma non è l’uomo della mia vita».
Non prende neppure fiato, Daniela, è come un torrente di montagna che scende a valle rotolando con gran forza, portando con sé tutto ciò che incontra sulla sua corsa. Io mi sento proprio un po’ catturata e accetto di rotolare, speriamo non rovinosamente, con lei. Ha una famiglia, Daniela, una famiglia costruita dopo la sua nascita, da una madre molto forte che le ha dato una figura paterna ma che non si è mai voluta mettere in discussione. Faticoso!
Poi parla di Federico: «E’ tutta la mia vita. Mi sembra di tradirlo facendo nascere il bambino che aspetto. Da quando so della gravidanza, lo tengo a dormire con me tenendolo stretto». Sommessamente le ricordo che anche Federico è stato un piccolo bimbo non cercato e non accettato e ora …
Daniela è una donna intelligente e capisce al volo. «Sono incoerente, lo so. Mi caccio sempre nei guai e mi ritrovo sempre da sola a sbrogliare la matassa che io stessa ho ingarbugliato». «Intanto siamo qua in due e se me lo permetterà, potremo fare un po’ di strada insieme. Mi chiedo, per esempio, se qualcuno le ha parlato del dolore delle donne che hanno abortito. Mi ha appena scritto Laura che ha, purtroppo, fatto questa esperienza, una lettera che ti prende allo stomaco, e mi ha chiesto di farla conoscere. Posso inviargliela, se vuole, potrebbe aiutarla a riflettere prima che sia troppo tardi».
Con questa proposta, la promessa di aiuti che faciliterebbero la sua vita e il proposito di risentirci, ci lasciamo. Mi sento come svuotata e mi piacerebbe risentirla presto. Invece, …. Invece silenzio, un silenzio che mi attanagliava lo stomaco appena rimanevo sola con i miei pensieri.
Mi sveglio e immediatamente realizzo che quel giorno è il 20 novembre. Dove sarà Daniela? Sono al Centro di Aiuto alla Vita, sto facendo un colloquio. Non rispondo quasi mai al cellulare durante i colloqui, ma quel giorno… «Sono Daniela – e, mentre mi sembra di camminare su un filo di lana – è suonata la sveglia, dovevo andare in ospedale, ma mi sono girata dall’altra parte e mi sono riaddormentata. Più tardi ho telefonato in ospedale per annullare l’appuntamento e mi hanno detto ‘Signora ha ancora tempo, può sempre cambiare idea’… Che tentazione!».
La felicità colorata di allegrezza si stempera. Inizia un’altra fase di attesa sospesa. I giorni, uno dopo l’altro, trascorrono senza notizie. Quella frase “È una tentazione” ritorna inesorabilmente. Poi, poco prima di Natale: «E’ una bambina!»
La gioia dilaga ignorando gli argini. Grazie Daniela!